(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 30 giu. - Pochi giorni fa l'annuncio della creazione di una task force di psichiatri per gli adulti con deficit di attenzione. L'iperattività e il deficit di attenzione "sono un mercato ghiottissimo per le multinazionali del pharma, che fatturano miliardi di dollari all'anno in tutto il mondo vendendo farmaci psicoattivi che non curano alcunché, ma sedano solo i sintomi del disagio. L'Italia è il 5° mercato farmaceutico al mondo- fa sapere 'Giù le Mani dai Bambini', il Comitato indipendente per la farmacovigilanza pediatrica in Italia- ma nonostante imponenti e aggressive campagne internazionali di marketing, i grandi dei settore non hanno mai sfondato nel nostro paese con gli psicofarmaci per bambini distratti e troppo agitati. Per tentare di affermare questa presunta sindrome, non sono bastati convegni pagati dalle aziende, società di pubbliche relazioni, campagne di comunicazione tramite uffici stampa, e ricerche - inutili - per identificare il 'gene dell'Adhd' (Sindrome da iperattività e Deficit di attenzione), mai trovato: 'Ora ci provano con gli adulti', denuncia Luca Poma, giornalista e portavoce di 'Giù le Mani dai Bambini', che da oltre 10 anni si batte contro le prescrizioni troppo disinvolte di psicofarmaci ai minori".
È stata presentata, "a margine di un convegno della Società italiana di psichiatria (Sip), una nuova task force psichiatrica dal nome altisonante 'Italian Board for Information and Study of Adult Adhd', che nei desideri dei promotori dovrebbe facilitare la presa in carico degli adulti sofferenti di iperattività e non diagnosticati. Noi ci occupiamo di vigilanza sull'Adhd nell'infanzia, ma è evidente che questo allarme è figlio di un'unica strategia di marketing. La lotteria a questo giro propone questi numeri: dal 3 al 4,5% degli italiani meriterebbero una diagnosi, ovvero ben 2 milioni di adulti. Una vera epidemia su scala nazionale, evidentemente sfuggita alla lente attenta della medicina e - si stupirà anche il ministro della Sanità Beatrice Lorenzin - anche del Servizio sanitario nazionale. Più probabilmente- prosegue Poma- un'enorme bacino di business per chi produce psicofarmaci che dovrebbero curare questa presunta patologia".
Ansia di sentirsi sotto pressione, problemi di concentrazione, facilità a distrarsi, sbadataggine, "sarebbero tutti sintomi di una malattia non curata, che - secondo la Sip - porterebbero a tendenza al suicidio, rischio di incidenti, reati, boom di divorzi e anche uso di droghe. Non siamo nuovi ad annunci sensazionalistici di questo genere- commenta il portavoce del Comitato- è una strategia di comunicazione basata sulla paura: ogni qual volta si vuole ampliare la base di vendita di un farmaco si fa appello al timore di gravi danni derivanti dalla mancata diagnosi, per spingere i cittadini a recarsi dal medico o comunque ad accettare passivamente un 'etichetta diagnostica' che - 99 su 100 - ha come risultato la compilazione di una ricetta per l'acquisto di uno psicofarmaco".
Poma conclude: "Certamente vi sono difficoltà di comportamento che vanno prese in carico, ci mancherebbe, ma l'iperattività come anche la disattenzione sono sintomi aspecifici presenti in oltre 300 patologie mediche: di qui a confezionare ad arte una 'malattia' come si cerca di fare da decenni ne corre. La polemica sulla mania 'classificatoria' dei disagi mentali tipica degli Usa d'altra parte non è nuova, ma noi arriviamo sempre in ritardo: mentre in America discutono da tempo di disease mongering, l'invenzione a tavolino di malattie per vendere più farmaci, qui da noi questi 'esperti' lanciano l'allarme per una nuova presunta 'epidemia' nazionale".
(Wel/ Dire)