Una madre raddoppiata, poi divisa e mai più intera
Gravidanza e ambivalenze tra gioia, Baby blues o depressione
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 23 giu. - 'Nessuno stato è così simile alla pazzia da un lato, e al divino dall'altro quanto l'essere incinta. La madre è raddoppiata, poi divisa a metà e mai più sarà intera'. Lo ha detto Erica Jong e lo ripete Antonella Triggiani, specialista in psicologia clinica-pscicoterapeuta, volontaria nella Asl RmE di via Cassia a Roma, nonché consulente psicologa-psicoterapeuta all'ospedale Cristo Re.
'Questa citazione- spiega- dà pienamente senso alla sacralità e al mistero propri di una fase della vita densa di cambiamenti fisici e psichici, a cui la donna risponde con un caleidoscopio di emozioni: sorpresa, gioia, paura e ansia'.
- Come si gestisce la gravidanza da un punto di vista psicologico? 'La gestione ha a che fare con il vissuto soggettivo della donna che si prepara a diventare madre. Mettiamo a fuoco nel mondo psichico della donna le trasformazioni e l'evento, fatto di nascita e attesa'. Daniel Stern parla di un 'nuovo assetto mentale che via via va costituendosi, e a partire dal quale la donna va costruendo la propria vita e le proprie relazioni. La donna- continua Triggiani- deve fare spazio nel corpo e nella mente, come in un lavoro a maglia deve creare un utero mentale per accogliere il nascituro. L'attesa allora diventerà un tempo e uno spazio per pensarsi e ridefinire il proprio sé. Con il parto si concretizza il desiderio di maternità e il bambino sognato incontra quello reale. In questa fase la donna continua a costruire la sua nuova identità di madre'. - Qual è il ruolo dello psicologo in questa fase della vita? 'Esiste una grande differenza tra il supporto/counselling che facciamo in gravidanza, rivolto a un momento critico dato dal periodo o talvolta da un'emergenza emotiva, e un percorso di psicoterapia, che è più lungo e mira ad una introspezione, a un lavoro sul sé più definito e strutturato. Nella preparazione al parto viene svolto soprattutto un intervento di supporto psicologico per accogliere paure e ansie che possono caratterizzare i tre trimestri per aspetti differenti. Il sostegno ha l'obiettivo di accogliere e contenere emozioni positive e negative anche in fasi decisionali quali ad esempio l'amniocentesi. L'ambivalenza caratterizza la maternità'.
Nel post gravidanza la donna diventata madre porta la sua esperienza diretta e concreta con il bambino. 'Non si lavora più su ciò che si è immaginato, ma con un reale altro da sé. Può esserci una difficoltà ad entrare in relazione con il figlio, a sintonizzarsi con i loro bisogni. Il bambino non comunica solo con il pianto e le prime fasi sono proprio caratterizzate da questo disagio- aggiunge la psicoterapeuta- e occorre un intervento di aiuto nell'ascolto del neonato'.
Nel suo lavoro al Cristo Re, Triggiani si occupa di supporto psicologico in gravidanza all'interno di un servizio nato nel 2012. 'Si sta sviluppando la cultura dell'accompagnamento psicologico in gravidanza volto al benessere. I corsi consistono in 8 incontri di due ore, lo psicologo interviene solo per 3 ore in 3 incontri svolti insieme all'ostetrica, all'anestesista e al ginecologo. Dopo la nascita la terapeuta partecipa, infine, ad un quarto incontro con il neonato. 'L'ostetrica, il pediatra e la psicologa rintracciano disagi come un 'Baby blues' più persistente o i sintomi che fanno pensare ad una sintomatologia depressiva'.
- Cos'è il Baby blues? 'Il termine blues richiama la sofferenza emotiva e la malinconia degli schiavi d'America, il ritmo lento della musica. È un breve periodo disforico e fisiologico che insorge dopo il parto con un picco nella terza o quinta giornata, quando arriva la montata lattea. Anticamente lo chiamavano le lacrime del latte. Tra la terza e la quinta giornata avviene un riassetto ormonale. Subito dopo il parto gli estrogeni calano mentre salgono la prolattina e l'ossitocina- spiega la psicologa- a questo fa seguito uno scombussolamento emotivo, la disforia di cui parlavo, ovvero un'oscillazione tra gioia, tristezza, nostalgia e malinconia. È tutto fisiologico. Molte donne lamentano di avere nostalgia del pancione, ma in realtà il Baby blues ha a che fare con un riadattamento ormonale, fisico e psichico. Momento in cui la donna farà i conti con una nuova identità emergente: 'Saprò allattare? Sarò una buona madre?'. È smarrita e nostalgica, immersa in un processo di continua elaborazione di perdite e di riadattamenti. L'incidenza- chiarisce l'esperta- varia tra l'80 e il 90% delle donne che partoriscono. Chi non vive il Baby blues forse è più consapevole o ha una maggiore rete di supporto che si prenda cura di lei'.
- Come incide la gravidanza da un punto di vista sessuale? 'Dobbiamo precisare che l'attività sessuale non è controindicata in una gravidanza fisiologica. Se ci sono minacce d'aborto occorrono più accortezze che sarà il ginecologo ad indicare'. Per Triggiani 'si parla poco e poco si sa dell'importanza della sessualità in gravidanza. È ancora un tabù, oltre che culturale, proprio della donna stessa, impaurita che un'attività sessuale possa danneggiare il feto. È un falso mito credere che le pressioni durante il rapporto sessuale possano provocare un aborto, o ancora che lo sperma possa essere assunto dal feto provocandone malformazioni. Tutte false credenze. Studi scientifici dimostrano quanto invece una soddisfacente attività sessuale possa favorire il benessere emotivo della donna. La gravidanza porta cambiamenti temporanei ed è importante che la coppia possa confrontarsi, inventarsi e riscoprire una sessualità diversa. Anche il solo parlarne può aiutarli ad aumentare l'attività sessuale'.
Nel primo trimestre la donna può avvertire 'un calo di desiderio provocato dalla nausea, il vomito e la stanchezza che caratterizzano l'inizio della gravidanza. In questa fase ha bisogno di essere rassicurata e coccolata, un modo per stare in intimità in maniera diversa. Nel secondo trimestre la donna si sente piena, ha un senso di onnipotenza, il pancione cresce, i fastidi fisici passano e la vita sessuale migliora in termini di frequenza e soddisfazione. C'è sempre un forte bisogno di coccole e tenerezza. Nel terzo trimestre ritorna il calo del desiderio per l'ingombro fisico e la paura del parto. Qui- racconta la terapeuta- aumenta l'inibizione nella coppia, come se il feto potesse assistere all'atto sessuale. Invece, al termine della gravidanza i rapporti completi favoriscono l'attivarsi del travaglio, portano l'utero a contrarsi. Eppure è la fase in cui la donna è più in protezione e predilige contatti fisici senza coito'. Dopo il parto 'può continuare un calo del desiderio, provocato sia dal Baby blues che dall'ossitocina prodotta con l'allattamento. La donna sembra appagata dal legame simbiotico con il figlio, oppure può sentirsi molto stanca nelle prime settimane'.
- Come incide il parto sulla vita sessuale? 'Dipende dal vissuto della donna- risponde Triggiani- è difficile pensare che un organo che fino a quel momento abbia dato solo piacere possa dare anche la vita. In questo senso, da parte dell'uomo potrebbe esserci una difficoltà nell'avvicinarsi alla donna, soprattutto se non ha elaborato e vissuto il parto come un evento naturale a cui si è preparata familiarizzando a quell'organo in modo diverso. Per aiutarle ad affrontare il parto nel migliore dei modi, le ostetriche fanno fare esercizi con il perineo'.
- Come si aiuta una donna in gravidanza ad elaborare il passaggio dal ruolo di figlia al ruolo di madre? 'La gravidanza è costellata da una serie di perdite e acquisizioni- afferma la psicoterapeuta- e il passaggio da ruolo di figlia a ruolo di madre è centrale. Sin da piccola la donna, giocando con le bambole, si identifica con la propria madre. Desiderare o meno un figlio non prescinde dal confrontarsi con la mamma, un corpo che l'ha generata e che è simile al 'mio'. Nei nove mesi la donna ripercorre quindi le sue relazioni primarie: possono esserci ferite che si riaprono nel ricordare questi legami, cicatrici che se sanguinano rendono ancora più difficoltoso e forzato un passaggio che deve essere graduale e trasformativo. Se c'è un conflitto, questo porta a galla risentimenti, rancori, rabbia e blocchi. Lo psicologo può aiutare a capire cosa non ha funzionato in queste relazioni, incoraggiando le donne ad elaborare completamente i legami disfunzionali o traumatici'.
- Cos'è la depressione post partum? 'La depressione post partum incide nel 10-15% dei casi- riporta subito la terapeuta del Cristo Re- una percentuale abbastanza elevata perché molte donne non arrivano alla diagnosi'. La depressione post partum insorge nei mesi successivi dal parto e può durare fino al primo anno di vita del bambino. 'Ha una sintomatologia simile alla depressione maggiore, e riguarda anche l'area di accudimento del minore'. I sintomi sono 'disturbo dell'umore, irritabilità, stanchezza, perdita d'interesse, incapacità a sintonizzarsi con i bisogni del bambino, difficoltà a sentire quando piange, insonnia'. Non si conoscono le cause, ma ci sono fattori biologici, ambientali e psicologici di rischio che possono predisporre la donna alla depressione: 'Ansia e depressione durante la gravidanza, una storia familiare e personale di depressione, se in altre gravidanze ha sofferto di depressione, eventi traumatici durante la gravidanza e in età precoce, lutti o abusi, conflitti familiari o con il partner, la giovane età, ragazze madri'.
L'Edinburgh test 'dà alla donna la percezione di quello che sente in quel momento. Il cut-off è fissato a 12, se la donna supera quel valore è utile consultare uno specialista. Al di sotto c'è il Baby blues, da cui la depressione post partum si distingue per intensità e durata. Fondamentale- consiglia l'esperta- è il ruolo di chi sta accanto alla donna, che deve essere attento se c'è qualcosa che va oltre il normale stato caratteristico del post parto'.
- Quali sono, secondo la sua esperienza, le false credenze (i falsi miti) sulla gravidanza? 'Innanzi tutto il monito della buona madre-sottolinea Triggiani- la società si aspetta che una donna in attesa sia felice, competente, in grado di, appunto una buona madre, senza considerare gli aspetti di ambivalenza, paura e tristezza, caratteristici della gravidanza e in generale della vita dell'essere umano nelle fasi di evoluzione e passaggio da uno stato all'altro. Se la donna ha vissuto in un contesto che rimanda sempre a un certo standard di vita, quando inizia ad avvertire paura e tristezza si autocensura, non si legittima a provare emozioni più scomode. Questo- ripete la psicoterapeuta- è un falso mito molto pericoloso. Di pari passo quello dell'istinto materno, che c'è ma deve essere messo in pratica. Il neonato ha l'istinto alla suzione, la madre all'accudimento, all'offrire il seno, ma entrambi non l'hanno mai fatto. La prima fase del post parto è di conoscenza, deve far venire fuori quello che non abbiamo mai sperimentato'.
- Un consiglio alle donne in gravidanza? 'Vivere l'attesa come momento creativo, con i suoi lati oscuri e di luce. Riconoscere i lati più oscuri permette di accettarli e di non sentirsi sopraffatti dalla paura e dai sensi di colpa che potrebbero altrimenti rappresentare una trappola. Winnicott dice che non esiste la mamma perfetta, ma che deve essere sufficientemente buona- conclude- capace di tollerare la fatica e la preoccupazione dell'essere madre'.
(Wel/ Dire)
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