(DIRE - Notiziario Psicologia) Roma, 21 apr. - Il lavoro educativo improntato a una didattica personalizzata nei casi di bambini con Disturbo specifico dell'apprendimento (Dsa) deve necessariamente tenere conto degli aspetti psicologici e relazionali connessi a tali condizioni. Frequentemente, soprattutto quando ancora il disturbo non è stato riconosciuto, il bambino è solo con la sua difficoltà: l'ambiente non è sintonizzato con le sue esigenze e quindi non fornisce il supporto adeguato.
Al livello emotivo egli accumula tensione che potrebbe sfociare in tendenze ansiose o fobiche, oppure in comportamenti oppositivi e/o iperattivi. Tale situazione può determinare una condizione di auto isolamento e disinteresse generalizzato verso le attività scolastiche e talvolta verso le relazioni sociali. A questo punto i problemi comportamentali emergono come la punta di un iceberg, e l'ambiente non può evitare di scorgerne le manifestazioni e di attivarsi per affrontare il "problema".
Nella migliore delle eventualità viene precocemente e correttamente individuata la reale natura del comportamento dell'allievo e si avvia il percorso istituzionale che si conclude formalmente con la consegna del certificato alla scuola, la redazione e l'attuazione del Piano didattico personalizzato (Pdp). Tuttavia, avviene spesso che trascorra un periodo di tempo molto lungo fra l'emergere delle problematiche scolastiche e la presa in carico della difficoltà reale dell'allievo. In questi mesi, talvolta anche anni, il bambino vive continui insuccessi a cui vengono date delle attribuzioni errate, di cui egli stesso si convince: "Non ti impegni abbastanza", "Non hai studiato", "È pigro", sono alcuni esempi di frasi utilizzate da genitori e insegnanti che, giorno dopo giorno conformano la rappresentazione delle capacità e dei limiti del bambino.
Il bambino con Dsa, quindi, osservando la discrepanza fra le prestazioni attese e quelle reali, diviene consapevole della propria responsabilità, e tuttavia, sente di non poter agire in modo da modificare il proprio rendimento. Il vissuto circa gli apprendimenti scolastici sarà connotato da un senso di inefficacia, di auto impotenza appresa e di demotivazione riguardo tutto ciò che concerne la scuola; il conseguente disinvestimento rischierà di generare comportamenti che, in ultima analisi, possono trovare esito in fenomeni di dispersione. Infatti, non bisogna sottovalutare gli effetti nocivi di un mancato riconoscimento del disturbo: il senso di inadeguatezza e di disagio fa parte della quotidiana esperienza di vita dell'allievo con Dsa, pertanto è evidente la necessità di agire precocemente con un intervento caratterizzato da elevato spirito collaborativo da parte di tutti coloro che si prendono cura, a vari livelli, del bambino. Il rischio di patologie ansiose o depressive è talmente alto che talvolta accade che, al momento della certificazione, i sanitari debbano accompagnare questo documento con una richiesta di psicoterapia al fine di agevolare il recupero psicofisico del minore. Il verificarsi di una tale eventualità costituisce sempre un grande fallimento, il cui peso purtroppo ricade gravemente sulle spalle di ragazzi che, invece, hanno diritto ad un apprendimento adeguato alle loro capacità, ad una didattica rispettosa dei punti di forza e i debolezza, ad un ambiente sereno ed agevolante. Hanno diritto, insomma, di essere riconosciuti nelle proprie specificità e di essere messi in condizione di godere dello stesso diritto allo studio di cui godono i loro compagni.
SCARICA QUI LA SCHEDA OPERATIVA PER IL RICONOSCIMENTO DEGLI ALUNNI CON DSA (Wel/ Dire)