Manuali come vangeli. Ci sia più attenzione a traiettorie sviluppo
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 30 giu. - "L'attualità clinica nell'osservazione di ciò che accade in età evolutiva sembra non essere molto cambiata. Le 'etichette diagnostiche' appaiono sempre piuttosto rigide e i manuali vengono intesi quasi come vangeli da cui si ha difficoltà a discostarsi". Commenta Emanuele Trapolino, neuropsichiatra infantile e direttore dell'Unità operativa semplice di Neurologia neonatale dell'Ospedale pediatrico Giovanni di Cristina di Palermo, intervistato dalla DIRE sui cambiamenti delle modalità diagnostiche nell'infanzia.
"Una lettura più attenta dell'espressività sintomatologica del bambino non può invece prescindere dall'analisi del fenotipo cognitivo e comportamentale per cercare di comprendere quali sono gli endofenotipi, funzionali e neurobiologici, che sottendono il disordine neuropsichico dell'età evolutiva. Occorre quindi un esame attento che integri la conoscenza dei network funzionali e dei processi psichici (cognitivi, emotivi, motivazionali)- precisa il medico- che si esprimono infine nell'aspetto comportamentale, così da individuare le eventuali anomalie strutturali - neurobiologicamente parlando - che possono rappresentare l'origine del disagio, non trascurando i meccanismi, spesso difensivi o reattivi, che i bambini esibiscono proprio con i comportamenti".
Il neuropsichiatra infantile avverte: "È molto pericoloso definire una patologia solo sulla scorta di un'aggregazione sintomatologica. Si finisce per non tenere conto degli interventi specifici e della realtà sintomatica, rischiando di non assicurare al piccolo lo sviluppo di una traiettoria evolutiva orientata verso il benessere, e non verso il malessere".
In questo senso, "il concetto di comorbidità, che associa patologie apparentemente indipendenti, andrebbe sostituito con quello di continuum della gravità sintomatologica- precisa il medico- per dare senso a quei disturbi aggregati che già all'età di due anni potrebbero essere predittivi di ciò che accadrà nel corso dello sviluppo".
In altre parole, la corretta lettura dell'intensità dei sintomi ad una certa età (precoce) "può facilitare la predittività dell'evoluzione in altre aree e fasi dello sviluppo anche in termini psicopatologici; individuare il disagio, definirne l'entità e promuovere il cambiamento attraverso la terapia diventa dunque uno strumento di prevenzione secondaria di successive psicopatologie che sarebbero evidentemente più strutturate e meno modificabili".
Per Trapolino il percorso diagnostico deve quindi "individuare il fenotipo attuale e gli endofenotipi che sottendono il comportamento- conclude - per poi monitorare la traiettoria di sviluppo e definire il percorso terapeutico".
(Wel/ Dire)