Le neuroscienze, il cervello produce la natura umana
Pacitto: Ci fanno capire il come dei comportamenti, non il perché
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 12 mag. - Il cervello produce la natura umana. "Nasciamo con alcune predisposizioni che ci rendono umani e adattati all'ambiente, siamo fondamentalmente le esperienze immagazzinate nel nostro cervello". Lo dice Alberto Oliverio, psicobiologo e professore emerito de La Sapienza Università di Roma, nonché direttore dell'Istituto di Psicobiologia e Psicofarmacologia, in occasione di un convegno svolto a Cassino su 'Neuroetica e filosofia delle neuroscienze', organizzato dal Centro di psicologia Umanistico-Transpersonale e Analisi Fenomenologico-Esistenziale, diretto da Maria Felice Pacitto, psicoterapeuta e membro della Società di neuroetica e filosofia delle neuroscienze (Sine) che ha collaborato all'iniziativa sponsorizzata dalla San Paolo Invest- Banca Fideuram.
"Per questo motivo le nostre menti sono molto diverse l'una dall'altra- spiega il professore- anche quelle di due fratelli monozigoti: molto diverse per numero di neuroni, per le fibre che uniscono le cellule nervose, per lo sviluppo". Eppure, le neuroscienze non sono sufficienti a spiegare l'uomo: "Esse hanno bisogno di essere integrate con la psicologia, la filosofia e la sociologia", conclude Oliverio.
SCIENZE SOCIALI E NEUROSCIENZE - L'idea di studiare i processi cerebrali che sono al di sotto del comportamento economico, può fornire una base più corposa alle scienze sociali. "La relazione tra scienze sociali e neuroscienze- ha proseguito Francesco Guala, professore della Statale di Milano- è molto complessa. A livello sperimentale si è visto come nelle contrattazioni economiche si attivino circuiti neuronali che hanno a che fare con il disgusto (insula), le funzioni calcolative (corteccia prefrontale dorso laterale), le funzioni che dirimono i conflitti (cingolo anteriore). L'insula si attiva quando le attese vengono deluse. Si è anche visto che alcune persone sono più prefrontali (razionali), altre più limbiche (emotive). Inoltre, le attivazioni neurali sono soggette a diversi fattori psicofisici (fame, stanchezza, stress ormonale). Interessante è aver visto che i dati neurali e ambientali possono aiutare a prevedere l'esito delle contrattazioni. Si é anche visto che persone appartenenti a culture diverse, sottoposte alle medesime condizioni sperimentali danno luogo a comportamenti diversi".
Guala ricorda "un esperimento molto interessante: due persone devono scegliere tra due opzioni, se optano per la stessa hanno una ricompensa, diversamente no. Cosa succede a livello neuronale? Il sistema dopaminergico (lo striato ventrale) codifica l'attesa di un compenso. Ci sono attivazioni significative dopo una ricompensa- chiarisce il docente- ma la cosa interessante è che, mano a mano che la ricompensa viene associata a uno stimolo, il cervello anticipa l'attivazione. Se invece c'è una frustrazione, il cervello si attiva di meno".
Evidente il significato che queste riflessioni possano avere per il sistema educativo: "Le emozioni hanno un forte ruolo nel comportamento umano. Esse- spiega Guala- funzionano in sintonia con le norme sociali. Ci avvertono che noi ci stiamo avventurando in comportamenti che sono riprovevoli socialmente".
SENSO DI COLPA E VERGOGNA - Sono due le emozioni che orientano il comportamento morale e il senso di responsabilità: "Il senso di colpa e la vergogna. Emozioni che condannano noi stessi. La colpa è più efficace della vergogna a orientarci responsabilmente", fa sapere Elisabetta Sirgiovanni, ricercatore in Neuroetica presso il CNR.
Cosa succede a livello neuronale quando ci sentiamo in colpa o proviamo vergogna? "Si attivano l'insula, l'amigdala e ci sarebbe il coinvolgimento del frontale nella vergogna. La colpa morale sarebbe un sistema di regolazione emotiva".
Come si costruisce una persona morale? "Per Aristotele buona abitudine è quella che diventa un habitus cioè diremmo, oggi, quella che modifica il carattere. Certo- aggiunge la studiosa- è difficile cambiare le nostre abitudini: la cosa più complicata è riuscire ad innescare il ciclo positivo, riuscire per la prima volta a sviluppare una nuova abitudine è già un rinforzo positivo".
IL LIBERO ARBITRIO - Il tema "più intrigante rimane quello del libero arbitrio che- precisa Mario De Caro, professore di Filosofia morale dell'Università Roma Tre- è una questione non solo filosofica ma ha ricadute anche sulla vita quotidiana e su altri contesti disciplinari". Comunque allo stato attuale delle conoscenze intorno ai meccanismi della coscienza, il libero arbitrio "rimane una questione indecidibile, che ha rimesso in circolo una serie di domande all'interno del diritto".
Al convegno promosso dalla Sine sono state poste due riflessioni: "Siamo giustificati nel ritenere qualcuno moralmente e legalmente responsabile dei propri atti? Dove va fissato il confine della maggiore età, considerando che alcune aree cerebrali non sono ancora mature negli adolescenti?". Le scienze cognitive, risponde Andrea Lavazza del Centro universitario internazionale-Arezzo, "ci restituiscono una visione del soggetto in contraddizione con la psicologia del senso comune, secondo la quale la persona è autocosciente, libera e razionale, capace di autodeterminarsi". La persona descritta dalle scienze cognitive è quindi "una prevalenza di processi automatici inconsci, scarsamente autonoma, il cui cervello è costituito da una serie di processi in parallelo, privo di una sorta di homunculus cerebrale che governa le decisioni e il comportamento. Il che porta a rivedere i concetti di colpa e di pena basati su una concezione tradizionale del soggetto. Comunque- conclude Pacitto- le neuroscienze ci fanno capire il come dei comportamenti sociali e morali ma non il perché".
(Wel/ Dire)
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