(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 12 mag. - È l'unica cosa certa della vita: la consapevolezza che, prima o poi, tutti dobbiamo morire. Qualcuno non ci pensa mai, qualcuno è ossessionato dalla funesta certezza, qualcun altro si attrezza e decide di sperimentare l'esperienza in modo che, quando sarà giunto il momento, avrà la certezza di arrivarci preparato.
Sembra una boutade ma in realtà non lo è. Almeno per i cittadini cinesi. Nel grande Paese delle 'lanterne rosse' è, infatti, possibile sperimentare in 4D la propria esperienza di morte e se questo non dovesse bastare anche di cremazione.
L'idea è di Huange Weiping e Ding Rui di Shangai già fondatori del servizio per malati oncologici 'Hand in Hand'. Samadhi, questo il nome del progetto, a metà tra un gioco e un'esperienza catartica, permette di sperimentare la propria morte e la propria cremazione con non pochi effetti speciali e, per fortuna, innocui. Samadhi ha raccolto, in appena tre mesi di campagna di crowfunding, ben 65mila dollari e, dallo scorso anno, trova spazio nel parco divertimenti di Shenzhen, il 'Window of the World'.
Per appena - si fa per dire - 40 dollari i partecipanti possono partecipare ad un gioco con delle prove non proprio facili dove la penalità massima, in caso di fallimento, è la morte (simulata ovviamente). Anche chi giunge al termine del percorso alla fine, comunque, muore. Una volta 'morto' il concorrente è adagiato in una bara e poi portato in un forno crematorio. Qui la bara viene riscaldata fino a 40 gradi e un getto di aria calda investe il 'malcapitato'. Una volta 'cremato', il concorrente, per uscire dal gioco, dovrà strisciare in un lungo tubo illuminato dove si ascolta solo il battito di un cuore. È la rinascita e la simulazione del parto. Servirà l'esperienza ad apprezzare di più la vita? Difficile a dirsi ma i creatori, i finanziatori e i giocatori ci credono e forse hanno anche ragione.
(Wel/ Dire)