(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 10 mar. - Il cuore inizia a battermi forte, lo stomaco si chiude, il respiro diventa affannoso, compare il sudore freddo, le mani iniziano a tremare, mi manca l'equilibrioà Cosa sta succedendo? Si è innescata l'escalation di sensazioni che può portare alla forma più estrema di paura: il panico.
Cosa faccio adesso? Inizio a controllare di più il mio corpo nella speranza di tenere a bada queste sensazioni. Forse è stato solo un brutto momento. Ma più mi ascolto e più cerco di controllare le mie reazioni psicofisiche, più queste sfuggono al controllo e aumentano di intensità: si è innescato il circolo vizioso del "controllo che fa perdere il controllo". Inizierò allora ad evitare tutte quelle situazioni che reputo come pericolose o che credo mi possano rimettere nella stessa condizione appena vissuta. Ma ogni mio evitamento confermerà la pericolosità della condizione evitata e la mia incapacità ad affrontare quella situazione facendomi sprofondare in una paura ancora peggiore e riducendo la fiducia nelle mie risorse. Proverò a chiedere aiuto a qualcuno, così mi sentirò meglio. Ma ogni volta che qualcuno mi presterà soccorso o si sostituirà a me per fare ciò che temo mi solleverà solo momentaneamente dalla paura, confermando poi, invece, la mia incapacità ad affrontare quella situazione e gestire le mie reazioni.
Non funziona niente. La paura continua a crescere. Finirò per sentirmi completamente intrappolato dai miei stessi tentativi di risolvere il problema: più cerco di controllare e ridurre le mie sensazioni psicofisiche, più le alimento; più mi proteggo preventivamente evitando di affrontare ciò che ritengo pericoloso, meno sarò in grado di farlo domani; più chiedo ed ottengo aiuto, più troverò conferme delle mie incapacità. La paura continuerà così a crescere, fino a che la trappola che mi sono costruito e nella quale sono caduto non diventerà troppo profonda per poterne uscire da solo. In altre parole, ho involontariamente costruito la realtà che poi subisco.
È importante chiarire che fobici non si nasce ma si diventa. Lo si diviene proprio mediante questa graduale evoluzione di tentativi fallimentari reiterati di gestione della realtà. Tali "tentate soluzioni" che complicano il problema, piuttosto che risolverlo, vengono attuate e mantenute perché funzionano sul momento critico come riduttori della paura, oppure sono atti preventivi per evitare l'insorgere del panico, ma questo è solo l'effetto immediato poiché poi tale copione porterà solo al peggioramento della sintomatologia.
Come si può uscire da questa trappola? È possibile curare gli attacchi di panico in tempi brevi, con risultati stabili nel tempo. Non sarà necessario un lungo percorso alla ricerca del "perché" ma un attento e strategico intervento sul "come" funziona adesso il problema. Utilizzare semplici manovre, stratagemmi, ristrutturazioni e prescrizioni di pensiero e di azione consentirà di guidare il paziente ad interrompere le tentate soluzioni fallimentari sostituendole con modalità alternative funzionali, conducendolo rapidamente all'estinzione dei sintomi di panico e successivamente alla consapevolezza e fiducia nelle proprie risorse personali. Scoprirete così come possa essere un valido alleato in questo processo terapeutico proprio la paura (il simile cura il simile) che da trappola che limita diventerà risorsa che ci sospinge avanti. Parafrasando Ovidio potremmo dire che sarà proprio la paura a renderci audaci.
(Wel/ Dire)