Direttore Ambulatorio Gemelli: Per adolescenti parliamo di abuso
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 26 mag. - "La dipendenza non è di per sé sinonimo di malattia, riguarda piuttosto la capacità di legarci alle persone e alle cose. È patologica se compulsiva, ovvero una spinta inarrestabile e immediata al soddisfacimento di un bisogno: non riesce ad attendere la bulimica di fronte alla nutella, il giocatore di fronte al gioco e il cocainomane di fronte alla cocaina". Una spiegazione chiara quella che Federico Tonioni, responsabile dell'Ambulatorio dell'Area delle Dipendenze da Sostanze e delle Dipendenze Comportamentali del Policlinico Gemelli di Roma, fa alla DIRE.
Le dipendenze "possono essere comportamentali o da sostanze- chiarisce il ricercatore in Psichiatria e Psicologia alla Cattolica del Sacro Cuore- non differiscono significativamente tra loro, sono entrambe compulsive e vissute sotto uno stato di fortissima dissociazione dall'ambiente circostante. Se citofono a una bulimica mentre sta mangiando la nutella- afferma ad esempio il medico- molto probabilmente non sentirà il campanello. Lo stesso accade a un giocatore davanti alla slot machine, apparirà ipnotizzato. Si tratta di stati di forte eccitazione in cui avviene un incremento della dopamina nello spazio intraneuronale. La dopamina- precisa Tonioni- è il neurotrasmettitore che mette in collegamento i neuroni, e la sua presenza nel cervello aumenta in situazioni di eccitazione o contentezza. L'incremento di questo neurotrasmettitore ha effetti incredibili, causa un cambiamento nei contenuti e nella forma del pensiero, proprio come alcuni farmaci".
TOSSICODIPENDENZA, SCELTA OBBLIGATA - "Nessun tossicodipendente incomincia la sua carriere di tossicodipendente per stare peggio- chiosa lo psichiatra- la sostanza o il comportamento patologico si prendono cura da qualche parte e in maniera disfunzionale del soggetto. La dipendenza nasconde sempre un'angoscia più profonda, e rappresenta un tentativo disfunzionale di ridurre il dolore. Per questo motivo dico che nessun tossicodipendente sceglie di fare il tossicodipendente, anzi la tossicodipendenza diventa una scelta obbligata: non un vizio ma una malattia".
GIOVANI E ADULTI TRA ABUSO E DIPENDENZA - C'è una differenza tra la dipendenze degli adulti e quella dei giovani, non perché cambino le sostanze ma perché cambia il ruolo che questi comportamenti hanno nell'adulto e nel giovane. "L'adolescenza è come la creta fusa che cerca una forma. È in costante divenire e permette di non essere incorniciata in una diagnosi. In questa fase della vita- prosegue lo studioso- preferisco parlare di abuso".
Lo scopo dell'abuso differisce da quello della dipendenza patologica: "Chi abusava in passato cercava il piacere, oggi desidera la perdita del controllo". Cosa significa? "Se affianchiamo un adolescente in una giornata di poliabuso- risponde il responsabile dell'Ambulatorio dell'Area delle dipendenze del Gemelli- vedremo che assumerà una sequenza di sostanze che variano nella giornata. Passerà dall'hashish all'alcol, dalle sostanze smorzanti (come gli psicofarmaci) alla ketamina, oppio, fino ad arrivare all'eroina che, oltre a far dormire, funziona anche da antispicotico, agendo sul dolore mentale e sul senso di sentirsi perseguitati (conseguenza della cocaina). Tutte le sostanze psicoattive- ricorda il medico- sviluppano pensieri diversi soprattutto il giorno dopo averle assunte".
AL CENTRO DI TUTTO C'È LA QUESTIONE EMOTIVA - "C'è una difficoltà nel rispecchiamento emotivo. Gli adolescenti si interfacciano più con gli schermi che con gli sguardi di genitori, nonni o amici. Incapaci di guardare negli occhi, cercano di programmare le loro emozioni attraverso un poliabuso degli abusi patologici o un ritiro sociale mediato da relazioni on line. Però- rimarca Tonioni- le emozioni non si possono programmare, passano per il corpo e sono incontrollabili".
NESSUNA DROGA FA IMPAZZIRE. "Un conto è il sintomo psicotico, un conto la malattia psichiatrica. Nessuna droga ha il potere di far impazzire una persona- sottolinea Tonioni- che non abbia già presente una malattia psichiatrica".
OBIETTIVO DELLA DIPENDENZA PATOLOGICA - "La dipendenza patologica riguarda invece gli adulti- continua il medico- lo scopo è allontanare dalla mente un problema più profondo".
I PERICOLI DELLA DISINTOSSICAZIONE - "Nei percorsi di disintossicazione e riabilitazione antabuse e antaxone, i farmaci antagonisti di alcol e oppiacei, devono essere usati con molta attenzione. I farmaci antagonisti- ripete- bloccano l'effetto della sostanza e in questo senso possono favorire l'emersione improvvisa degli stati patologici sottostanti. Può capitare allora che disintossicazioni che accadono in maniera poco pensata si traducano nell'emersione di gravi stati depressivi o psicotici, che erano precedenti all'uso e non conseguenza dell'uso stesso".
Tonioni evidenzia: "Chi si occupa di dipendenza sa che la questione vera è gestire il post disintossicazione. Nessun medico potrà dare a un tossicodipendente quello che le sue sostanze gli potranno dare. Bisogna aiutare il paziente a gestire il dolore, sperando che tra una ricaduta e l'altra riesca a condividere con il terapeuta la sua sofferenza. Bisogna arrivare fin dove il ragazzo riesce ad arrivare, e i tempi devono essere quelli del paziente".
DELIRANTI GLI SCREENING GENETICI - "Io mi occupo di adolescenti, e posso dire di assistere a tesi deliranti. C'è chi pensa che centri la genetica- fa sapere lo psichiatra- puntando a fare screening ai bambini per capire se hanno delle predisposizioni, ad esempio, al gioco d'azzardo".
INTERNET STRUMENTO RISCHIOSO, ALCOL SOSTANZA PIÙ PERICOLOSA - "L'uso di internet è rischioso perché può creare le catene di Sant'Antonio- nota il ricercatore- accade per il cutting, la nek nomination con l'alcol o le prove di coraggio. Non centra la dipendenza, ma i comportamenti a rischio". La sostanza più pericolosa? "Rimane l'alcol- conclude- è legale, reperibile e sempre disponibile".
(Wel/ Dire)