Il valore della comunicazione nell'epoca dei social network
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 21 lug. - "Non temo che scompaia la narrazione, ma che scompaiano le immagini che accompagnano le narrazioni. Calvino dice che dobbiamo lavorare per una narrazione icastica", afferma Robert Mercurio, segretario della sede romana dell'Arpa (Associazione per la Ricerca in Psicologia Analitica). La riflessione è cara anche a Magda Di Renzo, analista junghiana e direttrice della Scuola di specializzazione dell'istituto di Ortofonologia (IdO) in psicoterapia psicodinamica dell'età evolutiva, che aggiunge: "Il 90% dei genitori racconta con un libro davanti. Manca il racconto con il solo supporto dell'immaginazione".
Ma cosa succede alla dimensione della narrazione nell'epoca dello Story telling e dei social network? "Nei nuovi social network è evidente la necessità delle persone di una evacuazione immediata", spiega alla DIRE Bruno Tagliacozzi, psicoterapeuta e coordinatore della Scuola di specializzazione dell'IdO.
"C'è come l'impossibilità di tenere per sé un contenuto ed elaborarlo nella mente. Ricevo lo stimolo e lo rimando come riflesso". Nel contesto 'online' "la ricerca di se stessi avviene nelle parti esterne di sé, attraverso ciò che condividiamo con gli altri. Manca la riflessione- ribadisce lo psicoterapeuta- il tempo per elaborare la notizia. Creiamo immagini in continuazione per non percepire il vuoto". Si assiste, secondo Tagliacozzi, ad una "situazione psicotica, per mezzo dell'irruzione dei contenuti inconsci che coprono anche la coscienza. È un problema di confini, di tenuta e di elaborazione. Questa dei social network può essere vista come una deriva psicotica in senso archetipico".
La conferma viene da una "caduta delle funzioni esecutive- precisa Di Renzo- manca l'attenzione, l'esecuzione e la pianificazione. Certo, per adesso- conclude la direttrice- sono solo disfunzioni".
(Wel/ Dire)