(DIRE) Roma, 2 lug. - L'Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Roma ha inviato una lettera, a firma del presidente Antonio Magi, per richiedere una audizione alla Regione Lazio sulla proposta di legge numero 35 dell'8 giugno 2018, che intende ripristinare la verifica di compatibilita' al fabbisogno di assistenza per tutte le strutture di sanita' privata. Una marcia indietro rispetto alla legge regionale numero 7 del 2014 che aveva lasciato questo vincolo per la sola sanita' privata accreditata.
"Dalla Regione giustificano questa decisione dicendo che tutto e' da imputare al dissesto finanziario- ha dichiarato Brunello Pollifrone, presidente Cao Roma e segretario della Cao nazionale- al piano di rientro da cui il Lazio sta uscendo dopo quasi 5 anni. La Regione non puo' spendere soldi, se li spende li deve certificare, ma questo, generalmente, vale solo per i privati accreditati, cioe' coloro che si fanno rimborsare dalla Regione le spese sostenute. Se apro un ambulatorio di diagnostica per immagini privato, non accreditato, non solo non ci sono spese per la Regione, ma c'e' addirittura un guadagno perche' dovro' pagare l'imposta comunale e regionale. D'altronde questo e' quello che hanno fatto altre Regioni come il Piemonte, la Lombardia, l'Emilia Romagna, la Toscana, in tutte le regioni anche quelle che hanno il piano di rientro. Questa del fabbisogno e' una legge nazionale, pero' vale solo per gli accreditati, non parla dei privati non accreditati".
Facendo cosi', ha continuato Pollifrone, "si bloccano le attivita' diminuisce l'offerta sanitaria per il cittadino, oltre a intasare le strutture esistenti. In questo modo la Regione vuole avere il controllo sui privati, tutti i privati non solo quelli accreditati. Se l'apertura la decide un funzionario, un dirigente regionale si crea un rapporto discrezionale per cui decide lui se far aprire o meno un poliambulatorio. Dare la possibilita' decisionale finale al funzionario o al dirigente della Regione vuol dire che probabilmente, per come funzionano le cose in Italia, diamo adito ad un sistema clientelare. Siamo fiduciosi, crediamo che alla fine la Regione fara' marcia indietro. Abbiamo parlato con moltissimi consiglieri della Regione e della Commissione Salute, in tanti si dicono indignati e cadono dalle nuvole, perche' le leggi non sono scritte in modo chiaro e molto spesso non si capiscono. Finora l'hanno giustificata dicendo che e' un atto dovuto richiesto dal Ministero, ma in realta' non viene chiesto il fabbisogno per le strutture private non accreditate".
(Edr/ Dire)