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Fine vita, al San Camillo il primo Pdta dedicato
Roma, 26 mar. - Ha da poco compiuto un anno la Legge 22 dicembre 2017, n. 219, contenente "Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento" ed entrata in vigore il 31 gennaio 2018. Una legge che cerca di rispondere al bisogno sempre piu' sentito delle persone di autodeterminarsi nel momento in cui la vita sta per spegnersi. Una necessita' emersa con insistenza negli ultimi anni anche a seguito dei successi della medicina, delle nuove scoperte farmacologiche e delle innovative invenzioni nel campo dei dispositivi, che sempre piu' spesso permettono di strappare dalla morte pazienti per i quali, fino a qualche anno fa, non ci sarebbe stato niente da fare. Ma a che prezzo? Le cure palliative sono state un passo decisivo per accompagnare il malato verso la morte nel modo meno doloroso possibile. Ma a volte il quadro clinico del paziente puo' essere cosi' gravemente compromesso da richiedere decisioni piu' difficili. Staccare la spina, attivare o rinunciare all'alimentazione e idratazione artificiale, donare o non donare gli organi. Decisioni difficili da prendere e anche da far rispettare. In questi momenti, infatti, entrano in gioco le emozioni. Le difficolta' dei famigliari ad accettare la morte di un loro caro. O anche le convinzioni personali, religiose ed etiche, dei famigliari e dei professionisti sanitari, che possono entrare in contrasto con la volonta' del paziente.
Per definire i diritti dei pazienti e garantire - attraverso percorsi di cure condivisi tra operatori sanitari e cittadini - il rispetto della dignita' per chi si trova nella fase finale della vita, l'Ao San Camillo-Forlanini di Roma ha dato vita al primo Pdta sul Fine Vita. Ad elaborarlo un gruppo di 18 professionisti: 12 medici di cui un medico legale, un filosofo bioeticista, una psicologa, due responsabili qualita' e risk management e due infermieri di cui uno coordinatore del processo donazione/trapianti di organo.
Approvato con delibera del Direttore Generale il 12 dicembre 2018, il Pdta e' rivolto in questa prima fase solo a pazienti adulti (o ai suoi famigliari o fiduciari, nel caso di pazienti incoscienti) che si trovano in una fase della malattia cosi' avanzata da ritenere che possa essere per loro piu' appropriato un percorso di cure palliative oppure a pazienti giunti per politrauma non suscettibili a terapia.
È prevista la costituzione di equipe appositamente formate nei reparti dove piu' spesso si trovano le persone nella fase di fine vita: Oncologia, Medicina d'Urgenza, Ematologia, Medicina interna, ad esempio.
Partendo dalla constatazione del quadro clinico del paziente, l'e'quipe avra' un dialogo costante con il malato (se cosciente) e con la famiglia o il fiduciario per pianificare le cure o ricostruire le volonta' del paziente in vista delle eventuali scelte da effettuare negli ultimi istanti di vita, ad esempio rispetto la donazione di organi o eventuali procedure di rianimazione.
Il Pdta raccomanda che nel processo decisionale sia coinvolto il maggior numero di professionisti possibile e che il percorso di fine vita venga pianificato in anticipo per evitare decisioni particolarmente delicate prese in fretta e in un contesto di emergenza. Nella comunicazione con il paziente o i famigliari, "il medico non deve mai porsi come singolo professionista ma sempre come portavoce dell'intero team". È sul gioco di squadra che punta infatti il Pdta. Questo per fare percepire al paziente e ai famigliari il massimo sostegno possibile. Ma il concetto di squadra rappresenta, secondo le volonta' del gruppo di lavoro, anche un'opportunita' per il professionista di non sentire esclusivamente sulle proprie spalle il peso di un momento che e' parte integrante del proprio lavoro, ma che comunque puo' essere causa di stress psicofisico ed emotivo per i professionisti. Per questo il Pdta puo' rappresentare un valido strumento per aiutare i pazienti e i famigliari, ma anche per contrastare il burn out dei professionisti nonche' i contenziosi, dal momento che l'obiettivo e' arrivare a scelte condivise tra pazienti, famigliari e professionisti. Senza dimenticare il ruolo che, attraverso il dialogo, il Pdta puo' giocare per accrescere la cultura della donazione di organi.
Un percorso, dunque, che non vuole lasciare indietro nessuno. Perche' "il paziente morente e i suoi famigliari non devono mai sentirsi abbandonati", si sottolinea nel documento. Ma neanche il singolo professionista sanitario deve pensare di essere solo. Una fase da affrontare 'in squadra', appunto. Secondo un chiaro e preciso principio: "La gestione del fine vita richiede lo stesso impegno e la stessa attenzione dedicati ai casi di pazienti potenzialmente guaribili".
Articolo tratto da quotidianosanita.it (Red)
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PRESIDENTE Antonio Magi |
VICE-PRESIDENTE Pier Luigi Bartoletti |
SEGRETARIO Claudio Colistra |
TESORIERE Luisa Gatta |
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CONSIGLIERI MEDICI |
Foad Aodi |
Musa Awad Hussein |
Roberto Bonfili |
Stefano Canitano |
Gianfranco Damiani |
Giuseppe Imperoli |
Luigi Tonino Marsella |
Cristina Patrizi |
Ivo Pulcini |
Rosa Maria Scalise |
Maria Grazia Tarsitano |
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COMMISSIONE ODONTOIATRI |
PRESIDENTE Brunello Pollifrone |
SEGRETARIO Sabrina Santaniello |
COMPONENTI Nicola Illuzzi |
Giuseppe Marzo |
Giovanni Migliano |
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COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI |
PRESIDENTE Alfredo Cuffari |
COMPONENTI Emanuele Bartoletti |
Maria Cristina Billi |
SUPPLENTE Antonio Manieri |
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