Alda Marini: Per crescere deve capire quello che ha dentro
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 5 mag. - Hanno paura di farsi largo nel mondo ma si sentono stretti nei panni di un bambino. È l'immagine dell'adolescente con bassa autostima, che resta bloccato in una fase preadolescenziale della vita. A dipingerla è Alda Marini, psicoterapeuta, psicanalista junghiana del Cipa (Centro italiano di psicologia analitica) di Milano che afferma: "Mi ricordano il film degli anni '60 'Incompreso- Vita col figlio', che sottolinea la tragicità del non riuscire ad essere capiti".
- Come si rafforza l'autostima negli adolescenti? "Attraverso il riconoscimento. Il ragazzo deve capire che quello che ha dentro ha un valore, ma per farlo deve prima vederlo, prenderne coscienza. Questi ragazzi percepiscono soprattutto tremore e insicurezza. Per rendere i loro punti di debolezza punti di forza- prosegue l'esperta in psicosomatica- metto i miei pazienti davanti a uno specchio che non sia deformante e li riporto ai loro vissuti. Solo così potrò consentirgli di sperimentare se stessi e valorizzare le capacità e le caratteristiche di cui sono portatori".
Marini porta ad esempio la sua esperienza clinica: "Veniva da me una 19enne che si percepiva come una bimbetta. Era completamente disorientata per la scelta universitaria, come se fosse impossibile per lei una decisione di quella portata, non si sentiva in grado. In realtà aveva un grande amore per le scienze, ma si autocensurava come se ci fosse un veto a leggersi dentro. Crescere vuole anche dire autorizzarsi a riconoscere parti specifiche di sé, che esistono e aspettano solo di essere rivelate e agite".
- Perché ci autocensuriamo? "Lo facciamo quando gli aspetti adattivi prevalgono su quelli individuativi e si finisce per rivestire un ruolo", chiarisce la psicoterapeuta junghiana. - Chi è l'adolescente? "Adolescens è il participio presente di adolescere, crescere, il cui participio passato è adultus, cresciuto. Quindi l'adolescente è colui che cresce per conquistare un'identità. Non gli si può chiedere una maturità che questa fase, che è essenzialmente un processo, non può ancora esprimere. Solo dopo l'adolescenza si potrà parlare di definizione d'identità. E ciò riguarda anche la patologia che si definisce dopo questa fase della vita, che è la più trasformativa. Qui la non fissità è un dato costituzionale. In questo processo di crescita- continua Marini- possono esserci degli intoppi determinati dai più svariati fattori. Ho seguito, ad esempio, una ragazzina con una sindrome psicosomatica che le portava parestesie a mani e gambe, fino a produrre veri e propri dolori articolari che hanno comportato preoccupanti indagini diagnostiche. Dopo un certo periodo di lavoro terapeutico è emersa una lettura suggestiva: era come se le azioni non compiute avessero ingolfato gli arti con un effetto ad imbuto, producendo i sintomi! Compreso questo, appena questa giovane ha iniziato ad agire e ad osare, facendo uscire le azioni dalle sue mani e dalle sue gambe, i dolori sono passati".
- Quali sono le cause che portano gli adolescenti a sviluppare un basso livello di autostima? "Per la donna, quelle più profonde e meno sociali, possono essere legate al vissuto con la propria madre. Quanto la mamma ha permesso l'identificazione, oppure quanto ha tenuto la figlia in una posizione di sudditanza non accettando l'irrinunciabile competizione? Molte adolescenti si mettono al servizio della madre come donna-cenerentola. Per il maschio- fa sapere la terapeuta- guardiamo alla relazione con il padre e a quanto questi ha permesso loro di essere raggiunto. La deriva è quella dell'insicurezza quando non riescono ad aderire all'immagine forte dell'uomo che non deve chiedere mai veicolata dai mass media".
Marini ha diversi pazienti dai 18 ai 22 anni che però presentano i caratteri adolescenziali o addirittura preadolescenziali. "Dovrebbero essere nella fase della giovinezza, in cui ci si sperimenta nel mondo iniziando ad assumersi responsabilità. In realtà sono ancora portatori di tipiche caratteristiche adolescenziali: irrequietezza e inquietudine. Il problema principale è il non avere accesso alla possibilità di dire la propria nel mondo, finendo per restare legati a una dimensione pre-adolescenziale, pur con genitori non dominanti. E quando invece l'azione si libera in un quadro di immaturità- conclude- si traduce socialmente in un aumento della tossicodipendenza, e la provocazione distruttiva viene scambiata con l'autoaffermazione quando in realtà ne è la tragica caricatura".
(Wel/ Dire)