(DIRE) Roma, 17 mag. - Il carcinoma colo-rettale costituisce la seconda causa di morte per tumore in soggetti di sesso maschile e la terza nelle donne. In Italia, ogni anno, si registrano 40 nuovi casi ogni centomila abitanti. Eppure, nonostante questi numeri apparentemente inquietanti, il carcinoma colo-rettale e' tra le forme di neoplasia piu' facilmente prevenibili e gestibili. Infatti, poiche' l'evoluzione a partire da forme benigne (i comuni 'polipi') a forme maligne evolute e' molto lenta (mediamente 7 anni), strategie di screening atte a individuare precocemente i polipi prima che questi cancerizzino risultano estremamente efficaci. Lo screening del tumore del colon-retto puo' avvenire con due modalita': la ricerca del sangue occulto e la sigmoidoscopia flessibile. La ricerca del sangue occulto e' la modalita' piu' semplice e meno invasiva. Il paziente raccoglie campioni di feci per tre giorni consecutivi che vengono analizzato in laboratorio con kit di vario tipo, basati sulla reazione ossidativa del gruppo eme dell'emoglobina (test Fobt) o sull'identificazione delle catene dell'emoglobina con metodi 'immunochimici' (Fit). In caso di positivita' a questi test, e' indicata una colonscopia. Numerosi trial clinici hanno dimostrato che Fobt e Fit sono efficaci nel ridurre numericamente i nuovi casi di tumore del colon- retto, a patto che vengano eseguiti a larga scala e con cadenza annuale. In particolare, e' stato dimostrato che il Fobt riduce la mortalita' per tumore del colon fino al 32%. Inoltre, secondo la Iarc (agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) il test Fit, se eseguito ogni due anni permette di ottenere una riduzione del 10-40% della mortalita' per cancro del colon. Infine, poiche' la maggior parte dei tumori del colon insorge nell'ultimo tratto dell'intestino, e' stato propugnato un protocollo di sorveglianza basato su rettosigmoidoscopia.
Su quattro trial randomizzati, ben tre hanno dato esito positivo evidenziando una riduzione di mortalita' del 22-31%.
Infatti l'esame endoscopico consente di individuare precocemente i polipi e contestualmente, di asportarli. In questa maniera si riesce a evitare che i polipi diventino tumori, e cio' si traduce nella riduzione di casi di carcinoma e nella riduzione della mortalita'. L'implementazione delle strategie di screening per cancro colo-rettale ha portato ad una riduzione della mortalita' del 6.7% negli uomini e del 7.5% delle donne nel periodo che una serie di ricercatori europei hanno considerato in un recentissimo studio, dal 2012 al 2018. Tuttavia il raggiungimento di questi obiettivi e' fortemente condizionato dall'aderenza ai programmi ma soprattutto alla loro messa in atto. Da questo punto di vista dobbiamo segnalare come esistano delle forti differenze inter-regionali in Italia. Una survey della Societa' Europea di Gastroenterologia (Ueg) ha evidenziato come tra nord e sud Italia ci sia una netta differenza nella possibilita' di accesso, pari al 71.6% nel nord e solo il 7% nel sud Italia. Tali disparita' e' purtroppo generata da una mancanza di attenzione da parte delle istituzioni che inevitabilmente si riflettera' nei prossimi anni in un incrementato divario nel tasso di decessi per neoplasia del colon tra regioni italiane, a meno di non correre quanto prima ai ripari. In conclusione possiamo affermare che lo screening e' la sola strategia che consente di prevenire il tumore del colon, ed e' estremamente efficace. Tuttavia, per ottenere tali risultati, bisogna estendere lo screening in maniera capillare e proporlo alla popolazione periodicamente. Tutto cio', tuttavia, richiede una collaborazione tra istituzioni, strutture sanitarie e gli utenti del sistema sanitario.
(Wel/Dire)