(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 7 lug. - Si e' tenuto la delega alla sanita', ma anche al sociale. E ha subito annunciato di volere trovare 30 milioni di euro per ripristinare il Fondo sociale regionale (quasi azzerato lo scorso anno). Luca Ceriscioli, 49enne neo presidente della regione Marche, si e' insediato da pochi giorni e questa e' stata la sua prima scelta. In campagna elettorale si era dato 300 giorni per cambiare. Forte della sua esperienza di amministratore (e' stato sindaco di Pesaro) e di presidente d'ambito, sembra avere gia' individuato le priorita', che partono proprio dalle due aree piu' vicine ai cittadini: la sanita' e il welfare.
Lei e' oggi l'unico presidente di regione, e forse il primo di sempre, ad assumere queste due deleghe. Che messaggio ha voluto dare? "E' un 'incarico a tempo determinato', per rimettere sui binari due settori che hanno bisogno per ragioni diverse di poter essere inquadrati insieme: credo sia l'unico modo per gestire quella zona di confine socio-sanitaria che strategica per l'intero sistema. Non riesco a distaccare i due settori. Aggiungo due emergenze: la prima sono i 30 milioni di euro tra recuperare. La regione e' passata in un solo colpo da un trasferimento statale di 400 milioni a 170. Trovare quei 30 milioni per il sociale e' importantissimo perche' tutti i comuni hanno iscritto a bilancio le risorse dell'anno scorso. La seconda e' l'utenza: se non ci fosse questo passaggio, noi avremmo strutture per anziani non autosufficienti, disabili, per il disagio, fino agli asili nido, senza piu' risposte. Di fatto salterebbe il welfare marchigiano.
Sul fronte sanitario in senso stretto quale sara' la sua prima decisione? La riduzione delle liste di attesa. Non solo per incidere sull'aspettare tanto tempo per avere una risposta sanitaria; non solo per la spesa che cio' comporta sul cittadino (quando non si ha una risposta, si paga, per un anziano con la pensione minima significa l'impossibilita' di accedere ai servizi). E' soprattutto perche' ho il sospetto che le liste di attesa siano qualcosa di artato, di alimentato perche' cosi' si incentivano meccanismi diabolici. E' l'esempio del distacco tra la politica, governo e cittadini: il governo che permette fenomeni che poi costringono i cittadini con un bisogno fondamentale ad andare a trovarselo, pagando! Integrazione socio-sanitaria: se ne parla da sempre ma al dunque non si arriva mai? Gia', e' come mettere sul ring un peso massimo, la sanita' (che utilizza 2.500 milioni ogni anno), e il sociale per cui facciamo fatica a trovare 30 milioni. Tutto il sociale nelle Marche con 50 milioni vivrebbe una stagione di grandissima forza. Cinquanta milioni su 2.500 cosa sono? Appena il 2%. Purtroppo la spesa ha un confine molto rigido: non si possono utilizzare fondi sanitari per il sociale. E se noi gestiamo male quella parte che sta nel necessario accordo tra i due sistemi e scarichiamo i bisogni da una parte all'altra, succede che la cosa non e' piu' sostenibile. Puoi anche trovare i 30 milioni di cui sopra, ma se poi metti in carico al sociale aspetti di natura sanitaria, ti mangi tutte le possibilita' di dare alla comunita' una risposta articolata. Viceversa, se si trasforma un intervento sociale in sanitario il costo aumenta di 5, 10, cento volte. Il problema e' che la regione vive queste due aree in termini competitivi, ma e' una competizione senza storia. Per questo - soprattutto in fase di impostazione - occorre gestire entrambe le cose. Non si deve mettere in competizione i budget, ma fare una strategia complessiva per dare in ogni situazione la risposta piu' appropriata.
Un esempio? La psichiatria: c'e' una visione sanitaria molto forte di questo problema, ma una altrettanto importante sul profilo sociale. Sanitarizzare l'intera risposta alla malattia mentale significa non dare alle persone cio' di cui hanno veramente bisogno, oltre che affrontare un costo spaventoso, esplosivo. Resta pero' il nodo degli standard molto alti e costosi (di prestazioni, di personale) a cui sia gli interventi sanitari che sociali sono obbligati.
Quello che lei dice presuppone di rompere degli schemi, fare scelte impopolari, inventare? E' vero, me ne rendo conto. Gli standard sono molto alti e forse siamo andati un po' troppo avanti. Bisognera' tornare un po' indietro.
(Wel/ Dire)