Il valore della persona. La cura si fa con parti sane del malato
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 21 lug. - Ai servizi psichiatrici di diagnosi e cura (SPDC) si rivolgono soprattutto pazienti "in acuzie, che vivono gravi deliri, allucinazioni, depressioni gravi, psicosi, disturbi di personalita' e bipolari, o ancora per tentato suicidio. Sono persone al buio e sia la letteratura che l'esperienza clinica ricordano l'importanza di una cura sia farmacologica che di un aiuto fornito da interventi di gruppo per spronarli a riscoprirsi. Va molto l'approccio cognitivo comportamentale (TCC), ma io sono critico e mi rifaccio piu' all'intervento esistenziale e umanistico". Cosi' Giampiero Ercolani, psicologo impegnato nella conduzione dei gruppi di pazienti in acuzie presso il SPDC.
"Un esempio e' l'approccio di Yalom- continua lo psicologo- che si struttura in poche sedute. È impostato come se si trattasse di un solo incontro. In realta' tutti gli interventi funzionano- ammette- ma dipende dall'empatia del terapeuta, che deve riuscire ad attivare le risorse dei pazienti".
Tornando sul TCC, Ercolani aggiunge: "Noi facciamo una cosa diversa: una valutazione soggettiva pre e post gruppo; una valutazione oggettiva sulla base delle cartelle cliniche e le scale validate per vedere se chi ha seguito il gruppo migliora rispetto a chi non lo ha fatto; infine, una valutazione di processo, analizzando come si relazionano i pazienti tra loro e con il terapeuta".
Il gruppo rende i pazienti "maggiormente responsabili della loro vita, da' informazioni sulla malattia. L'idea centrale e' rendere il paziente una persona che merita rispetto, dandogli quello che possiamo, compatibilmente alle condizioni del momento. Il terapeuta ad orientamento dinamico- conclude- ricorda che la cura si fa con le parti sane del malato. Questo principio si dimentica. Ognuno di loro ha parti sane che devono essere riscoperte e dotate di risorsa e forze personali".
(Wel/ Dire)