Rossi (sessuologa): I modelli culturali plasmano il gentil sesso
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 7 lug. - Si nasce femmina e poi si diventa donna. "I modelli culturali plasmano il gentil sesso dalla nascita. Dolcezza, empatia, ascolto sono le caratteristiche femminili tramandate nei secoli e sulle quali si è modellato il ruolo della donna, ma il corso della storia ha dimostrato che tali 'prototipi' - quasi biologicamente determinati - erano culturali e come tali potevano essere modificati". In un'intervista alla Dire Roberta Rossi, sessuologa e presidente della Federazione italiana di sessuologia scientifica, non si dice d'accordo su una visione più mascolina della donna moderna: "Se ragioniamo su un discorso di parità di genere- prosegue l'esperta- e se vediamo come differenze fondamentali quelle fisiologiche, possiamo affermare che tutto il resto può essere colmato. Ciò che oggi è venuto meno è l'idea di donna angelica".
Con il femminismo si è messa in discussione la società patriarcale. "Le donne iniziano ad accedere a cariche lavorative prima riservate agli uomini, votano, portano i pantaloni, partecipano attivamente alla costruzione politica della nazione e iniziano ad utilizzare anticoncezionali per fare l'amore senza preoccuparsi troppo di gravidanze indesiderate. Donne più libere di scegliere e di muoversi". Così i ruoli più tradizionali saltano: "Ad un uomo che porta i soldi a casa ed è più braccio che mente nella vita domestica, corrisponde una donna sempre più multitasking: gestisce la casa, i figli, la famiglia di origine e lavora tanto. Questa non è parità reale- continua la presidente- né un'estremizzazione della femminilità, ma l'aver recuperato spazi diversi senza una reale collaborazione tra i sessi". - Forse oggi la femminilità va ripensata? "Assolutamente si- risponde decisa Rossi- ma non va ripensata da sola. La donna non può reinventarsi la femminilità e riprendersi delle caratteristiche senza sapere da chi sono richieste. Dal marito? Dai figli? Dalla società? Deve essere una ridefinizione collettiva".
- La donna più richiedente mette in crisi la coppia? "Attenzione, dire questo significa ammettere che tale passaggio è stato fatto molto dal femminile e molto poco dal maschile. Ecco perché il ripensamento del femminile va fatto insieme. Della crisi del maschile è stata spesso colpevolizzata la donna che si è voluta emancipare- spiega la psicoterapeuta- alle coppie che seguo in analisi sottolineo l'importanza della collaborazione tra maschile e femminile. Ripensare i ruoli, il genere, significa capire le esigenze dell'uno e dell'altro piuttosto che addossarsi reciprocamente le colpe. Aldilà del sentimento la convivenza è una sorta di contratto, dove spesso si danno per scontate alcune cose. Le coppie che arrivano in terapia riprendono il loro contratto iniziale per capire cosa possono fare per sentirsi entrambi vincenti. Queste valutazioni dovrebbero essere al centro di un dibattito culturale su cui occorre soffermarsi, soprattutto se pensiamo che alla base dell'economia c'è la famiglia". - Com'è la donna di oggi? "La donna di oggi è un mix di praticità, ingegno ed emotività. È molto attenta agli aspetti più emotivi che irrompono all'interno della coppia. Gli uomini invece sono, generalmente, più portati a vedere il malessere originato da un'unica causa- precisa la sessuologa- anche se va sottolineato che stanno facendo grandi passi in avanti, aiutati dalle donne e da loro stessi, stanno riacquistando la loro parte emotiva. Secondo alcune teorie psicologiche il modello perfetto è l'androginia, un mix di caratteristiche femminili e maschili. La donna si sta avvicinando abbastanza a questo modello, così come l'uomo".
- Quando si può parlare di femminilità castrata? "Questo è un discorso che va spostato su un piano individuale, su un atteggiamento di rivendicazione continua nei confronti del mondo e dell'altro in generale. Riguarda quindi la storia privata, spesso fatta di rivendicazioni familiari e personali che fa avvertire il mondo come avverso. La femminilità castrata è anche la sensazione avvertita da quelle donne che hanno un desiderio di maternità non realizzato, che sentono la loro femminilità castrata perché non hanno potuto realizzare un mandato biologico e sociale culturale".
- Questo mancato ripensamento maschile e femminile incide sulla sessualità? "Chiariamo subito un equivoco. Il calo del desiderio è espressione della difficoltà a venir fuori con la propria personalità, non con il proprio femminile o maschile. Il desiderio sessuale ci dice se c'è una difficoltà da parte dell'uno o dell'altro ad esprimersi dentro la coppia. La donna può esprimere inoltre una mancanza di orgasmo- precisa Rossi- una difficoltà a lasciarsi andare ed esprimersi fino in fondo come essere che gode della sessualità. Se l'uomo sente invece di essere messo in discussione nella sua mascolinità, una delle prime manifestazioni e ripercussioni è la perdita dell'erezione. L'intimità e la complicità di coppia vengono così colpite nel cuore e si perde confidenza all'interno della coppia, che poi farà fatica ad andare avanti. È importante pensare alla sessualità come ad una cartina di tornasole della relazione. Se ci sono problematiche, anche non esplicite, uno dei primi aspetti che salta è proprio quello sessuale. Un vero campanello di allarme".
- I problemi di coppia si risolvono a letto? "Questo è un luogo comune- afferma la sessuologa- è vero che la sessualità è uno specchio ma solo i problemi più banali si possono risolvere a letto, come in un gioco. Negli altri cosi occorre un lavoro di confronto, un'alleanza".
Gli specialisti associati alla Federazione italiana di sessuologia scientifica saranno in strada e nelle piazze dal 28 settembre al 3 ottobre per la 'Settimana del benessere sessuale'. Lo scopo è offrire consulenze gratuite e promuovere la prevenzione della salute sessuale attraverso incontri pubblici e conferenze in tutta Italia. "La sessualità è ancora un discorso di nicchia, molti non sanno nemmeno chi sia il sessuologo- rimarca il presidente della Federazione- anche perché la sessuologia è una specialità ancora non riconosciuta a livello accademico. La nostra caratteristica è osservare la persona nella sua interezza e non solo il suo organo 'malato'. Adottiamo una visione integrata- conclude- lavoriamo insieme a psicologi, ginecologi, andrologi, psichiatri ed endocrinologi per valutare tutte le componenti che in una persona possono determinare problemi sessuali".
(Wel/ Dire)