Associazione 'L'Araba Fenice' promuove cultura genitoriale a Roma
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 14 lug. - L'adozione è l'incontro tra la coppia genitoriale che ha vissuto l'esperienza dell'impossibilità di concepire e il bambino che ha vissuto l'abbandono. Un incontro che si fonda sulla possibilità e il desiderio di riparare alla reciproca mancanza e trovare una potenzialità di rinascita. "Il contatto con l'estraneità esperita dal bambino e dai genitori carica di aspettative e di appartenenza". Così alla DIRE Claudia Boncompagni, psicoterapeuta junghiana che lavora nell'associazione 'L'Araba Fenice', nata due anni fa per sensibilizzare, "da un punto di vista psicologico e culturale, a una maternità e ad una genitorialità consapevole e matura. L'offerta pubblica è inesistente, e c'è bisogno di colmare questo vuoto nel post adozione e nelle molteplici situazioni che spaziano dai percorsi di procreazione medicalmente assistita ai casi di infertilità".
- Di cosa vi occupate come associazione? "Siamo tre psicoterapeute junghiane, di cui una psicoterapeuta familiare e l'altra impegnata a lavorare con i ragazzi delle comunità e gli adolescenti problematici. Proponiamo una serie di ausili psicologici: gruppi genitoriali, incontri di gruppo oltre che psicoterapie di coppia e individuali con adolescenti e bambini. Abbiamo contattato la realtà territoriale nella quale operiamo, (Roma Ovest, Magliana, Monteverde) e abbiamo organizzato incontri con enti e associazioni che si occupano di servizi per minori, famiglie, e con quelle presenti nelle scuole. Collaboriamo con la Coop Magliana solidale, dove abbiamo promosso un gruppo sulla genitorialità e gli adolescenti. Infine, abbiamo inontrato un gruppo di genitori in attesa dell'adozione all'interno dell'Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie)". - In Italia quante famiglie ricorrono alle adozioni? "Non ci sono stime, ma negli ultimi anni si rileva un calo delle domande sia per quella nazionale che per le internazionali. Le cause sono varie: una lunghezza dell'iter procedurale, costi economici per l'adozione internazionale e il fatto che i bambini assegnati sono più grandi rispetto alle aspettative (dati ripresi dai siti Anfaa e italiaadozioni.it)".
- Quali sono secondo lei i punti nodali da affrontare con chi chiede un bambino in adozione? "È fondamentale che la coppia raggiunga una consapevolezza non giudicante riguardo al vissuto che li ha portati alla decisione di adottare. Ci deve essere uno spazio non giudicante dove i vissuti psicologici siano espressi ed elaborati. Nella realtà è tutto molto difficile- rivela Boncompagni- i colloqui psicolgici pre-adozione sono valutativi e la coppia può trovarsi a scotomizzare o negare la ferita se, nei colloqui, non si instaura un clima di fiducia". Un altro punto cruciale è nell'incontro tra genitore adottivo e bimbo adottato: "Non può prescindere dalla consapevolezza che il vissuto comune sia quello dell'assenza e della mancanzaa. Ma spesso la fantasia del genitore adottivo prevale sulla verità della storia- conclude- nel senso che tende a negare la ferita attraverso comportamenti riparativi".
(Wel/ Dire)