(DIRE) Roma, 14 mar. - Dopo 22 giorni e tre riunioni, la trattativa per il rinnovo del contratto della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria per il triennio 2016-2018 e' rimasta inchiodata al punto di partenza dal rifiuto delle Regioni e del Governo di dare certezza alle risorse economiche disponibili.
Risorse che, per quanto palesemente insufficienti rispetto alla perdita subita, non possono essere inferiori a quanto concesso dallo stesso datore di lavoro per altri settori del pubblico impiego e del mondo sanitario. Lo spiega in una nota l'Intersindacale.
I medici, i veterinari e i dirigenti sanitari dipendenti del SSN, dopo 9 anni di blocco ed un peggioramento delle condizioni del loro lavoro senza eguali, infatti, non chiedono piu' risorse degli altri, ma semplicemente di non averne meno di quanto concesso ad altre categorie professionali del mondo sanitario e della Pubblica Amministrazione. Appare pretestuoso nascondere dietro un no immotivato del signor MEF una questione economica, la cui soluzione richiede non l'arguzia dell'azzeccagarbugli, quanto piuttosto il buonsenso e la volonta' politica, liberando il campo da una volonta' punitiva nei confronti del lavoro svolto in regime di dipendenza dello Stato.
Le Organizzazioni Sindacali della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria, in attesa di un chiarimento politico da parte di Regioni e Governo, per senso di responsabilita' istituzionale nei confronti dei colleghi che, con i loro sacrifici negli ospedali e nelle Asl, tengono in piedi quello che resta della sanita' pubblica, consentono a proseguire il confronto contrattuale in sede meramente tecnica. I legali rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali, titolari della rappresentativita' politica e del potere di firma, pero', abbandonano il tavolo sino a che non si avranno risposte soddisfacenti, per rimarcare con tale allontanamento una protesta che aveva spinto allo sciopero, sospeso per quel senso di responsabilita' che la parte datoriale sembra voler umiliare.
La questione politica aperta attiene alla dignita' professionale ed economica, in confronto ad altri settori del pubblico impiego e non, di una attivita' che garantisce l'esigibilita' del diritto alla salute dei cittadini nonche' alla volonta', o meno, di concordare le regole di un patto che Governo e Regioni mandano in frantumi utilizzando la crisi economica come alibi tecnico per scelte politiche.
(Wel/Dire)