Coinvolti anche operatori sanitari e associazioni del territorio
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 1 dic. - "Emergenza di massa. Gestione psicologica, sanitaria e di protezione civile". Un tema che l'Ordine degli psicologi del Lazio insieme a prefettura e operatori sanitari sta affrontando a Roma.
Quello di "psicologia delle emergenze" e' uno dei 14 gruppi di lavoro permanenti all'interno dell'Ordine degli psicologi laziali: si propone di "migliorare la qualita' di vita delle vittime di catastrofi e incidenti, implementare la cultura del diritto alla salute e aumentare l'efficacia dell'equipe nel sostegno psicosociale nelle emergenze". Sensibilizzare l'opinione pubblica, dunque, e creare sinergie tra le competenze psicologiche, sanitarie e legislative per affrontare insieme emergenze come la difesa civile, i rischi ambientali e quelli sanitari.
Nel corso dei lavori Rita Di Iorio, coordinatrice del gruppo di lavoro, ha tratteggiato il quadro delle conseguenze psichiche di eventi catastrofici (dal "congelamento degli affetti" alla "depersonalizzazione" che nega la realtà) e ha riferito dell'importanza della rete sul territorio per essere capaci di supportare le vittime: diventa basilare il coinvolgimento di associazioni e centri di aggregazione (per esempio centri anziani) per sostenere psicologicamente le vittime, per elaborare quanto e' accaduto e per il recupero di una "nuova funzionalita'": "Dico 'nuova'- ha sottolineato Di Iorio- perche' il soggetto traumatizzato non e' piu' come prima, e va aiutato nel recuperare un nuovo equilibrio". Inoltre, la collaborazione piu' ampia tra realta' del territorio e' importante per "i processi di ricostruzione del tessuto sociale".
Ma deve trattarsi di una rete capace di durare il tempo necessario per continuare a supportare chi ne ha bisogno, anche dopo che l'emergenza e' passata. Anche i soccorritori, e' stato detto, hanno bisogno di essere supportati per le conseguenze psicologiche del loro lavoro. Di Iorio ha parlato anche del mondo della scuola in cui, in questi giorni dopo i fatti di Parigi, bambini e ragazzi hanno riportato le loro domande e il loro disorientamento: "In questo periodo nessuno ha pensato di aiutare gli insegnanti a capire come parlare dei fatti di Parigi. A loro viene demandato di parlare di aspetti complessi, dalle droghe ad esempio alle guerre, senza aiuto. Invece avere questa possibilita' e' necessario: significa contenere la paura dei bambini e indirettamente anche quella dei genitori e cio' ha ricadute collettive. Gestire la paura significa, poi, rendere i cittadini piu' flessibili in caso di emergenza".
Psicologi dell'emergenza si diventa. Per intervenire a livello emotivo, cognitivo, comportamentale e sociale in fase di emergenza, l'Ordine degli psicologi del Lazio ritiene fondamentale un percorso di formazione specifico. "E' una scelta professionale, una scelta volontaria- ha rimarcato di Iorio- e non ci si puo' improvvisare: l'iter formativo e' lungo e a volte costoso, ma va percorso (e diffidare da chi propone 'week end per diventare psicologi dell'emergenza'). Dobbiamo essere preparati all'accoglienza, all'informazione, agli interventi clinici e agli interventi psico-sociali". In tutto questo "la stabilita' emotiva interna e' basilare, per questa figura professionale, allo scopo di contenere e sostenere le vittime". E anche lo psicologo ha bisogno di gruppi di appartenenza: anche su questo fronte si sta lavorando la Lazio, grazie ad un protocollo ad hoc.
(Wel/ Dire)