(DIRE) Roma, 23 nov. - Un workshop per dire 'no alla violenza sulle donne'. E' l'appuntamento che Omceo Roma ha organizzato questa mattina, nella propria sede, per affrontare l'emergenza femminicidio attraverso la voce dei medici e degli specialisti. Omceo Roma da tempo e' sul campo per il contrasto alla violenza contro gli operatori sanitari, che al suo interno ha una specifica declinazione di genere che espone le donne a pericoli e rischi maggiori. Scorrono sul video le testimonianze delle vittime. Ginecologhe, psichiatre, studentesse universitarie, ma anche migranti, donne vulnerabili, figlie. Identita' e vite diverse unite dalla comune violenza degli uomini incontrati. Una mattina di lavori con un fitto programma di relazioni, presentazione di progetti, ma anche testimonianze sui rischi che corrono le giovani donne medico, sui segnali d'allarme, e infine le questioni medico-legali, a cui ha partecipato, tra gli altri, il magistrato Antonio Calaresu.
I medici, quelli di base o di Pronto soccorso, ma anche gli odontoiatri, sono le sentinelle che prima di altri possono intercettare i primi segnali di abusi e violenze, specialmente in ambito domestico. Bisogna saper agire nel modo corretto, accogliere la vittima, tutelarla e indirizzarla nella fase traumatica e post traumatica.
SCALISE: NECESSARIO RACCONTO DEL DOLORE - "C'e' un tempo per il racconto del dolore e successivamente uno per la speranza". E' il commento della psichiatra Rosa Maria Scalise, consigliera dell'Omceo Roma e coordinatrice della commissione Pari opportunita', che ha risposto alla Dire, sull'opportunita' di raccontare abusi e maltrattamenti. Nei casi e nelle esperienze seguite dalla psichiatra con vittime di violenza, "se non si passa attraverso l'elaborazione del dolore vissuto- ha sintetizzato Scalise- diventa davvero difficile arrivare al riscatto e alla speranza".
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PATRIZI: FORMARE I MEDICI DI BASE - "Una donna che subisce maltrattamenti familiari e' una donna magari depressa, che lamenta dolori, che ha piu' accessi al Pronto soccorso. Dobbiamo riuscire a identificarla. Il medico di base deve essere formato per saper intercettare i primi segnali di quella che in letteratura viene definita 'intimate partner violence' e che puo' degenerare". E' la sintesi della relazione che Cristina Patrizi, consigliere Omceo Roma, ha spiegato alla Dire nel corso del workshop. "Non e' affatto semplice- ha sottolineato Patrizi- perche' bisogna enfatizzare la confidenzialita' con il paziente e saper poi mettere in atto una serie di strumenti per prevenire o evitare il peggio. Il punto critico e' che spesso la denuncia non risolve la problematica. Abbiamo visto molte donne uccise dopo che avevano denunciato. Giornate come queste devono servire a sensibilizzare la categoria, ma anche a tirar fuori i sintomi precoci della violenza e a trovare le soluzioni, in alleanza con associazioni e istituzioni".
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SANTANIELLO: ODONTOIATRA 'SENTINELLA' IMPORTANTE - Per Sabrina Santaniello, consigliere della Commissione Albo Odontoiatri di Roma e presidente di Andi Roma, il dentista puo' essere una "sentinella" in grado di intercettare i primi segnali. "La bocca e' la parte piu' esposta del viso. Spesso il trauma di un dente o una ferita lacero-contusa possono fare intuire e presagire una violenza piu' grande", ha detto interpellata dall'agenzia Dire. "Ho lanciato il progetto 'Dentista sentinella della violenza di genere', che e' un protocollo d'intesa proposto al ministero dell'Interno e ora al vaglio di quello della Salute- ha continuato- per fare in modo che il dentista possa essere un valore aggiunto nel grande progetto di contrasto alla violenza di genere e a quella contro gli operatori sanitari. Spesso l'odontoiatra, specialmente il libero professionista, deve capire come agire e quali strumenti utilizzare per aiutare una donna.
Serve una formazione specifica".
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(Sim/ Dire)