(DIRE) Roma, 17 mag. - Hanno un esordio in eta' giovanile (se non addirittura, nel 20% dei casi, in quella pediatrica) e il picco piu' importante si concentra tra i 15 e i 35 anni. In Italia affliggono circa 200mila persone (2,5 milioni in Europa e 5 milioni nel mondo), impattando pesantemente sulla loro qualita' di vita e limitandone numerosi aspetti. Le Malattie infiammatorie croniche intestinali, meglio conosciute con l'acronimo italiano Mici o quello anglosassone Ibd (Inflammatory bowel diseases), sono patologie complesse a componente infiammatoria e andamento recidivante che interessano l'intestino. Due le forme principali: la colite ulcerosa (che colpisce il 60% dei pazienti) e la malattia di Crohn (il 40%). Caratterizzate da sintomi invalidanti causati dal danno mucosale, conseguente a una reazione infiammatoria acuta-cronica, se non curate tempestivamente determinano un deterioramento intestinale progressivo che comporta complicanze e la necessita' di ricorrere alla chirurgia.
Convivere con una Mici, dunque, non e' facile. Ma oggi, nonostante le difficolta' che i pazienti incontrano sul loro cammino, forti dell'alleanza con il medico, possono realizzare i propri progetti di vita. È il messaggio che, in occasione della Giornata mondiale delle Malattie infiammatorie croniche intestinali 2018 (che si celebra il prossimo 19 maggio), vuole trasmettere 'Se Mici metto', il progetto di foto-storytelling di Msd con il patrocinio di Amici Onlus - Associazione nazionale per le Malattie infiammatorie croniche dell'intestino e di Ig-Ibd italian group for the study of inflammatory bowel disease.
L'iniziativa e' stata presentata a Roma.
La scarsa informazione e' stata a lungo un ostacolo alla diagnosi tempestiva di queste malattie. A cambiarne le prospettive non solo i progressi terapeutici, ma anche le campagne di sensibilizzazione, che ne hanno aumentato la conoscenza nel grande pubblico, e soprattutto il ruolo attivo degli stessi pazienti, forti del dialogo con il proprio medico. "Negli ultimi 20 anni abbiamo assistito a una vera e propria rivoluzione nella terapia delle Mici- ha detto Mariabeatrice Principi, ricercatrice presso l'Unita' di Gastroenterologia dell'Universita' di Bari- La grande novita' e' che le terapie non sono piu' rivolte soltanto alla risoluzione dei sintomi, ma anche alla riduzione del danno lesionale determinato dall'infiammazione. Tutto questo ha migliorato significativamente la qualita' di vita per i pazienti, ma per ottimizzare l'uso dei farmaci innovativi e' fondamentale l'attenzione costante al paziente e alla sua risposta alla terapia".
(Wel/Dire)