(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 17 mar. - "Essere madre ed essere padre significa assumere su di sé il senso di un compito educativo complesso, pieno di variabili e sfaccettature da condividere insieme, e insieme ai figli nel rispetto delle singole individualità". A dirlo è Bruno Tagliacozzi, psicoterapeuta, analista junghiano e coordinatore della scuola di specializzazione in psicoterapia psicodinamica dell'età evolutiva dell'Istituto di ortofonolgoia (IdO), che chiarisce in una intervista all'agenzia Dire quali sono e come affrontare le principali problematiche che emergono nella relazione genitori-figli. Tagliacozzi lavora da 25 anni nella psicoterapia e nel counseling presso l'IdO.
COSA S'INTENDE PER 'COUNSELING PSICODINAMICO' AI GENITORI? "È una modalità di lavoro con i genitori basata sull'ascolto e l'empatia- spiega l'analista- che porta alla riflessione e alla condivisione dei temi fondamentali del rapporto genitori-figli, con l'apporto di uno psicoterapeuta specificamente formato su queste problematiche. È un approccio che evita l'atteggiamento direttivo e condizionante di altri approcci psicologici tesi più all'addestramento che alla consapevolezza".
'RIFLESSIONE', 'CONDIVISIONE', 'CONSAPEVOLEZZA' SONO QUESTE LE PAROLE CHIAVE? "Sicuramente. Possiamo aggiungere anche la parola 'storia'. Ogni coppia genitoriale, ogni genitore singolo porta nella stanza di terapia la sua storia personale, quella della sua famiglia di origine e quella della sua famiglia attuale con i figli. Il genitore è al centro di una complessa rete di relazioni, che attraversa diacronicamente e sincronicamente la sua vita. Questo patrimonio storico- sottolinea Tagliacozzi- deve essere fonte di riflessione per comprendere il ruolo e le problematiche che ciascun genitore si trova ad affrontare". ESISTE UN RUOLO GENITORIALE DEFINITO? "Più che definito, direi da definirsi. Sicuramente, però, deve esistere un ruolo. Si assiste oggi, in una sorte di corsi e ricorsi storici, al ritorno di un atteggiamento amicale del genitore nei confronti del figlio; ma se questo poteva essere una scelta di ribellione rispetto all'autoritarismo delle vecchie generazioni precedenti gli anni Sessanta del secolo scorso, oggi sembra caratterizzarsi più per un atteggiamento di debolezza, di insicurezza nei confronti del figlio. In realtà- prosegue lo psicoterapeuta- ci troviamo di fronte alla difficoltà di vivere un ruolo materno e un ruolo paterno che non possono essere costruiti a tavolino come ruoli universali, ma adattati alle singole strutture di personalità dei genitori e alla loro storia: questo significa lavorare in senso psicodinamico con la coppia genitoriale o il singolo genitore". PERCHÉ SPECIFICA SEMPRE COPPIA GENITORIALE O SINGOLO GENITORE? "Anche qui entra il concetto di storia. Collaboro con l'IdO oramai da circa 25 anni e ho visto passare centinaia e centinaia di volti di genitori davanti la mia scrivania e le situazioni sono cambiate in questo quarto di secolo. Ai primi anni Novanta si lavorava molto con le coppie e con le loro tensioni genitoriali e coniugali, ma prevalentemente all'interno di una convivenza. Poi, ci siamo trovati di fronte a una maggiore tendenza alla riconquista dei propri spazi individuali e al desiderio di ricostruirsi una nuova vita rispetto all'insoddisfazione della precedente. Oggi, con gli ultimi anni che hanno visto un generale aggravarsi della crisi economica mondiale, ci ritroviamo nuovamente in situazioni di convivenza forzata o di separazione in contesti di serie difficoltà economiche. Allora, diventa frequente lavorare anche con singoli genitori che non dialogano tra di loro, ma hanno la necessità di essere sostenuti nella gestione di quel patrimonio indivisibile che sono i figli. Questo significa ancor di più la necessità di un ruolo genitoriale autorevole, non autoritario o amicale- precisa Tagliacozzi- venendo meno quella possibilità di sostegno reciproco dei ruoli all'interno di una serena convivenza". È IMPORTANTE DISTINGUERE TRA COPPIA GENITORIALE E COPPIA CONIUGALE? "È importante, ma non facile. Nel counseling psicodinamico all'IdO, il lavoro si concentra sulla coppia genitoriale e sulle modificazioni che la nascita di un figlio hanno determinato sulla coppia coniugale. La nascita di un bambino determina una profonda trasformazione dei legami e delle relazioni, che si aprono a includere un terzo membro all'interno della diade. Un buon equilibrio personale e della coppia facilita naturalmente l'inclusione del nuovo arrivato, frutto di un progetto e di una aspirazione comune. Altre volte, si possono riaccendere problematiche passate o crearsi nuove conflittualità sulle quali è necessario intervenire".
IL COUNSELING PSICODINAMICO PUÒ AVERE UN RUOLO DI PREVENZIONE DEL DISAGIO GENITORIALE? "Sicuramente sì e, in alcuni casi, può essere richiesto proprio per avere delle indicazioni atte a elaborare un senso di malessere o difficoltà prima ancora che si manifestino disagi evidenti. All'IdO- racconta lo specialista- nella maggior parte dei casi, il counseling psicodinamico segue i genitori i cui figli sono in terapia presso di noi, proprio per aiutarli a elaborare il proprio vissuto genitoriale per evidenziare eventuali incoerenze educative. In alcuni casi, dopo la prima visita presso il nostro 'Servizio di Diagnosi e Valutazione', si può decidere di seguire solamente i genitori e non prendere in carico i bambini, rilevando che la problematicità è legata alla gestione del bambino, più che al bambino stesso". QUALI SONO LE PROBLEMATICHE CHE PIÙ FREQUENTEMENTE VENGONO PORTATE DAI GENITORI? "I disagi sono relativi all'età dei figli e ai primi impatti sociali a cui il bambino è sottoposto.
All'interno del ristretto nucleo familiare, se non siamo in presenza di evidenti patologie, può esserci una certa tendenza a sottovalutare e minimizzare i primi segni di un nascente disagio infantile, sicuramente non facile da accettare. È proprio il confronto con gli altri bambini, la scuola, le maestre d'infanzia che fanno sorgere i primi dubbi nei genitori. L'importanza di una diagnosi precoce, per esempio nei disturbi dello spettro autistico, è fondamentale per metter in atto un progetto psicoterapeutico. Il linguaggio - come ritardo nella comparsa, balbuzie, mutismo selettivo, ecc. - insieme ai disturbi del comportamento, d'ansia, dell'apprendimento, l'iperattività, sono i disagi più frequenti nel mondo dell'infanzia. Un certo ritorno di una vecchia dicitura psicopatologica l'abbiamo con la fobia scolare (oggi solitamente annoverata fra le fobie sociali) che può riguardare bambini e adolescenti. Il fenomeno del bullismo, invece, non può più essere considerato una 'esclusiva' dell'età post-puberale perché cominciamo ad avere casi frequenti alle scuole elementari e i primi episodi addirittura alla scuola materna. L'adolescenza, oltre il già citato bullismo- rimarca Tagliacozzi- vede la presenza dei disturbi dell'alimentazione e di un diffuso disagio emotivo e relazionale".
C'È UN CONSIGLIO CHE PUÒ ESSERE VALIDO PER TUTTI I GENITORI? "Facendo salva la premessa che ogni genitore porta la sua storia e in base a questa deve essere aiutato a raggiungere una sua dimensione di equilibrio, direi che l'aspetto che ritengo più significativo nel lavoro di counseling psicodinamico è la consapevolezza dell'assunzione del ruolo. Essere madre ed essere padre significa assumere su di sé il senso di un compito educativo complesso, pieno di variabili e sfaccettature da condividere insieme, e insieme ai figli nel rispetto delle singole individualità. I genitori- conclude lo psicoterapeuta- hanno un ruolo educativo biologico e culturale finalizzato a realizzare la crescita sana ed equilibrata dei futuri adulti della società".
(Wel/ Dire)