A un numero allarmante di bambini in età prescolare vengono prescritti farmaci per trattare l'iperattività, contrariamente a quanto prescritto dalle linee guida mediche che lo vietano per bambini di età inferiore ai sei anni. forse il motivo è perché gli operatori sanitari sono troppo stressati e vanno dritti al farmaco piuttosto che offrire interventi psicologici. Più di un quinto degli psicologi scolastici hanno affermato di conoscere bambini in età prescolare a cui vengono dati farmaci come il Ritalin, anche se l'Istituto Nazionale per la Salute e l'Eccellenza Clinica (Nice) raccomanda di provare prima con gli interventi psicologici. L'indagine, che mirava a studiare la medicalizzazione dei comportamenti dell'infanzia, ha trovato una "intolleranza della differenza": i bambini che non si conformano alla norma sono sempre più visti come sbagliati. Uno psicologo dell'educazione che ha preso parte allo studio, svolto dall'University College London Institute of Education (IoE) e dalla British Psychological Society, ha scritto: "La nostra più grande difficoltà è che i servizi di salute mentale per gli adolescenti e i team dei pediatri sono così a corto di personale che vanno dritti ai farmaci e ignorano completamente le linee guida Nice". Ritalin, il nome commerciale più comunemente usato per il metilfenidato, è uno stimolante del sistema nervoso centrale utilizzato per il trattamento del disturbo da deficit di attenzione (ADD) e disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Le linee guida Nice, modificate nel 2013, affermano: "Il parent training e i programmi di educazione sono il primo trattamento per genitori o i responsabili dei bambini in età prescolare ... Il trattamento farmacologico non è raccomandato per i bambini in età prescolare con ADHD". Questi sono i risultati di un sondaggio svolto su 136 psicologi scolastici provenienti da 70 enti locali in tutto il Regno Unito. L'obiettivo era avere le loro opinioni sulla valutazione, la diagnosi e il trattamento dell'ADHD. Dallo studio è emerso che il farmaco è la soluzione principale per il trattamento della sindrome. "Il farmaco è ritenuta la forma predominante di trattamento per l'ADHD, nonostante le linee guida Nice dicano che in primo luogo dovrebbero essere attuati gli interventi psicologici". L'indagine, che sarà pubblicata ufficialmente il prossimo anno, sottolinea il "bisogno urgente di esaminare le politiche locali in materia di prevenzione efficace e intervento in caso di difficoltà sociali, comportamentali ed emotive prescolari". Vivian Hill, direttore della formazione professionale in Psicologia dell'educazione presso l'IoE, che ha condotto la ricerca con Horatio Turner di UCL, ha dichiarato: "E' allarmante scoprire che i bambini 'terribili', che spesso non hanno avuto l'accesso a trattamenti alternativi, vengano trattati con i farmaci. Quasi certamente dipende dal fatto che i servizi di salute mentale dei bambini sono incredibilmente sotto-finanziati. È veloce e facile, non allunga le liste d'attesa e permette un intervento sul posto. Lavorare con un bambino, o una persona giovane, e la sua famiglia nel corso del tempo è molto più costoso, ma molto più sicuro e può avere risultati migliori. La medicalizzazione ha un impatto a breve termine, ma non farà la differenza a lungo termine". Gli psicologi educativi che hanno partecipato al sondaggio hanno detto che "l'intolleranza della differenza" influenza il modo in cui gli adulti considerano l'apprendimento e il comportamento dei bambini. Uno di loro ha scritto: "Ormai le persone che non si adattano a un ambiente particolare sembra debbano avere qualcosa di sbagliato". Secondo lo studio troppo spesso si ebfatizzano le caratteristiche del bambino, piuttosto che porre l'attenzione sui fattori ambientali, "a causa di famiglie e scuole che intendono abdicare dalla responsabilità del comportamento dei bambini e alle carenze sistemiche nelle attuali procedure diagnostiche". Uno dei partecipanti ha dichiarato: "Adottare una spiegazione semplice è comodo e confortevole, assolve tutti dalla colpa individuando il problema nel bambino". Gli psicologi educativi in questo contesto si sentono sempre più frustrati. "Di solito quando siamo coinvolti il dado è già stato tratto, tanto che l'unica soluzione percepibile è il farmaco". La ricerca conclude che gli psicologi scolastici dovrebbero essere coinvolti nello sviluppo di una più ampia comprensione delle prospettive contestuali sull' ADHD tra le famiglie e raccomanda un approccio multidisciplinare per la valutazione e il trattamento. "L'osservazione del comportamento da parte di una psicopedagogista ha portato a un calo significativo di diagnosi e farmaci per il trattamento dell'ADHD", ha ricordato uno degli psicologi. Un portavoce del Dipartimento della Salute ha aggiunto: "Ci sono chiare linee guida sul trattamento dell'ADHD che raccomandano solo l'uso di farmaci nei casi più gravi e come parte di un piano di trattamento globale. La salute mentale dei bambini è una priorità fondamentale, per questo motivo abbiamo formato una task force che esamini le possibilità per arrivare a una migliore assistenza possibile- conclude- abbiamo investito 54 milioni di sterline per migliorare l'accesso ai trattamenti psicologici".
Farmaci per l'ADHD e rischio cardiovascolare
Inattenzione, iperattività e impulsività sono comportamenti che caratterizzano l'ADHD e che possono rendere difficile ai bambini apprendimento e socializzazione. I farmaci stimolanti vengono prescritti per il loro controllo. Secondo una ricerca condotta in Danimarca medicinali come Ritalin e Concerta sembra che raddoppino le probabilità di complicanze cardiache con aumento di pressione arteriosa e ritmo cardiaco, tuttavia "ritenuti benigni e insignificanti da un punto di vista clinico" ricorda il dr. Andrew Adesman presidente del Cohen Children's Medical Center, struttura clinica che si occupa di comportamento e sviluppo del bambino, con sede a New York. Comunque "il rischio di effetti collaterali sull'apparato cardiovascolare causati da stimolanti per l'ADHD è un rischio da prendere in considerazione e di cui preoccuparsi" ha dichiarato l'autore dello studio il dr. Soren Dalsgaard professore associato alla Aarhus University, anche se "medici e genitori non dovrebbero allarmarsi e non dovrebbero interrompere la terapia se i bambini mostrano benefici nella stabilizzazione dell'umore". Preoccupazione legittima generata dai rapporti che riportavano morti improvvise, crisi cardiovascolari e ictus causati da farmaci per l'ADHD. Lo studio pubblicato online su Journal of Child and Adolescent Psychopharmacology, ha monitorato 714mila bambini danesi, nati tra il 1990 e il 1999, di cui 8300 con ADHD dopo i 5 anni di età: 111 bambini (poco più dell'1%) hanno manifestato innalzamento della pressione arteriosa, aritmie, arresto cardiaco o più generale problemi cardiovascolari. Dai dati statistici risulta che l'assunzione di Ritalin e Concerta, raddoppia la probabilità di manifestare problemi cardiaci: i ricercatori, tuttavia, non hanno valutato se l'ADHD vi possa essere collegato direttamente. Ora alla luce dei risultati la domanda è se i benefici dei farmaci contino di più rispetto alle possibili complicanze: un piccolo numero di bambini trattati farmacologicamente hanno avuto problemi cardiaci, sostiene Dalsgaard l'autore dello studio. "I benefici dei medicinali per l'ADHD possono risultare equivalenti agli effetti collaterali, ma non dobbiamo sottostimare i rischi". Andrew Adesman minimizza i problemi. I genitori devono confrontarsi col cardiologo circa eventuali problemi cardiaci preesistenti la terapia con farmaci per l'ADHD. HealthDay - 3 luglio 2014
PIOGGIA DI PILLOLE E POCA CHIAREZZA: L'ESERCITO DEI BAMBINI IPERATTIVI
Il bambino non riesce a star fermo sulla sedia? Va male a scuola? È maleducato e mostra insofferenza verso l'autorità? Due sono i casi: o il piccolo è semplicemente troppo vivace e poco disciplinato, oppure è malato. La malattia si chiama Adhd (acronimo che sta per Attention Deficit Hyperactivity Disorder): meglio nota come iperattività, provocherebbe deficit di attenzione e problemi comportamentali. Se, come per molte patologie di questo tipo, non si è ancora riusciti a determinarne l'origine (così come la diagnosi pare ancora nebulosa), l'industria farmaceutica è arrivata al solito prima di tutti: Ritalin, Adderall e altri psicofarmaci e stimolanti sono ormai entrati a far parte della "dieta" farmacologica di milioni di bambini in tutto il mondo. In Italia la polemica è riesplosa di recente, dopo l'autorizzazione, a partire dal 2013, della vendita della guanfacina, nuovo psicofarmaco per bimbi affetti da Adhd, la cui sperimentazione in questi anni è passata quasi sotto silenzio. La denuncia parte dall'associazione "Giù le mani dai bambini", che si occupa di farmacovigilanza pediatrica, e dalla giornalista Rita Dalla Rosa, che nel suo libro "La fabbrica delle malattie" (Ed. Terre di mezzo), svela nel dettaglio i meccanismi di marketing delle case farmaceutiche per questo tipo di medicinali. Scopriamo così come le loro campagne pubblicitarie siano sempre mirate all'attivazione di "un discorso" su una vera o presunta malattia, in realtà finalizzato alla promozione di un farmaco già pronto per essere immesso sul mercato. Che in questo caso specifico, gli psicofarmaci per bambini, Della Rosa stima in ben 3 miliardi di euro. Secondo il registro creato nel 2007 dall'Istituto superiore di Sanità, e voluto proprio dall'associazione "Giù le mani dai bambini", i piccoli italiani a cui sono somministrati i medicinali contro l'iperattività sarebbero circa 2mila. A questi, però, bisogna aggiungere i 57mila minori tra 0 e 13 anni che, secondo il Rapporto Arno-bambini 2011, sono in cura con psicofarmaci per altre patologie. Infine c'è l'indagine condotta da Telefono Azzurro ed Eurispes, da cui è emerso che tra gli studenti delle scuole superiori il 18,6% dichiara di assumere tranquillanti e il 14.7% di far uso regolare di antidepressivi. Se in Italia il fenomeno è in crescita ma comunque monitorato (siamo per ora gli unici ad avere un registro ufficiale dei piccoli pazienti trattati con i farmaci per l'Adhd), nel resto del mondo le cifre si fanno più impressionanti. In Inghilterra, ad esempio, le prescrizioni di "pillole per l'attenzione" in 10 anni sono quadruplicate. Ma è soprattutto negli Stati Uniti che il trend delle diagnosi di iperattività con conseguente prescrizione di psicofarmaci pare non volersi arrestare. Secondo le stime dei Centri di Diagnosi e prevenzione statunitensi, l'Adhd già ne 2007 era stata diagnosticata a circa 5,4 milioni bambini americani tra i 4 e i 17 anni, in pratica il 9,5%. In realtà manca ancora un database ufficiale e probabilmente le percentuali oggi sono molto più alte. Inoltre, spesso gli studi dicono tutto e il contrario di tutto, segno di quanto la reale conoscenza della malattia, ma soprattutto il mercato e gli affari, giochino un ruolo centrale nella questione. Certo, sul fatto che la patologia esista sembrano non esserci più dubbi, anche se ancora si dibatte sulla sua origine, determinata probabilmente da una combinazione di fattori diversi: genetici, ambientali, traumatici, o cerebrali. All'incertezza su origine e diagnosi, si aggiunge il problema che spesso i farmaci vengono prescritti anche a chi malato non è, semplicemente per migliorare voti e rendimento scolastico, o anche come soluzione alle devianze sociali giovanili. Perchè negli Usa succede anche questo. Per non parlare delle diagnosi di Adhd effettuate da molti medici con assoluta superficialità, senza aver fatto tutte le dovute valutazioni anche per quanto riguarda le condizioni ambientali e il passato del bambino, con tanto di audizioni di famiglia e insegnanti. Spesso, infine, sono gli stessi genitori (magari entrambi lavoratori full time), che chiedono il trattamento farmacologico per il proprio bambino, estenuati dal suo comportamento apparentemente o realmente ingestibile. Ma questi psicofarmaci per l'attenzione servono davvero? Il Ritalin, ad esempio, è una pillola a base di anfetamina, che agisce su alcuni neurotrasmettitori chimici del cervello come la noradrenalina e la dopamina. Aiuta i bambini non solo a concentrarsi e a stare buoni e tranquilli, ma migliorerebbe anche la socialità e le prestazioni motorie. Diversi studi hanno dimostrato che circa il 70% dei bambini sottoposti a trattamento farmacologico hanno riscontrato un effettivo miglioramento dei sintomi dell'Adhd. Ma oltre al fatto che si sta abituando un cervello in via di sviluppo all'utilizzo di una "droga", bisogna fare attenzione anche agli effetti collaterali, la maggior parte leggeri, ma che possono diventare anche gravi: inappetenza, irritabilità, nausea, insonnia, addirittura tendenze suicide. "Questi farmaci aumentano la concentrazione nei brevi periodi, ed è per questo che agiscono così bene anche con gli studenti che devono affrontare gli esami. Ma se vengono dati ai bambini nel lungo periodo, gli effetti svaniscono: i bambini non migliorano né il loro comportamento né i loro voti" spiega in un commento al New York Times, Alan Sroufe, docente di psicologia dell'Institute of Child Development dell'Università del Minnesota. Che aggiunge come, in realtà, dei veri e propri studi sugli effetti a lungo termine ancora non siano stati effettuati. E se i metodi alternativi per trattare malattie come l'Adhd esistono, c'è da dire che sono scarsamente seguiti. Secondo i sostenitori di questo approccio, bisognerebbe innanzitutto lavorare con le famiglie e le classi, e anche la dieta può giocare un ruolo decisivo nel contrastare i sintomi, eliminando gli acidi grassi Omega-3 e le deficienze di ferro e zinco. Il problema è che questo tipo di trattamento necessita di molto tempo e sinergie, soprattutto ci vogliono fondi, mentre il farmaco è veloce ed economico, oltre che spinto a più non posso dalle industrie farmaceutiche. In questo modo, sostengono i fautori del trattamento mirato, "ci si abitua a pensare che tutti i problemi possano essere risolti con una pillola, mentre il bambino cresce con il pensiero che in lui ci sia qualcosa di sbagliato". "Alla fine non abbiamo molta scelta" commenta tra gli altri Michael Anderson, medico che opera tra le famiglie povere della Contea Cherokee in North Atlanta, e che spesso ha dovuto somministrare farmaci come Ritalin e Adderall ai suoi piccoli pazienti "Come società abbiamo deciso che è troppo dispendioso modificare l'ambiente del bambino. Così, abbiamo modificato il bambino stesso".
Anna Toro