(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 17 feb. - Le tecniche di imaging cerebrale possono dare risposte importanti anche riguardo a quale tipo di psicoterapia sia più indicata per i singoli pazienti che soffrono di depressione evitando così di perdere preziose settimane in tentativi diversi.
SPERIMENTAZIONE SU PAZIENTI IN DEPRESSIONE - Lo hanno scoperto i ricercatori della School of Medicine dell'University of North Carolina che hanno reclutato 23 pazienti con depressione clinica non ancora trattata. Il gruppo è stato sottoposto alla imaging cerebrale e successivamente ognuno di loro ha incontrato lo psicoterapeuta (in questo caso di tipo comportamentale) per 12 sessioni di terapia alla settimana.
NEL CERVELLO SI ATTIVANO LE STESSE ZONE - Nei pazienti che hanno beneficiato in modo maggiore della psicoterapia, i ricercatori hanno anche evidenziato una stessa risposta nell'imaging cerebrale. Hanno usato un particolare tipo di risonanza magnetica (chiamato MRI, o RS-fcMRI) che visualizza l'attività coordinata di diverse regioni del cervello e di vari circuiti neuronali mentre il cervello non è impegnato in nessuna particolare attività. In pratica, i soggetti presentavano una maggiore connettività tra la corteccia anteriore insulare - una regione coinvolta nell'assegnare importanza agli eventi - e il giro temporale medio - una sezione che svolge un ruolo nell'esperienza soggettiva delle emozioni. In secondo luogo, i pazienti avevano connessioni forti tra il solco intraparietale - una struttura coinvolta nel mantenimento della concentrazione - e la corteccia frontale orbitale - una regione del cervello coinvolta nell'assegnazione di valori positivi o negativi agli eventi.
UN AIUTO PER STABILIRE MEGLIO IL PERCORSO TERAPEUTICO DA SEGUIRE - Queste regioni del cervello si accendevano (attivavano) simultaneamente proprio in quei pazienti che avevano tratto maggior beneficio dalla psicoterapia offerta loro. "C'è una complessa interazione tra le regioni del cervello che sono coinvolte nel controllo cognitivo e le regioni interessate a capire come si provano i sentimenti", ha detto Gabriel S.
Dichter, professore associato di psichiatria e psicologia, membro dello staff di ricerca.
"In futuro saremo in grado di utilizzare la tecnologia di imaging cerebrale non invasiva per trovare per i pazienti con l'opzione di trattamento che ha le migliori possibilità di guarirli dalla depressione", ha detto Dichter, "nella mia mente, questo è importante quanto lo sviluppo di nuove terapie. Abbiamo già un sacco di eccellenti trattamenti, ma non c'è modo di sapere qual è il migliore per un determinato paziente". Infatti si stima che il 40 per cento delle persone non trovano beneficio nel primo tipo di trattamento provato.
TECNICA DA USARE ANCHE PER LA RISPOSTA AGLI ANTI-DEPRESSIVI - Dichter e i suoi colleghi hanno in programma di estendere i loro studi di imaging per esplorare la risposta specifica ad altre forme psicoterapia, ai farmaci anti-depressivi, e alla stimolazione cerebrale. "E' una lunga strada per trovare il giusto trattamento per ogni paziente", ha detto Dichter. "Il nostro obiettivo è quello di sviluppare una "tabella di marcia", di utilizzare questo tipo di informazioni per prevedere quali pazienti risponderanno a quali trattamenti".
(Wel/ Dire)