"Percentuale di coppie che fanno richiesta è inferiore al 10%"
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 14 lug. - Sono circa 140 le pratiche d'adozione che ogni anno l'Asl RmH realizza. Lo rivela Marina Manciocchi, psicologa analista e dirigente responsabile di Unità operativa Asl RmH, che aggiunge: "Il numero di richieste di adozioni internazionali è calato, mentre il dato nazionale è sempre stato basso. Dal 2006, anno in cui sono stati chiusi gli orfanotrofi e aperte le case famiglia, la quantità di bambini disponibili per l'adozione è stata sempre più limitata. Infatti, la percentuale delle coppie che fanno richiesta di adozione è inferiore al 10%. La procedura è difficile- rivela Manciocchi- una domanda sia per la nazionale che per l'internazionale in contemporanea può durare anche 5 anni".
- Quando è nato il gruppo di lavoro sulle adozioni nazionali e internazionali nell'Asl RmH? "Dalla riforma della prima legge del 1983 che regolava l'adozione. Alla fine degli anni '90 è partito il Gruppo di lavoro integrato sulle adozioni (Gil), poi definito dalla Regione Lazio e dal Tribunale dei minorenni di Roma in tutta la Regione. Sono 12 le Asl nel Lazio, e l'Asl RmH è una delle 6 che riguardano il territorio di Roma e provincia. In ogni Asl sono stati attivati questi Gil, che raccolgono personale dei consultori, dei servizi di Neuropsichiatria infantile delle Asl e personale dei Comuni. Professionisti formati e specializzati- spiega la terapeuta- e cui chiunque può rivolgersi per avere informazioni sulla procedura. Possono sempre andare al Tribunale per i minorenni di Roma, ma è più semplice e rapido rivolgersi ai Gil presenti in tutte le Asl. Certo, poi la procedura va sempre attivata presso il Tribunale per i minorenni".
- Cosa vuole sapere il Tribunale per i minorenni? "Vuole una relazione dell'operatore da cui emerga se le coppie saprebbero gestire bene la propria genitorialità. Quelle non sincere possono nascondere i loro problemi e cercare nell'adozione soluzioni che poi non arrivano, anzi portano problemi e non li risolvono.
Pensiamo ai casi di adozione internazionale in cui i bambini hanno vissuto esperienze difficili cambiando culture e abitudini".
- Quali sono le fasi di una richiesta di disponibilità per l'adozione? "Le famiglie devono frequentare un corso di formazione gratuito organizzato in ogni Asl e poi, con l'attestato, andare in Tribunale e presentare una dichiarazione di disponibilità ad accogliere un bambino nato in Italia o all'estero. Di seguito il Tribunale invia all'operatore la richiesta di effettuare la relazione, e comincia l'iter in ogni Asl: colloqui, visita domiciliare, visite medico-legali, controllo del quadro medico preciso, la visita psichiatrica, un'informativa dei Carabinieri sulle situazioni penali e i possibili carichi pendenti. L'iter può durare da 6 mesi a un anno. Conclusa questa fase di accertamenti, il giudice onorario convoca la coppia e dà un parere personale. Fino a qui può passare anche più di un anno e mezzo. Dopodiché le vie dell'adozione nazionale e internazionale si separano. Nel primo caso la disponibilità dura 3 anni, ma la coppia può rinnovare la domanda. Se invece ha fatto domanda per l'adozione internazionale- chiosa l'esperta- il Tribunale deve emettere un decreto: se è positivo la coppia ha un anno di tempo per portarlo presso un ente riconosciuto dallo Stato italiano ad andare all'estero a cercare un bambino. L'ente si prende i tempi che vuole".
- Quanti enti ci sono in Italia? "Sessantadue enti, un numero spropositato", rimarca Manciocchi. "Si pensi che in Gran Bretagna sono solo 4, in Francia 19. Enti che cambiano numero, si accorpano e si separano. La Commissione per le adozioni internazionali monitora questa situazione anche all'estero, ma rimane una quantità troppo elevata. Il percorso nelle adozioni nazionali è gratuito, per quelle internazionali si pagano invece le spese che l'ente sostiene per andare all'estero a cercare il bambino".
- Quali le criticità? L'adozione internazionale "è un campo molto delicato, sarebbe meglio rispettare il diritto di ogni bambino ad essere adottato nel paese in cui è nato. La legge prevede che l'adozione internazionale sia possibile solo se nel suo paese nessuna coppia sia disponibile ad adottarlo. In realtà manca quest'attestazione. Condivido la legge del 2001 sul riconoscimento del diritto di una persona adottata con più di 25 anni a rivolgersi al Tribunale di residenza per chiedere di poter leggere il proprio fascicolo".
- Come appare un bambino adottato? La questione è "cosa ha subito prima di essere tolto alla famiglia biologica. In ogni caso il fatto stesso di essere stato allontanato è un trauma importante. Sarebbe più semplice l'affidamento, certo se il genitore è violento è un bene che sia lontano. Un distacco totale come l'adozione però è veramente traumatico. Questi bambini vengono anche spostati in un'altra parte del mondo, e cancellare la loro storia è fonte di rabbia e dolore. I sintomi sono di vario tipo, sia a livello cognitivo che emozionale, comportamentale e fisico. Spesso ci sono problemi di enuresi o malattie psicosomatiche".
Sono traumi riscontrati "anche nei bimbi abbandonati alla nascita, tanto che rimangono dipendenti dagli adulti per molti anni. Poi, per quelli adottati a 12 anni è peggio, devono cambiare lingua e non si sa dove inserirli a scuola. Si pensi che nei paesi dell'Est vengono presi negli orfanotrofi dove vivono malissimo. Non sempre riescono a parlare del loro passato. Io suggeriscono di aiutarli a parlare quando sono pronti e desiderano farlo, usando disegni o giochi di vario tipo. Il diritto al segreto e a tacere è di tutti".
- Cosa pensa dell'adozione per le coppie omosessuali? È un campo "ignoto" secondo Manciocchi. "Come operatore non saprei valutare la genitorialità di una coppia dello stesso sesso- ammette- non abbiamo una formazione, né una produzione scientifica. In una coppia valutiamo se uno sa fare il padre e la madre, con lo stesso sesso come valuto? Chiederei una formazione ad hoc specifica. Non è una battaglia culturale ma legislativa e giuridica. Sono contraria a buttarla come se fosse una cosa facile da fare. Sono favorevole però all'adozione ai singole, che poi possono avere l'orientamento sessuale che vogliono".
- Cosa accade a una famiglia che è riuscita ad adottare? "Non è facile dirlo. Le coppie non possono più restituire il bambino. Seguo i genitori che hanno adottato sul piano internazionale, e hanno formato dei gruppi di auto mutuo aiuto. Nella mia esperienza posso dire che l'adozione internazionale è fonte di difficoltà per le coppie, anche quella nazionale ma in tono minore. In ogni caso non c'è un controllo, se il bimbo presenta problemi si rivolge ai servizi Npi".
- Tutte le coppie provano la fecondazione assistita prima? Cosa ne pensa? "Non tutte le coppie vengono da questo percorso. Molte fanno entrambe le cose: la domanda di adozione e la fecondazione omologa. Se entro 3 anni la gravidanza non riesce c'è la dichiarazione di sterilità. Per la fecondazione eterologa abbiamo solo le linee guida, manca una legge per gestirla. In ogni caso, avere un figlio è un desiderio grande- ricorda la psicoterapeuta- se la coppia lo desidera deve provare tutte le tecniche disponibili fino all'eterologa, dove uno dei genitori rimane biologico e l'altro è un donatore. Ho sempre detto che l'adozione non è l'equivalente al figlio biologico, è proprio altro".
- Quanti bambini adottati sono italiani? "In Italia i bambini in stato di adottabilità sono pochi, la procedura dura anni e magari sono adottabili a 10 anni ed è difficile che trovino una coppia. I minori che vivono in casa famiglia nel nostro paese stanno abbastanza bene, sono seguiti da personale specializzato. All'estero- conclude Manciocchi- invece ci sono gli orfanotrofi, ma la situazione varia da Stato a Stato".
(Wel/ Dire)