Ardino (Sisst): Si manifestano piuttosto come frammenti sensoriali
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 1 dic. - 'L'esposizione a eventi traumatici comporta una temporanea o duratura 'disorganizzazione' neurobiologica, emotiva e cognitiva che, qualora non torni all'omeostasi nel post evento, ha degli effetti nel lungo periodo causando la mancata integrazione dell'esperienza e creando un nucleo di memoria traumatica. La memoria traumatica si accompagna a una riduzione dell'ippocampo e a un ingrossamento dell'amigdala, un fenomeno che impedisce, a livello neurobiologico, una buona integrazione del ricordo. Sono ricordi che si manifestano piuttosto come dei frammenti sensoriali che fluttuano nella mente senza essere integrati nella memoria autobiografica. E tale mancanza d'integrazione favorisce l'insorgenza di sintomi post traumatici e di sindromi trauma correlate'. Lo dice Vittoria Ardino, presidente della Società Italiana per lo studio dello stress traumatico (Sisst), aggiungendo alla DIRE che 'un evento potenzialmente traumatico attiva una risposta che ci fa sentire in stato di pericolo. A livello neurobiologico avviene un'iperattivazione dell'amigdala - zona del cervello dove si elabora l'emozione della paura -, l'attivazione del sistema di regolazione dello stress da cui viene rilasciato il cortisolo (ormone dello stress) e, con elevati livelli di cortisolo in circolo per un tempo eccessivo, si avranno ripercussioni sull'ippocampo, la zona del cervello dove si elaborano i ricordi'.
La strutturazione cognitiva ed emotiva di molte persone che hanno una sindrome trauma-correlata rende difficile il racconto autobiografico integrato dell'evento, perché avvertono 'il mondo come pericoloso, anche quando il pericolo cessa o non si presenta. A fronte di queste disfunzioni, le persone con sindromi trauma-correlate raccontano del trauma in modo frammentato e con una peculiare struttura narrativa che è povera di riferimenti agli stati mentali, ai pronomi e in generale di riflessività'.
- Come si presentano i ricordi traumatici? 'Possono essere molto vividi perché basati sulla sensorialità e- precisa il presidente della Sisst- quando riemergono sono di solito molto disturbanti. Oppure appaiono come pezzi dell'esperienza che vengono 'dimenticati', soprattutto nei casi di traumi perpetrati per mano dell'uomo'.
- Quali sono i meccanismi di difesa della memoria? 'Si manifestano attraverso alcuni sintomi, come l'evitamento. Se il soggetto non riesce ad integrare questi ricordi e sviluppa dei sintomi post traumatici, mette in atto azioni di evitamento che portano a evitare aspetti dell'esperienza o a rimuovere del tutto l'evento dalla consapevolezza'. Pensando ai sopravvissuti alle sparatorie di Parigi, Ardino continua: 'Per esempio, alcune vittime, per effetto del trauma e dei sintomi, eviteranno magari la strada del Bataclan. È una difesa disfunzionale- sottolinea- perché tanto più evito tanto più non integro il ricordo traumatico nella mia memoria autobiografica e rimango fissata su quell'evento come se si ripetesse continuamente nel tempo.
Questo, ovviamente, mi impedisce di avere una buona qualità di vita'.
Un'altra forma di difesa disfunzionale è la dissociazione: 'La mente, o la personalità, non riesce più ad integrarsi nelle sue parti per effetti di traumi molto gravi. Questo avviene ad esempio con i bambini maltrattati e abusati che si estraniano da quello che stanno vivendo come se qualcun altro vivesse l'esperienza di violenza al posto loro. Se tale reazione si organizza in un funzionamento strutturato di difesa, fino ad arrivare nei casi più gravi in età adulta a disturbi dissociativi dell'identità, le conseguenze saranno rilevanti perché non è più solo il ricordo che non si integra ma anche la personalità'. Onno van der Hart parla, nella sua 'Teoria della Dissociazione Strutturale', 'di parti di personalità che dialogano tra loro senza sapere dell'esistenza l'una dell'altra'.
- In cosa consiste il trattamento delle sindromi trauma-correlate? 'Innanzitutto bisogna fare una buona psicodiagnosi. A chi si occupa di pazienti con sindromi post traumatiche dico sempre che è molto importante partire dall'assessment per leggere il funzionamento dei sintomi, le difese disfunzionali o le patologie correlate. È molto difficile trovare una sindrome post-traumatica pura- fa sapere la presidente- spesso questa si confonde con disturbi di personalità, o è in concomitanza con la depressione, con manifestazioni ansiose, con l'uso di sostanze o i disturbi del comportamento alimentare. Ecco perché è necessario isolare il nucleo traumatico nella fase di assessment. Se non sappiamo in fase di assessment che cosa il paziente ha messo in atto per proteggersi da questa ferita traumatica, è difficile pianificare il trattamento'. Successivamente, si andrà ad individuare, nello spettro delle psicoterapie trauma-focused, quella più adatta al paziente. 'Non esiste il trattamento principe- conferma il presidente della Sisst- ma diversi trattamenti evidence-based, o alcuni che,pur non essendo ancora evidence-based, hanno già dato buoni risultati a livello clinico. È tuttavia importante definire per ogni paziente e a seconda dei tipi di trauma che ha vissuto e dei sintomi che presenta quale tipologia di intervento trauma-focused posso proporre'.
Al di là del trattamento, 'è chiaro che la centralità deve essere l'integrazione del ricordo traumatico- sottolinea Ardino- perché solo in questo modo riesco ad aiutare il paziente a lavorare sui sintomi. Nelle sindromi post-traumatiche complesse è anche molto importante lavorare sulla visione del mondo che ha il paziente, sulla sua regolazione emotiva e la capacità di ricostruire un senso di fiducia nei confronti del mondo, del sé e dell'altro'.
In tutti i trattamenti trauma-focused è importante dedicare uno spazio alla psico-educazione. 'È una preparazione per avviare con il paziente un lavoro di normalizzazione ed evitare il drop out. Spieghiamo che le sensazioni che vive, e che sono molto sgradevoli, sono legate all'esperienza traumatica. La psicoeducazione chiarisce al paziente quale tipo di trattamento affronterà e cosa succederà nella terapia'.
- Quanto durerà nelle vittime degli attentati di Parigi il ricordo traumatico? 'Ci sono delle differenze individuali molto importanti nell'elaborazione di un evento traumatico- chiosa la presidente- le risorse psichiche ed emotive sono diverse. Parigi è un evento collettivo, ha investito un'intera società, un intero continente europeo e questo indirettamente ha un peso sulle vittime. Un trauma collettivo provoca una ferita sociale e crea un effetto di 'contaminazione' che può rendere più complessa l'elaborazione dell'esperienza se la comunità fa fatica a rielaborare; insomma in questo caso dipende anche da come la comunità intera reagisce all'evento traumatico'.
- Crede che sia stato superato il trauma dell'11 settembre? 'Non del tutto. Ci sono ancora delle vittime con sintomi post traumatici. Si pensi che molti che hanno riportato sindromi post traumatiche erano addirittura vittime indirette. È stata condotta una ricerca sulle donne in gravidanza che avevano assistito all'evento, per indagare la reazione neurobiologica legata al cortisolo di queste donne. Uno studio longitudinale da cui è emerso che i nascituri già presentavano, nei primi anni di vita, dei problemi legati alla regolazione del cortisolo. La trasmissione intergenerazionale del trauma passa anche a livello neurobiologico'.
- Si recupera sempre la memoria dopo episodi traumatici? 'Non sempre si recuperano i ricordi- avverte Ardino- questo succede soprattutto nei casi di maltrattamenti infantili. Qui però entriamo in un terreno minato. A volte questi ricordi di abuso, apparentemente dimenticati (il cervello non dimentica, non sono solo consapevoli), riemergono durante la terapia e con loro riemerge il trauma. Ma su questo c'è un dibattito tutt'ora aperto, soprattutto negli Stati Uniti'.
- Ci può fare una brevissima panoramica degli approcci trauma focused? 'Oltre all'approccio molto conosciuto dell'EMDR, sono molto efficaci la Narrative Exposure Therapy, un trattamento breve nato per affrontare i traumi di guerra, o ancora quelli complessi vissuti dai rifugiati; la Brief Eclectic Psychotherapy for the treatment of post-traumatic stress disorder (PTSD), che ha studi di efficacia equiparabili a quelli dell'Emdr; alcune terapie basate sul corpo- conclude Ardino- come la Sensory-Motor'.
(Wel/ Dire)