(DIRE) Roma, 16 mar. - "Questo congresso internazionale, dove si incontrano tanti colleghi e colleghe che si occupano di ossigeno ozono terapia, sia italiani che di origine straniera, e' un momento di confronto per fare il punto su questa pratica clinica". Lo ha dichiarato Foad Aodi, fisiatra e consigliere dell'Ordine di Roma, intervenuto al convegno 'Innovazione e condivisione per crescere' organizzato a Roma presso la Pontificia facolta' Seraphicum.
"Nel mio intervento- ha continuato- ho proposto una maggiore collaborazione interprofessionale tra tutte le figure: medici, fisiatri, ortopedici, neurochirurghi e fisioterapisti rispettando il ruolo di ognuno. Ho rilanciato il patto 'Uniti per la riabilitazione' e ho anche proposto di istituire un registro per tutti i colleghi che applicano l'ossigeno ozono terapia sull'esperienza dei medici estetici. Un registro rivolto sia a chi gia' collabora sia a chi vuole intraprendere la professione. Naturalmente con dei requisiti d'ingresso che, per chi gia' collabora, potrebbero essere: aver gia' esercitato negli ultimi tre anni attivita' di ossigeno ozono terapia in una struttura con certificazione del direttore sanitario, aver seguito corsi e congressi di aggiornamento in ossigeno ozono terapia certificati, aver svolto attivita' scientifica di ricerca in ossigeno ozono terapia o una docenza sul tema".
"La Sioot- ha spiegato ancora Aodi- ha chiesto la collaborazione dell'Omceo Roma, della Fimmg Roma e di Associazione medici stranieri in Italia, Umem e Uniti per unire per istituire un protocollo di intesa per andare oltre i confini del nostro Paese con l'ossigeno ozono terapia. Questo per combattere anche l'azione fai da te che danneggia la professione medica e i pazienti".
"Un dato sicuramente molto importante- ha aggiunto- e' che in Italia, vista la riabilitazione all'avanguardia, ad esempio per le patologie della colonna vertebrale, nello specifico per l'ernia del disco, gli interventi sono ridotti molto rispetto a 10 anni fa, parlerei del 65-70% di interventi in meno, questo grazie anche alla preparazione di tutti, all'impegno dei neurochirurghi, degli ortopedici e dei chirurghi della colonna vertebrale che collaborano di piu' e interagiscono di piu' con i fisiatri, con i fisioterapisti e con tutti quelli che si occupano di riabilitazione. Questo comporta un grande risparmio per il Servizio sanitario nazionale. Se il paziente riesce a risolvere la patologia vertebrale senza ricorrere a un intervento chirurgico- ha concluso Aodi- e' una vittoria per tutti, ma in primis e' una vittoria per il paziente".
(Edr/ Dire)