Morrone (direttore Inmp): In Libano 2 milioni di siriani
(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 28 apr. - Solo il 6-9% dei migranti che arriva in Europa viene dal Mediterraneo, la maggior parte viene dal Nord Est e, talvolta, dal Nord Ovest. Lo afferma alla DIRE Aldo Morrone, medico e direttore generale dell'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp) di Roma.
Il fenomeno migratorio si è quindi modificato. "Negli anni '90 i migranti arrivavano dall'Albania, all'inizio del 2000 dalla Tunisia e dalla Libia con l'azione di organizzazioni criminali gestite in modo diretto e indiretto dal regime di Gheddafi. Una violenza indicibile allora come oggi", racconta il medico.
In Albania il fenomeno è "stato risolto grazie ad accordi di cooperazione internazionale. Oggi il Paese presenta delle migrazioni soprattutto interne ed è diventato uno Stato che accoglie gli immigrati. Il Libia la situazione è diversa- prosegue Morrone- nel 2011 è cominciata la guerra civile, prima interna tra gruppi che contrastavano il regime, poi voluta dagli Usa e dall'Europa. L'Italia mise a disposizione le basi aeree e partecipò alle missioni umanitarie. Personalmente portai più di un migliaio di feriti".
In Africa "non abbiamo avuto solo le 'Primavere arabe', si sono perpetuate anche altre situazioni di ingiustizia profonda (la dittatura in Eritrea, l'abbandono di gruppi armati in Somalia, i gruppi islamici fondamentalisti in Nigeria e la situazione del Sudan del Sud) che hanno tutte determinato un maggior flusso di persone migranti. Non dimentichiamo poi la guerra in Siria- precisa il medico- sono aumentate le persone che fuggono dalle dittature".
I siriani non sono mai arrivati in Europa: "Loro vivevano in un Paese moderno che ci ricorda un po' la situazione dell'Iraq di Saddam Hussein- continua a spiegare Morrone- non c'era la democrazia ma e in quelle aree era garantita la stabilità. Abbiamo fatto saltare l'Iraq, poi l'Afghanistan ed ora entriamo in Siria. Non possiamo pensare che i confini posti nel 1919, quando abbiamo inventato il Medio Oriente, rimarranno inalterati. La Siria conta 6 milioni di persone profughe in vari paesi. Si pensi che solo in Libano ci sono 2 milioni di siriani rifugiati, registrati e non all'Alto commissariato delle Nazioni Unite.
Fuggono dai disastri bellici e non sono interessati a rimanere in Italia. Vogliono andare in Europa del Nord- sottolinea il direttore Inmp- dove esiste una politica più strutturata in materia di richiedenti asilo politico e rifugiati".
Dal trattato di Dublino "molte persone immigrate in Italia cercano di nascondersi per evitare di avere il diniego alla richiesta di asilo politico e restare bloccati per sempre nel nostro Paese. Certo è che l'Europa ha abbandonato l'Italia, la Grecia, la Spagna e in parte il Portogallo- chiosa il direttore Inmp- lasciandole gestire indipendentemente e insufficientemente il fenomeno migratorio. Manca una politica migratoria comune e ne pagano le conseguenze donne e bambini". Nel 2013, dopo "l'ennesima tragedia della morte di più di 300 migranti a Lampedusa (soprattutto eritrei), l'Europa aveva annunciato l'operazione 'Mare Nostrum', che metteva a disposizione professionisti e marinai della Marina militare con navi che accoglievano anche 2 mila persone, dove poterle visitare e identificare. Un'operazione attenta anche sul piano psicologico- sottolinea lo studioso di migrazioni- c'erano psicologi esperti sulla gestione del trauma e medici. Sono testimone di una formazione di tutto il personale. 'Mare Nostrum è stata un'operazione di grande successo ma le polemiche politiche hanno impedito che continuasse, trasformandola in Triton: un'operazione invece con grandi difficoltà gestionali".
Morrone ripete: "È mancata un'azione di cooperazione internazionale sotto l'egida dell'Onu e dell'Unione europea nei Paesi da cui provengono queste persone. Sono stato in questi Paesi e posso dire che in assenza di un accordo che consenta un futuro alle giovani generazioni, è chiaro che ci sarà sempre una fuga. Gli stessi Paesi sono interessati a non fermare completamente la fuga dei loro cittadini, essendo questi una risorsa di sviluppo in termini di rimesse".
Come appaiono i bambini che arrivano sulle nostre coste? "Riescono a superare questi drammi in modo straordinario, ma ovviamente sono spaventati. Molti hanno perso uno o entrambi i genitori lungo il viaggio, hanno subito diversi traumi e la prima cosa da fare è accoglierli, farli giocare per restituirgli anche solo in apparenza una vita normale fatta di orari e attività scolastiche. È importante accarezzarli- rimarca il medico- e far sentire loro la presenza di una persona che li vuole bene".
Aiutare gli adulti è più facile? "Gli adulti sono più speranzosi, avvertono il miracolo di arrivare sani e salvi e sanno che una volta giunti in Italia potranno affrontare tutti i problemi del mondo. Abbiamo visto donne partire incinta di nove mesi e sfidare la chance della vita. Sanno- conclude Morrone- che partorire in territorio europeo è un'opportunità".
(Wel/ Dire)