Attenzione sempre più rivolta su sintomi e aspetti comportamentali
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 30 giu. - "L'attenzione è sempre più rivolta sui sintomi e gli aspetti comportamentali, la lettura globale del bambino è trascurata così come sono ignorate le aree di potenzialità che sarebbero invece fondamentali nei progetti educativi e terapeutici. La diagnosi categoriale nell'infanzia rischia di oscurare la dimensionalità della storia clinica producendo quadri non rispettosi del minore". Lo dice Magda Di Renzo, psicoterapeuta dell'età evolutiva e responsabile del servizio Terapie dell'Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma, spiegando com'è cambiata negli ultimi 15 anni la modalità di fare diagnosi da un punto di vista clinico".
"Il mondo dell'infanzia è profondamente attenzionato, ma in modo più precoce negli aspetti disfunzionali- prosegue la specialista- e viene maltrattato come dimensione. È spesso negato al bambino il diritto di esistere secondo le sue modalità e i suoi tempi".
- Cosa pensa del Manuale sui disturbi mentali (Dsm), lo considera uno strumento utile? "Come tutti gli strumenti necessita della capacità dell'operatore di utilizzarlo in modo adeguato. Per l'età evolutiva il Dsm costituisce un limite importante perché fornisce una fotografia del bambino nel presente- spiega la terapeuta- ma non consente di tracciare una storia significativa che agganci il suo passato per proiettarsi nel futuro".
- In base alla sua casistica, qual è la problematica più frequente? "C'è poca attenzione al processo diagnostico e molta attenzione alla sola lettura sintomatica. Esiste inoltre una confusione nel collettivo tra la lettura dei possibili rischi secondo le traiettorie di sviluppo e un'anticipazione della diagnosi. Quest'ultimo fenomeno- conclude Di Renzo- costituisce l'elemento da attenzionare seriamente perché si corre il rischio di veder diagnosticati con quadri patologici gravi bimbi che mostrano soltanto delle vulnerabilità".
(Wel/ Dire)