Gestione fondi antiviolenza donne, Actionaid: Virtuose Sardegna e Lazio
Con Emilia e Marche. Tra maglie nere: Sicilia, Friuli, Molise...
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 5 mag. - 'Nessuna regione italiana può dirsi totalmente trasparente nella gestione dei fondi antiviolenza', anche se 'più virtuose appaiono Emilia-Romagna, Sardegna, Lazio e Marche, mentree la maglia nera va a Sicilia, Calabria, Molise, Friuli Venezia Giulia e Province autonome di Trento e Bolzano'. È la graduatoria che ActionAid ha stilato nell'ambito del progetto #donnechecontano.
ACTIONAID ESAMINA 21 DELIBERE REGIONALI - 'Ad oggi abbiamo indagato sull'utilizzo dei fondi partendo dal reperimento online e l'analisi delle delibere di tutte le Regioni, che spiegano con diverso grado di dettaglio le azioni finanziate con i fondi ricevuti- dice Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid- abbiamo trovato online le delibere di 12 amministrazioni su 21, considerando 19 regioni e due province autonome'.
Le richieste ufficiali via e-mail e twitter alle altre 9 regioni hanno ricevuto 5 risposte, 'ma soltanto 3 hanno inviato le delibere richieste-prosegue De Ponte- abbiamo provato a comporre il mosaico delle decisioni regionali, variegate e spesso non comparabili tra loro, basandoci allo stato attuale solo sulle informazioni contenute nelle 15 delibere individuate. Un punto e virgola più che un punto, insomma, che non ci scoraggia', anzi, 'ci stimola a proseguire la nostra battaglia per la trasparenza, restiamo in attesa delle altre informazioni'.
Ecco l'indagine di actionaid nel dettaglio.
MODALITA' DI SPESA. Dall'analisi delle delibere finora reperite, 'cui dovrà seguire il monitoraggio di altri atti, come ad esempio i risultati dei bandi, ciò che si rileva innanzitutto- precisa ActionAid- è la diversità sia nella definizione delle modalità di spesa, sia del livello di dettaglio delle azioni che le regioni hanno scelto di intraprendere'.
PUGLIA E CAMPANIA - Il caso della Puglia e della Campania: 'Le delibere si limitano a creare capitoli di entrata e di spesa e rinviano le decisioni sull'utilizzo delle risorse a provvedimenti successivi'.
SOLO LOMBARDIA RIPARTISCE RISORSE PER AREE D'INTERVENTO - 'Per le regioni che hanno fornito più informazioni, si registrano scelte differenti nell'organizzazione della spesa. La maggior parte, infatti, ha ripartito le risorse tra aree territoriali (Province o Comuni). Solo la Lombardia ha presentato la ripartizione delle risorse per area d'intervento e non su base territoriale'.
VARIA IL LIVELLO DI DETTAGLIO SU USO FONDI - 'Varia inoltre il livello di dettaglio sull'uso dei fondi per la programmazione regionale. In alcuni casi si esplicita l'azione o il servizio che s'intende avviare (ad esempio nel caso dell'Umbria e della Valle d'Aosta). In altri casi- chiarisce l'organizzazione- non si forniscono informazioni a riguardo, come la Liguria, che rimanda la decisione alle Conferenze dei Sindaci, e le Marche'.
NUMERO STRUTTURE NELLE DELIBERE NON SEMPRE COINCIDE CON SCHEMA APPROVATO DA CONFERENZA STATO-REGIONI - In alcune Regioni, 'il numero di strutture antiviolenza incluso nella delibera risulta diverso da quello contenuto nello schema di riparto approvato dalla Conferenza Stato-Regioni: altro elemento che complica il monitoraggio- spiega ActionAid- e rappresenta un esempio concreto di come sia necessaria la messa a disposizione di informazioni accurate da parte di governo e regioni sul numero e sulla tipologia di strutture presenti sul territorio che beneficiano dei fondi'. L'organizzazione rivolge allora un invitoprima di tutto al dipartimento Pari Opportunità che 'non ancora ha previsto la pubblicazione trasparente delle informazioni ricevute'.
SOLO SARDEGNA INCLUDE IN DELIBERE STRUTTURE CHE BENEFICIANO DI FONDI - Le Regioni 'non hanno incluso nelle delibere i nomi delle strutture antiviolenza presenti sul territorio che beneficiano dei fondi: unica eccezione la Sardegna (370.789,89Ç il totale del finanziamento ricevuto dal Governo per interventi e strutture esistenti), che include l'elenco delle strutture per ciascuna Provincia. In molti casi- fa sapere l'organizzazione internazionale- si sono specificati criteri minimi delle strutture per poter accedere a bandi, includendo ad esempio un numero minimo di anni di esperienza nel campo della lotta alla violenza sulle donne e il tema della violenza di genere nello statuto delle organizzazioni. In molti casi, l'esperienza minima richiesta è di 3 anni e non 5 come definito dai criteri minimi dei centri dalla Conferenza Unificata, definiti post-adozione di alcune regioni delle delibere'.
LA LOMBARDIA PREOCCUPA ACTIONAID - La Lombardia '(1.444.616,98) non solo non fornisce dettagli sulle strutture, ma cita i consultori pubblici e privati come strutture da coinvolgere nell'implementazione delle azioni programmatiche.
Elemento preoccupante- afferma ActionAids- poiché si rischia di prediligere strutture non direttamente competenti sul tema della prevenzione e del contrasto alla violenza a scapito dei centri presenti sul territorio'.
MOLTE REGIONI NON SEGUONO SCHEMA DELLA CONFERENZA STATO-REGIONI - 'Molte regioni hanno scelto di riorganizzare l'allocazione delle risorse e di non seguire lo schema di riparto del documento approvato dalla Conferenza Stato-Regioni- rimarca l'indagine- che includeva l'ammontare di risorse che ogni amministrazione avrebbe destinato ai centri antiviolenza e alle case rifugio esistenti, alla programmazione regionale e alla creazione di nuovi Centri'.
L'indagine di ActionAid sottolinea inoltre che 'più regioni hanno privilegiato stanziamenti a favore dei centri e delle case rifugio, forse a seguito delle numerose proteste da parte dei centri dell'esiguità delle risorse a loro destinate, pari a circa 5.800 euro per centro antiviolenza e circa 6.700 euro per casa rifugio, giusto necessario a coprire qualche spesa viva, ma di certo non a garantirne la sopravvivenza'.
LA TOSCANA - 'La Toscana (762.834,07) ha raddoppiato le risorse calcolate dal governo per le strutture esistenti'.
LE MARCHE - 'Le Marche (276.398,81) ha messo a disposizione delle strutture del territorio anche la metà della quota riservata alla programmazione regionale'.
LA SARDEGNA - 'la Sardegna (370.789,89) ha erogato l'intero finanziamento a favore dei Centri e delle case rifugio'.
IL LAZIO - 'Il Lazio (853.048,22) ha stanziato 30.000 euro per ciascun centro antiviolenza e calcolato le risorse per le case rifugio sulla base dei posti-letto'.
ALTRE REGIONI - Altre regioni, 'come l'Abruzzo (257.907,19Ç) e il Veneto (747.532,20), pur mantenendo il riparto originario, hanno scelto di mettere a bando i fondi della programmazione regionale riservandoli a centri e case rifugio. Infine- continua l'indagine- alcune regioni hanno specificato anche le risorse aggiuntive stanziate per gli interventi di prevenzione e contrasto alla violenza provenienti da varie fonti. Si tratta per lo più di fondi regionali e- chiarisce l'organizzazione internazionale- in casi meno numerosi, di altri fondi statali e comunitari'.
ActionAid ha deciso di impostare questo dettagliato lavoro di monitoraggio sull'uso dei fondi pubblici stanziati dal governo centrale per implementare la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne, entrata in vigore dal 1 agosto 2014.
LEGGE STABILITÀ PREVEDE 9 MLN EURO PER TRIENNIO 2015-1017 - 'La Legge n° 119/2013, nota ai più come decreto 'femminicidio', ha sancito lo stanziamento di 16,5 milioni di euro per il biennio 2013-2014 per interventi contro la violenza di genere a favore di regioni e province autonome, che hanno il dovere e il compito di utilizzarli per misure di contrasto e prevenzione al fenomeno. La legge di stabilità approvata a dicembre 2014 prevede ulteriori 9 milioni di euro l'anno per il triennio 2015-2017. Fine gennaio e fine marzo- precisa ActionAid- erano le scadenze fissate dal governo per l'invio, da parte delle regioni e delle province autonome, di un elenco aggiornato delle strutture antiviolenza presenti sul territorio e delle attività implementate con i fondi. Un patrimonio di conoscenza che andrebbe reso pubblico per dar conto di come i fondi sono stati utilizzati. Si tratta infatti di informazioni fondamentali per il prossimo riparto dei fondi stanziati dalla Legge di stabilità per il 2015'.
Marco De Ponte conclude: 'Se questo è un quadro parziale - non solo perché mancano le informazioni su alcune amministrazioni, ma anche per la frammentazione delle informazioni stesse e i tempi di rilascio e di reperimento - si rileva che, benché ci siano amministrazioni che hanno fatto sforzi maggiori di dettaglio e trasparenza, tutte le regioni possono fare qualcosa in più per rendere più chiara l'azione complessiva sull'uso dei fondi della Legge 119/2013. Ci rivolgiamo soprattutto a Regioni che a breve andranno alle urne e che in base al nostro indice di trasparenza non registrano comportamenti virtuosi, come la Campania, la Liguria, l'Umbria e la Puglia, alle quali chiediamo per l'occasione un maggiore impegno in termini di trasparenza e rendicontabilità delle azioni intraprese. Anche il governo, in particolare il dipartimento Pari Opportunità, dovrebbe provvedere a sua volta a pubblicare le informazioni ricevute dalla Regioni online, possibilmente in formato aperto, proponendosi come primo vero esempio di trasparenza'.
L'Organizzazione conclude quindi con alcune raccomandazioni: - 'che delibere, bandi e altri eventuali atti ufficiali relativi all'uso dei fondi siano facilmente reperibili online; - la pubblicazione di nomi e tipologia dei soggetti beneficiari dei fondi e le risorse impegnate in ciascun intervento; - che siano chiare le informazioni relative al numero delle strutture antiviolenza e la loro localizzazione sul territorio; - che siano esplicitati l'ammontare e la fonte delle risorse addizionali previste a completamento dei fondi nazionali; - la pubblicazione di tutte le informazioni in formato opendata sul portale o nella sezione del sito destinata alla trasparenza amministrativa'.
(Wel/ Dire)
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