Il parto non si insegna, la consapevolezza sì
Il lavoro dell'ostetrica/o in gravidanza, corsi pre e post parto
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 23 giu. - Nessuno può insegnare alla donna come si partorisce, è un percorso arcaico che ha già dentro di sé e che tira fuori durante il travaglio. Ne è convinto Maurizio Gnazzi, specializzato in ostetricia nel 1993 all'Umberto I e responsabile dei Can (Corsi di accompagnamento alla nascita) creati nel 2010 al Cristo Re. "L'arte degli ostetrici è quella della maieutica- aggiunge- educhiamo la donna incinta a prendere consapevolezza di se stessa".
L'ostetrica/o "è una figura sociale che s'inserisce in ospedale perché il parto si è ospedalizzato. Ha una propria autonomia in tutte le fasi della donna - dall'età puberale fino alla menopausa - durante la gravidanza e il parto fisiologico, che può portare a compimento. Il ginecologo- precisa- interviene quando si presenta un problema".
PROTEZIONE E VIGILE ATTESA - "In quella stanza inizia un percorso in salita e bisogna riprendere gli strumenti arcaici che servono ad accompagnare questa salita. Chi affianca la donna che diventerà madre la deve proteggere e difendere, perché nel momento del parto è molto vulnerabile- continua il responsabile del Cristo Re- porta se stessa fuori senza variare. Per questo motivo, storicamente, nei parti a casa c'era tutta la famiglia a proteggerla, l'ostetrica arrivava solo alla fine. Si aspetta e rispetta poco la nascita oggi", una mancanza che il corso pre parto cerca di colmare puntando a rendere le coppie più consapevoli sull'evento.
Secondo Gnazzi è importante che anche i compagni seguano il corso pre parto e vedano il proprio figlio venire al mondo.
"Assistere alla nascita aiuta a diventare genitore. E' lì che si origina una famiglia, ormai non più allargata ma legata a due persone". Non impressiona vedere una donna partorire? "Al momento del parto si è concentrati sulla vita ed emerge la sfera emozionale- risponde- la necessità di sostenere la compagna. Quando l'aspetto emozionale predomina poco importa vedere l'organo femminile insanguinato".
IL CORSO PREPARTO - "I corsi di preparazione al parto sono interdisciplinari, vengono condotti insieme da tutte le figure professionali che accompagnano la coppia alla nascita: anestesista, ginecologo, pediatra, psicologo, ostetrica. Sono otto incontri, più uno dopo il parto con i bambini per capire com'è andata l'esperienza". C'è anche il corso post partum: "Tre incontri con il pediatra, lo psicologo e l'ostetrica su tematiche legate alla nuova realtà dei genitori, oppure alla depressione post parto".
A COSA SERVONO? - "Ad accrescere la consapevolezza della coppia. Chi li segue arriva al parto più consapevole, meno ansioso e più sicuro grazie a un percorso di due mesi. Fornisce gli strumenti per accompagnare la coppia alla nascita, per elaborare i nuovi ruoli, per insegnare a curare e toccare il bambino. Insegniamo anche il baby massaggio, il contatto pelle-pelle da sempre primordiale. La visita domiciliare ostetrica serve invece a coloro che hanno bisogno di più incontri- chiarisce Gnazzi- ma c'è anche la degenza in ospedale che è il primo contatto".
Al Cristo Re i corsi sono serali, dalle 18 alle 20, e il sabato mattina. "Facciamo circa 20-30 corsi l'anno, con 20 coppie ad ogni corso".
CORSI PRE PARTO E CAMBIAMENTI DEL CORPO - "Iniziamo subito con la fisicità- continua l'ostetrico- rispolveriamo il come è fatta la donna, perché si modifica il corpo e a cosa servono cambiamenti come l'aumento del muco vaginale alla fine della gravidanza che aumenta la lubrificazione di un canale che dovrà raggiungere la massima estensione. Accompagniamo la futura madre a vivere il dolore. Il motto del travaglio è 'Fidarsi di se stessa, non affidarsi'. Il mio corpo ha le capacità, basta che le faccio emergere con la consapevolezza. Perché sento dolore? Perché l'ossitocina fa contrarre il muscolo uterino. Come posso accompagnarlo? Nei corsi faccio iniziare a vocalizzare per riprendere quel ruolo arcaico- chiosa l'ostetrico- do libertà al movimento di seguire le fasi del travaglio: stare in piedi, accovacciarsi, muovere il bacino, abbassare la testa, stare a carponi. Portiamo tutto questo dentro un ospedale, un ambiente protetto". Esistono dei protocolli da rispettare per tutelare paziente e operatore? "Si. Ad esempio non possiamo fare un parto spontaneo se non sono trascorsi 18 mesi da quello precedente. Al Cristo Re facciamo circa 2.000 parti l'anno, con corsi affollati da circa 1.200 primipare. Da noi è possibile anche il VBAC (Parto vaginale dopo cesareo) ma, in base al nostro protocollo VBAC, non si può fare l'epidurale- conclude-perché potrebbe nascondere il dolore dalla rottura dell'utero".
(Wel/ Dire)
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