(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 21 lug. - Nell'impegno al contrasto a tutte le forme di violenza e discriminazione, abbiamo voluto intervistare ragazzi e ragazze che, con le loro risposte, ci hanno regalato una nuova consapevolezza e rinforzato la nostra scelta di lavorare con la Mediazione di genere. Ecco una sintesi delle domande.
Domanda 1: La violenza fisica è una caratteristica di genere? il 73.70% risponde che la violenza è una caratteristica della persona e non del genere; il 18,8% che i maschi sono più violenti delle femmine. Questo ci indica che accogliendo i maschi, senza una specificità negativa legata al genere, possiamo averli alleati nel contrastare comportamenti negativi.
Domanda 2: Quando si usa la parola bullismo che si intende? L'81,4% risponde: la sopraffazione dei più deboli con violenze fisiche e psicologiche. I ragazzi/e non hanno avuto dubbi, sono consapevoli che il bullismo è un comportamento che riguarda maschi e femmine identificati come deboli.
Domanda 3: Con il termine femminicidio si intende: 24,1% uccisione di una donna compiuta da un uomo; 23,1% uccisione di molte donne; 16,2% uccisione di una donna; 31,4% qualsiasi forma di violenza esercitata dai maschi sulle donne per affermare la loro superiorità.
Domanda 4: Con la parola omofobia si intende: il 71,5% paura e avversione irrazionale nei confronti dell'omosessualità; 5,7% la paura di poter diventare in futuro omosessuali; 13,1% non so.
Anche in questo caso la scelta maggioritaria è la consapevolezza che l'avversione è irrazionale.
Domanda 5: Con le parole violenza sessuale si intende: 6,1% avere comportamenti di violenza e prepotenza nei confronti di una persona di sesso diverso dal nostro; 72,6% costringere con violenza o minaccia a compiere o subire atti sessuali, 13,6% costringere una donna ad avere rapporti sessuali completi, solo 4,5% costringere una donna ad avere rapporti sessuali con un uomo. Per le proposte il 61,2% pensa che dovremmo lavorare sul rispetto e sulla maggiore conoscenza tra maschi e femmine, ma molti hanno bisogno di una guida.
Negli ultimi tempi si sono sviluppati movimenti e attenzioni ad una differenziazione tra sesso biologico e genere. Per gender, semplificando, si intende il contrasto a quelli che un tempo venivano definiti i ruoli e comportamenti associati agli uomini e alle donne, con dei codici per definire quelli corretti e quelli sbagliati. Chi esprime paura rispetto alla teoria ha timore che si facciano scomparire le differenze e si apra ad una confusione. La lotta contro le violenze e le fobie per i comportamenti diversi è diventata motivo di assoluti contrapposti che stanno danneggiando le relazioni e costituiscono un nuovo ostacolo all'educazione sessuale a scuola. Da anni cerchiamo di consegnare organi, funzioni, emozioni, protezione, e incontriamo costantemente forzature che dividono. Mi chiedo dopo 30 anni di lavoro sull'educazione sessuale, emotiva e affettiva, perché non esiste una legge e dobbiamo chiedere mille permessi per andare a raccontare i corpi diversi, le paure e le protezioni, con la consapevolezza che un adolescente su 4 di 11-14 anni fa Sexting (invio di messaggi virtuali contenenti sesso). Scoprono la sessualità con la pornografia, non si proteggono dalle malattie. Da alcuni anni abbiamo adottato la tecnica della mediazione di genere come metodo di lavoro in classe. Lavoriamo sulla capacità del dialogo aperto e reale, in modo che confronto, rispetto e conoscenza di parole e fatti permetta di superare i conflitti e di costruire le soluzioni.
A scuola bisogna lavorare a lungo e non ci sono mai finanziamenti che permettono di portare alla conoscenza di stili sessuali diversi, alla loro tutela, alla consapevolezza emotiva, al rispetto delle scelte diverse, al confronto costruttivo. La mediazione di genere parte dalla differenza e confronta posizioni preconcette per costruire comprensione. Non è una struttura ideologica, non ripercorre ancora una volta l'idea che solo questo è giusto allora tu sei sbagliata/o. Rispetto è una parola che dobbiamo coniugare per costruire un cambiamento.
(Wel/ Dire)