Presidente Iacp: "Occorreva legge più attenta all'utenza"
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 10 feb. - 'In Italia chi fa counselling non può in buonafede asserire che il counselling sia la stessa cosa della psicoterapia'. È un dato di realtà e a spiegarlo all'agenzia di stampa DIRE è Alberto Zucconi, presidente dell'Istituto dell'Approccio centrato sulla persona (Iacp), che aggiunge: 'la regolamentazione del counselling, come per la psicoterapia o la medicina, varia da nazione a nazione. In Italia il counselling è stato regolamentato dalla legge 4 del 14 gennaio 2013, che ha disciplinato un'attività la cui deriva era pericolosamente orientata a una interpretazione e a una pratica che spesso noi definiamo 'selvaggia', in quanto non indirizzata alla tutela dell'utenza ma agli interessi di chi la pratica e comunque troppo spesso senza una solida etica di riferimento. La legge fa riferimento al modello anglosassone e prende le distanze dal sistema del riconoscimento ordinistico, nel rispetto delle raccomandazioni della Unione europea. Così -chiarisce lo psicoterapeuta rogersiano- sebbene io mi augurassi una legge più accurata e più orientata alla tutela dell'utenza, riconosco che un passo avanti è stato fatto, anche in previsione dello sviluppo delle agenzie di accreditamento a garanzia di una competizione reale e trasparente'.
In Italia esistono varie agenzie di accreditamento del counselling, 'io conosco piuttosto bene il Coordinamento nazionale dei counsellor professionisti (Cncp), che grazie all'impulso del suo primo presidente, Pio Scilligo, professore ordinario di psicologia all'Università di Roma 'La Sapienza', ha promosso la trasparenza, la qualità e l'etica professionale- ricorda Zucconi- tale opera è oggi portata avanti dal suo ex allievo, il professore Raffaele Mastromarino, attuale presidente del Cncp'.
LE AGENZIE DI ACCREDITAMENTO - 'Nei sistemi non ordinistici, propri delle nazioni di matrice anglosassone quali gli Usa, l'Australia, la Nuova Zelanda e l'Inghilterra, per esercitare la psicoterapia bisogna avere il titolo di Ph.D. in Psicologia clinica- spiega ancora il presidente dello Iacp- e le Università che rilasciano tale titolo devono superare obbligatoriamente l'esame di una agenzia di accreditamento. Negli Usa è l'American psychological association (Apa) ad accreditare i corsi universitari pubblici e privati per psicologi. Mi piace rilevare che il nostro corso di psicoterapia centrata sul cliente, fondato nel 1979 da Carl Rogers, è passato al primo scrutinio- precisa Zucconi- mentre quello dell'Università di Harvard è stato respinto cinque volte, poiché giudicato troppo teorico e con un insufficiente numero di ore di apprendimento esperienziale. È importante comprendere- in termini fenomenologici- che le professioni fanno parte di una costruzione sociale della nostra realtà: è in tal senso che occorre promuovere efficacemente in Italia la trasparenza e la qualità nella formazione'.
A CRITICARE L'ITALIA CI PENSA L'EUROPA - 'L'Italia ha un sistema ordinistico che l'Europa dichiara anomalo per due ragioni: una moltiplicazione smisurata di professioni dotate di ordine professionale (ben 28 contro le 6/8 delle altre nazioni) e professioni regolate di nome ma non di fatto. Un vero ordine- sottolinea il segretario nazionale del Coordinamento nazionale delle scuole di psicoterapia (Cnsp)- ha come scopo primario la tutela degli utenti, mentre al contrario l'Unione europea considera i nostri ordini più come corporazioni a tutela dell'interesse degli stessi professionisti'.
L'Ordine degli psicologi ha visto la luce nel 1989 'dopo venti anni di battaglie, grazie alla legge 56/89 il cui articolo 3 istituisce i corsi di specializzazione in psicoterapia. Io personalmente e tutte le scuole che sono membri del Cnsp consideriamo la legge 56/89 una buona legge. Infatti, prima della legge l'esercizio della psicoterapia era riservato solo a medici e psichiatri che potevano erogarla senza che fosse loro richiesta una preparazione adeguata. E' stata una lotta corporativa in cui- prosegue il professore- fino a ieri gli psicologi non erano riconosciuti con la qualifica di professionisti. Oggi invece chi è psicologo o medico per erogare i servizi di psicoterapia deve formarsi in una scuola di specializzazione riservata appunto ai soli medici e psicologi e questo ovviamente tutela l'utenza'.
IL COUNSELING NON È PSICOTERAPIA - 'Il counselling non è psicoterapia e neppure un trattamento psicologico. Nello statuto del Cncp il counselling ha una durata massima di dieci sedute, un percorso ben diverso da quello della psicoterapia. E' 'un sostegno che viene dato dal counsellor professionista a un cliente o a un gruppo o a un'organizzazione interessati a sviluppare il proprio potenziale- chiarisce Zucconi- ossia realizza l'attività di un professionista addestrato ad aiutare gli individui o le collettività a sviluppare al meglio le proprie capacità e risorse. Il Coordinamento nazionale counsellor professionisti prevede non solo un massimo di dieci sedute, ma ovviamente l'obbligo di invio a uno psicologo, uno psicoterapeuta o uno psichiatra o un assistente sociale qualora nel percorso di counselling emerga un problema di natura psicologica o psicopatologica o sociale'. Zucconi è 'a favore di una delineazione del counselling quale relazione di aiuto che non invada il campo degli psicologi e degli psicoterapeuti. Asserire il contrario vuol dire lottare non per il bene degli utenti ma per sostenere gli interessi, anche economici di parte. Le ricerche parlano chiaro e tutti i codici deontologici prevedono per il professionista l'imperativo di sempre: operare in scienza e coscienza nell'interesse dell'utente'.
OCCORRE PIÙ DEONTOLOGIA - 'Il discorso è complesso e ancor prima di chiedersi se qualcuno cerchi d'invadere il campo degli psicologi, bisognerebbe domandarsi come mai in Italia ci sono tanti psicologi disoccupati e come mai i neolaureati in psicologia si lamentino di non avere ricevuto competenze adeguate, una formazione sul proprio codice deontologico. Io che collaboro con l'Organizzazione mondiale della Salute, nell'area della promozione della salute- afferma il presidente dell'Iacp- e faccio parte di vari consorzi universitari, ho raccolto un'esperienza internazionale che mi conferma nella convinzione che gli esseri umani hanno tante cose belle quanto carenze. E che queste carenze - solo se ammesse e riconosciute - possono di volta in volta essere compensate: basta riflettere sul fatto che in Italia prima della creazione dell'Ordine degli psicologi esisteva la Società italiana degli psicologi che aveva un codice deontologico di una sola paginetta e mezza. Tanto che fui costretto a tradurre in Italiano, per i corsi di psicoterapia dello Iacp, il corposo codice dell'Apa, l'American psychological association, per essere in grado di fare sottoscrivere ai nostri allievi e ai nostri docenti un codice deontologico per psicologi che potesse realmente definirsi tale'.
TANTO DANNO IN NOME DELLE CURE - Storicamente le professioni di aiuto soprattutto nell'area della salute mentale hanno prodotto gravi danni iatrogeni derivanti dai pregiudizi dei diagnosti. Ad esempio- ricorda il docente- Samuel Adolphus Cartwright (1793-1863), medico statunitense, che coniò una nuova patologia, quella dello schiavo fuggiasco; un caso eclatante di come un comportamento deviante possa essere creato dal nulla. Il medico statunitense pubblicò nel 1851 nel noto New Orleans Medical and Surgical Journal, un paper sulla drapetomania. Il suo sintomo diagnostico consiste nella fuga dello schiavo per evitare di svolgere il proprio dovere. Per Samuel Adolphus l'evidenza diagnostica era chiarissima: uno schiavo non può che essere squilibrato se in nome della libertà vuole lasciare un lavoro assicurato, la possibilità di mangiare, di vestirsi e di avere un tetto sopra la testa'.
Per fare un altro esempio, 'ancora nel 1973 tutte le persone omosessuali erano classificate come affette da psicopatologia nonostante l'esistenza di ricerche che sin dal 1956 dimostravano come tale affermazione fosse falsa. Mi vergogno di quanti danni nel passato la nostra ipocrisia, i nostri pregiudizi e la nostra cecità hanno provocato nel nome della cura. C'è bisogno di molta attenzione per non confondere i propri pregiudizi con l'evidenza scientifica e ripetere di nuovo simili tragedie.
LA RICERCA È CARENTE NEL CAMPO DELLA PSICOTERAPIA ITALIANA - Il Cnr 'ha investito ben poco nella ricerca in psicoterapia negli ultimi trent'anni. Inoltre nel servizio pubblico, anche quando la psicoterapia è con tutta evidenza il trattamento di elezione, il cittadino sovente non riceve psicoterapia. Questo è un vero e proprio attentato contro il capitale umano della nazione, perché non erogare servizi di elezione significa violare l'articolo 30 della Costituzione. Le ricerche mostrano che quando non si riceve il trattamento di elezione il quadro clinico peggiora e quel cittadino e la sua famiglia patiranno sofferenze non necessarie e graveranno maggiormente sul budget pubblico, fruendo di altri servizi sanitari con un numero crescente di assenze dal lavoro e ridotta produttività'.
UNA PROPOSTA DI LEGGE SULL'OVERFLOW - 'Il Cnsp, con l'aiuto del professore Luigi Cancrini, ha presentato due volte una proposta di legge ad iniziativa popolare con più di 300 mila firme per stabilire che, quando il servizio pubblico non riesce a erogare servizi per tutti, gli utenti in eccesso possono ricevere il trattamento di cui hanno bisogno accedendo a strutture convenzionate con le Asl. Le scuole di psicoterapia sarebbero disposte a erogare questi servizi a costi politici, a fornire supervisione e fare ricerca sulla qualità dei servizi erogati e anche sul rapporto costi/benefici: tutto ciò farebbe progredire la conoscenza in questo settore sia nell'ambito pubblico che in quello privato'.
LA SALUTE MENTALE È SALUTE SOCIALE - 'Vorrei che in Italia si potessero impegnare più energie nell'insegnamento universitario nell'area dell'etica professionale- aggiunge Zucconi- ad esempio con la sottoscrizione la più estesa possibile della Dichiarazione di Postdam (Promozione del capitale sociale, della salute e dello sviluppo estesa all'intera Università), perché realmente la salute mentale è salute sociale'. Un professionista 'deve essere in ogni momento capace di orientare le proprie azioni in accordo con saldi basilari punti di riferimento. Come un navigante per arrivare alla meta senza sbagliare rotta ed infrangersi sugli scogli, egli ha bisogno di impiegare una bussola in grado di indicare chiaramente i quattro punti cardinali. Il professionista delle relazioni di aiuto deve orientarsi nel processo di aiuto attraverso l'interiorizzazione di ciò che ho chiamato la bussola del professionista, che permetta ad ogni professionista di disegnare e gestire i setting delle varie relazioni di aiuto- conclude Zucconi- accompagnare il cliente e a facilitarlo con efficacia ed efficienza nel raggiungimento dei suoi obiettivi'.
(Wel/ Dire)