(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 21 lug. - Elaborare tremende tensioni esistenziali in un clima affettivo-relazionale è possibile, ma a patti che il terapeuta applichi il concetto di empatia all'insight personale. Questa capacità si chiama 'empatia di esistenza specifica', e la spiega Antonella Filastro, direttrice dell'Istituto di Psicologia Umanistica Esistenziale(Ipue), nel suo libro 'Conversazioni esistenziali per una psicologia esistenziale umanistica'.
"Il mio sentire è diverso da quello del paziente che tratto in terapia, ed è specifico per ogni situazione. La relazione paziente-terapeuta diventa quindi efficace grazie al linguaggio verbale e non verbale del terapeuta stesso. Un lavoro- prosegue- che si basa sul riconoscimento del corpo e sull'ascolto del terapeuta, che è sempre un ascolto esistenziale".
Filastro ricorda che la ricerca psicologica esistenziale è "aperta a una riflessione ininterrotta. La domanda è come entrare in uno spazio in cui si incontrano dramma e bellezza, amore e gioia e ci si misura con l'insopprimibile bisogno umano della persona e l'indomabile ottimismo della cellula. Questi- continua la direttrice- sono i due pilastri su cui si poggia l'avventura umana, che secondo Luigi De Marchi (fondatore dell'Ipue) nasce e si sviluppa nella progettualità".
De Marchi "individuò nell'angoscia della morte le cause principali del malessere psichico. Egli diceva che la cultura umana resta una formazione reattivo-difensiva contro il dramma primario della nostra vita, che definiva come uno shock esistenziale. Un'ondata di panico- conclude Filastro- che si rivive nelle esperienze di fine, e di fronte alle quali l'essere umano deve trovare delle risposte verticali, un credo, od orizzontali, aprendosi alla condivisione, alla compassione e alla solidarietà: gli elementi base del processo terapeutico".
(Wel/ Dire)