L'asino non è uno specchio, dà valore alla riflessione
Biscossi, il donkey whisperer, spiega il suo lavoro con autistici
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 21 lug. - "L'asino non funge da specchio, lui riflette prima di prendere decisioni e va convinto per poter iniziare un'attività comune. L'unico modo è entrarci in contatto con le proprie difficoltà e rigidità. Resistenze che l'animale restituirà impuntandosi. Bisognerà scioglierle altrimenti il 'giocare insieme' diventerà impossibile". Intervistato dalla DIRE, Damiano Biscossi racconta la sua avventura con gli asini. Un incontro iniziato 15 anni fa, quando era manager di multinazionali. Poi nel 2013 cambia tutto e diventa l'ideatore e il fondatore dell'associazione Donkey Project.
"Prima ero direttore commerciale di una multinazionale e correvo sempre. Gli asini mi hanno aiutato in un momento della vita difficile, ero sempre di corsa- rivela Biscossi- mi hanno permesso di riprendere contatto con la natura". Nel suo libro 'A passo d'asino. Percorsi tra noi e gli altri' (Pendagron edizioni) l'ex manager spiega che "solo agendo con un passo più lento è possibile incontrare autenticamente se stessi, per identificarsi, e gli altri per come si è".
IL LINGUAGGIO DEL CORPO - Il linguaggio di base per lavorare con l'asino "è quello corporeo- prosegue il 'donkey ehisperer'- funziona con tutti gli animali, e anche con gli asini si parte dallo sguardo oculare. Noi dimentichiamo che il corpo comunica moltissime cose, 'se vuoi sapere come tira il vento basta guardare la sabbia'. È importante riappropriarsi del proprio corpo, del nostro sentire e del personale modo di essere". Quanto tempo bisogna lavorare con gli asini? "Sulle persone basta poco- precisa- subito si ritrova il proprio valore. Quando si è in contatto con sé, le energie le senti più vive. Io adesso ho cominciato a studiare Scienze dell'Educazione e in un anno ho dato 12 esami".
MANCA L'INTROSPEZIONE - "La riflessione è un valore, ci permette di capire quello che si è, altrimenti si cade nella routine e s'instaurano meccanismi giudicanti. La riflessione permette di capire che il bambino non nasce bullo, ma ci diventa per un'esperienza negativa, perché sta soffrendo. Non bisogna concentrarsi solo su ciò che si vede, ma sul bambino. Oggi manca l'introspezione".
IL LAVORO CON LE PERSONE AUTISTICHE - L'associazione 'Donkey Project' non ha una sede, è attiva in tutta Italia. "A Roma lavoriamo nella fattoria 'Chiara e Arianna Onlus', una tenuta a pochi passi da San Pietro gestita dalla famiglia Merlo che ha una bambina autistica". Negli ultimi due anni Biscossi ha assistito "circa 20 famiglie con bambini autistici dai 3 anni in su". Un'ora di attività a settimana e ogni gruppo si compone massimo di 4 bambini. "Prima di iniziare facciamo 20 minuti di attività per capire se c'è sintonia tra il bambino e l'asino. Non è detto che sia l'animale 'giusto' per lui. Anche la lunghezza delle esperienze varia in base alle persone, per alcuni è più breve e per altri più lunga. Noi osserviamo l'evoluzione del rapporto con l'asino attraverso un lavoro di reportistica fatto di video e foto, e abbiamo già raccolto diversi dati".
MIGLIORANO TUTTI - "Abbiamo seguito minori che sono usciti dallo spettro autistico, altri che hanno iniziato a parlare. Per esempio Andrea non guardava, né parlava con nessuno- ricorda Biscossi- ma dopo 6 mesi di attività mi ha detto 'ciao Damiano' e ha iniziato a parlare. Lui ha forse sentito la relazione profonda con gli asini e la fattoria stessa. Bisogna sintonizzarsi con questi bambini per entrare in contatto profondo con loro. Un altro esempio è Serena, ha 5 anni. Piangeva, aveva difficoltà e si lamentava. Ho cercato di capire cosa fare con lei, e finalmente un giorno sono riuscito a metterla sull'asino e a farla dondolare su 4 zampe. Accarezzandole la testa, ha iniziato a rilassarsi simulando con la bocca la suzione. La relazione ha raggiunto uno stadio profondo, e Serena ha smesso di piangere per giocare con l'asino e con me".
OGNI BAMBINO PRENDE QUALCOSA - Nella fattoria ci sono delle passerelle in legno, e una di queste è basculante. "Questo asse oscillante ha aiutato molti di loro ad imparare a scendere le scale. I minori autistici hanno paura del vuoto, e nello scendere le scale provano questa sensazione finché non toccano il gradino successivo. Altri bambini camminano in punta di piedi- sottolinea- ma sulle passerelle devono imparare ad appoggiare il piede completamente. Il nostro è un lavoro che li riporta al corpo. L'Organizzazione mondiale della Sanità ha affermato che l'equilibrio della persona deve essere biologico, fisico e psichico. Io aggiungerei anche emotivo. Loro si sono sentiti accettati e mai giudicati".
PROGETTO DI RICERCA - A settembre l'associazione Donkey Project promuoverà un progetto di ricerca con Elena Mignosi, professore associato di Scienze Psicologiche, Pedagogiche e della Formazione dell'Università degli studi di Palermo, e Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapia dell'Istituto di Ortofonologia di Roma (IdO). "L'obiettivo è andare a cogliere cosa accade scientificamente ai soggetti che praticano l'attività con gli asini- conclude Biscossi- vogliamo sviluppare una raccolta dati sistematica per una revisione".
(Wel/ Dire)
|