(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 23 giu. - Che relazione c'è tra la paura e la malattia? È la domanda alla base di "La cura. Liberi da paure e malattie" (Tecniche Nuove), libro in cui lo scrittore bolognese Simone Ramilli ha raccolto alcune riflessioni sulla sua esperienza personale della malattia e il suo lavoro ventennale di naturopata e studioso di medicine olistiche e sistemi sociali per cercare le cause della malattia.
"Rispetto a 'Le origini della malattia', questo libro allarga la prospettiva al piano delle relazioni sociali, a stili di vita e visioni del mondo che ammalano e guariscono- spiega l'autore- e contiene una critica sociale a quelle dimensioni del vivere contemporaneo che creano conflitti interpersonali esasperati e ferite d'amore, oggi più che mai acutizzati dalla crisi economica. Del resto, gli ipocondriaci sono in aumento perché al malessere sociale si risponde con la paura della malattia".
"La cura" contestualizza l'uomo nel suo ambiente. Nella società attuale il rapporto tra uomo e ambiente si basa su un continuo rimando speculare: da un lato, l'io si forma in base all'ambiente in cui cresce e dall'altro appare come l'ambiente gli chiede di essere, sovrascritto dai messaggi del vivere in società, diventando - soprattutto nell'era di Internet, l'immagine virtuale e sociale del sé. Allo stesso modo il corpo fisico si muove secondo le logiche collettive di evoluzione della specie, mentre ciò che contraddistingue l'uomo è l'essere ovvero l'osservatore interno, la parte di noi che osserva l'io e il corpo con cui l'uomo ha perso contatto a causa delle troppe sovrastrutture sociali. Ed è l'incapacità di adattarsi alle troppe costrizioni sociali a generare la malattia. "Le ferite nascono dal rapporto con i genitori, ma ogni occasione di relazione con l'ambiente, gli amici, i colleghi, i partner, può generarle o reiterarle- dice Ramilli-. In genere, di fronte a un fatto che ci fa soffrire il cervello reagisce cercando di rimuovere il trauma e per farlo mette in atto delle 'forme mentali' che ci allontanano dal nostro vero essere".
Secondo l'autore, è la scarsità il problema del mondo contemporaneo. Un problema che porta all'individualismo e alla disperata necessità di apparire che allontana l'uomo dal proprio essere. "La crisi economica porta a una insicurezza diffusa da cui ci si difende con l'egoismo- dice Ramilli- l'individualismo è la conseguenza di quella che ho definito la 'nuda vita' ovvero i dispositivi biologici della lotta per la sopravvivenza attivati per proteggerci da ciò che percepiamo come una minaccia". Un atteggiamento che ha determinato l'assenza di collante sociale. "Ben diverso era il comportamento delle persone durante gli anni della ricostruzione o del boom economico, dove regnava un comune senso di speranza, di positivià e solidarietà- conclude- credo che un'evoluzione della logica del profitto possa far superare la scarsità e andare verso la logica dell'abbondanza e della molteplicità. La ricchezza di innovazioni tecniche, la disponibilità di capitale umano connesso grazie alla Rete sono ricchezza già disponibili che l'economia dovrebbe usare secondo criteri meno clientelari e opportunistici".
(Wel/ Dire)