(DIRE) Roma, 15 mag. - Il problema della numerosita' dei pediatri che si dedicano all'assistenza dell'eta' evolutiva in Italia sta raggiungendo la riflessione politica. "In generale, anche nei grandi ospedali del Nord, Nord Est, si cominciano a notare buchi e carenze negli organici dei pediatri con la difficolta' ad organizzare l'assistenza. Per la pediatria di famiglia, facendo delle previsioni sulle borse di studio per gli specializzandi in pediatria rispetto al fabbisogno che si creera' nei prossimi 10-15 anni, si immagina che ci sara' una carenza che obblighera' a un ripensamento dell'organizzazione dell'assistenza pediatrica". Ne parla alla Dire Generoso Andria, professore emerito di Pediatria dell'Universita' Federico II di Napoli e presidente della Societa' italiana di ricerca pediatrica (Sirp).
"Nell'ambito di questa carenza generale e' chiaro che in proporzione anche la carenza di una piccola percentuale di pediatri che si vogliono dedicare alla ricerca clinica diminuira'. Il problema della diminuzione di questi addetti alla ricerca e' diventato urgente- continua il professore- nel frattempo nelle universita' i docenti piu' anziani stanno andando in pensione e lo stesso avviene tra i primari, coloro che dirigono le unita' di ricerca negli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, per citare le due istituzioni dove si fa ricerca come fine istituzionale. È importante capire come cercare di migliorare il reclutamento dei giovani per una carriera di ricerca, e quindi aumentare l'attrattivita' per questa carriera".
Il contatto con la ricerca arriva troppo tardi. "Avviene dopo la specializzazione, dopo i 30 anni, perche' le tesi di laurea non rappresentano piu' un'occasione per avvicinarsi alla ricerca. Non hanno piu' valore per l'ammissione alla scuola di specializzazione- prosegue il presidente della Sirp- inoltre la sede della scuola di specializzazione puo' essere completamente diversa da quella dove si e' conseguita la laurea, e puo' essere difficile entrare in contatto come specializzandi con eventuali figure di tutor che si dedicano alla ricerca. Si arriva a un'eta' importante, ancora di piu' per le pediatre che rappresentano la maggior parte dell'organico degli specialisti in Italia, per cercare di trovare uno sbocco professionale che sia piu' certo, sicuro, forse piu' remunerativo rispetto a una carriera complicata e non chiarissima come puo' essere quella nelle Universita' o negli istituti a carattere scientifico".
La Sirp cerca di trovare soluzioni e proposte. "I tempi sono stretti e l'esito non e' compensato dagli ingressi. Il discorso della migrazione verso altri sbocchi non e' tanto verso l'estero per i clinici, ma e' verso carriere piu' interessanti sul piano pratico e remunerativo- conclude Andria- per poter programmare la propria vita personale e familiare in un'eta' ancora abbastanza giovane".
(Rac/ Dire)