Meschini: Integrare musicoterapia e riabilitazione multidisciplinare
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 1 dic. - Il supporto del profilo musicale, melodico e ritmico può migliorare la pratica della memoria. "Questo perché la memoria può essere attivata in modo diverso rispetto al linguaggio, e la musica lo fa stimolando delle aree cerebrali non sempre sovrapponibili a quelle che riguardano la funzione del parlato. Per ottenere risultati stabili nel tempo è importante però che la musicoterapia sia integrata in un percorso riabilitativo multidisciplinare e interdisciplinare". A rispondere alla DIRE è Rita Meschini, musicoterapista e docente nei conservatori di Ferrara e de L'aquila, e coordinatrice del servizio di Musicoterapia presso l'Istituto di riabilitazione Santo Stefano di Porto Potenza Picena, dove, dal 1997, svolge regolare e costante attività clinica, formativa e divulgativa relativamente all'applicazione della musicoterapia nelle gravi cerebrolesioni acquisite e nei disturbi della coscienza.
Un ambito in cui viene utilizzata con ottimi risultati la musicoterapia riguarda anche "lo stato di agitazione post traumatica, che spesso segue un trauma cranico e che si può manifestare con comportamenti di agitazione, disorientamento e confusione, oltre a ridotta iniziativa, facile affaticabilità e labilità attentiva. Uno stato in cui si ha difficoltà ad accedere alla memoria, sia precedente l'evento che immediatamente successiva. Questi pazienti- spiega la musicoterapista- portano con sé un disagio che viene espresso in forma di un'agitazione psicomotoria importante che può compromettere il trattamento. Si è visto che utilizzando con loro alcune tecniche di musicoterapia, basate soprattutto sull'ascolto musicale, è possibile riportarli a un livello di rilassamento e benessere tale da aiutarli a recuperare una capacità di collaborazione e partecipazione nel percorso riabilitativo globale".
L'ambito di lavoro principale di Meschini, da circa 18 anni, riguarda soprattutto i pazienti in stato vegetativo, e, ad oggi, ne ha seguiti centinaia. "Nell'Istituto di riabilitazione Santo Stefano arrivano persone in stato vegetativo o in condizione di minima coscienza, che hanno già fatto un primo periodo di ricovero ospedaliero nelle rianimazioni o nelle neurochirurgie, per affrontare poi il percorso di riabilitazione intensiva, finalizzato al recupero delle diverse funzioni, compatibilmente con la complessità del quadro lesionale esitato".
La distinzione tra coma e stato vegetativo non è "un sofismo". Il coma è una condizione che "si crea in seguito a un evento che interessa in modo impegnativo il cervello. Può essere un trauma cranico, un ictus, un'emorragia grave o una patologia celebrale grave che alla base vede la persona completamente distaccata dall'ambiente circostante. Questa situazione evolve, in genere, in uno stato definito dalla comunità medica internazionale come vegetativo. In questa fase il paziente può manifestare dei movimenti involontari- chiarisce Meschini- ad esempio aprire gli occhi, ma non presenta delle forme di comunicazione condivisibili con chi lo circonda".
- Come si inserisce la musicoterapia nello stato vegetativo? "E' un approccio che consente un accesso diretto alle emozioni, e in particolare a uno strato molto regressivo della condizione umana che è quello della relazione con l'ambiente esterno attraverso la sensorialità. La musicoterapia cerca una modalità di contatto con il paziente, utilizzando prevalentemente la voce- chiarisce la docente- attraverso delle improvvisazioni vocali e tenendo conto delle funzioni primarie del paziente: la pulsazione cardiaca e la respirazione. Si cerca di entrare in relazione con il soggetto facendo riferimento all'esperienza più antica nell'essere umano: il primo contatto sonoro nel grembo della madre, il contatto con il battito cardiaco e il suono della voce materna, per ricreare proprio attraverso la voce una condizione emotiva piacevole e stimolante per un ritorno a una comunicazione con l'ambiente esterno".
- La musicoterapia può anticipare futuri miglioramenti? "Si, può aiutare ad individuare alcuni elementi- aggiunge Meschini-come uno stato di coscienza emergente che può predire un successivo recupero pieno della responsività e della coscienza, facilitando un accesso più diretto alle emozioni. La musicoterapia può evidenziare delle risposte e dei segnali di presenza e contatto del paziente che precedono una comunicazione più efficace rispetto ai canali più abituali, come il codice verbale".
- La musicoterapia è molto utile anche nelle persone con disturbi del linguaggio e afasie? "Molti studi mostrano che la produzione del linguaggio verbale può essere danneggiata in seguito a lesioni focali delle aree cerebrali che presiedono il linguaggio verbale- spiega la musicoterapista- eppure pazienti con tali problematiche possono ancora avere accesso alla produzione musicale e al canto. Molti soggetti non riescono a parlare ma riescono a cantare, e questo può facilitare il recupero di alcune abilità comunicative facendo maggiore uso del profilo musicale anche del linguaggio parlato. Partendo quindi dal canto- conclude- si può lavorare sul recupero di alcune parole, per poi riacquistare progressivamente una più efficace capacità di esprimersi con il linguaggio verbale, che può risultare gravemente compromessa e, talvolta, anche in modo definitivo".
(Wel/ Dire)