(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 27 gen. - L'esperimento, condotto dalla psicologa Victoria Talwar, prevedeva che un bambino si trovasse in una stanza con alle spalle un giocattolo sonoro, e che un ricercatore, anch'esso nella stanza, gli chiedesse due volte di indovinare da quale giocattolo provenisse il suono. Poi il ricercatore aggiungeva un nuovo e sconosciuto giocattolo sonoro e si allontanava dalla stanza prima della seconda fase del test, chiedendo al bambino di non sbirciare il nuovo giocattolo durante la sua assenza pena una serie di conseguenze, più o meno punitive, o il semplice ammonimento che dire la verità è la cosa giusta da fare, che questo l'avrebbe fatto stare bene e che l'adulto ne sarebbe stato contento. Al suo ritorno il ricercatore chiedeva al bambino se aveva sbirciato o no.
I bambini osservati tramite la videoregistrazione durante l'assenza dello sperimentatore erano 372, con un età compresa tra i 4 e gli 8 anni. Due terzi dei minori hanno infranto la regola e due terzi di questi hanno mentito: è interessante notare che la maggior parte dei bambini che ha mentito era anche stato minacciato di incorrere in una punizione, mentre chi ha detto la verità era stato incoraggiato a farlo in quanto comportamento approvato dal ricercatore o comportamento giusto, che li avrebbe fatti sentire bene. I più piccoli erano più inclini alla compiacenza dell'adulto, mentre i più grandi interiorizzavano più facilmente la norma come valore positivo. L'idea di fondo è che la minaccia di una punizione non aiuta a scegliere di dire la verità, ma anzi può avere l'effetto opposto e ridurre la probabilità che i bambini siano sinceri con noi. Si tratta di informazioni utili per tutti i genitori e gli insegnanti che cercano di incoraggiare i bambini alla comunicazione sincera e a comportamenti onesti.
Per saperne di più: http://www.stateofmind.it/2015/01/bugie-bambini-genitori/ (Wel/ Dire)