(DIRE) Roma, 6 giu. - Integrita', governance, merito, competenza e rete. Sono queste le cinque parole chiave dell'anticorruzione sostenibile che hanno fatto da guida alla stesura del Decalogo per la Sanita' italiana, presentato questa mattina dall'Istituto per la Promozione Etica in Sanita', presso la Camera di Commercio di Roma. Presenti, fra gli altri, Francesco Macchia, presidente Ispe Sanita'; Alessio D'Amato, assessore alla Sanita' della Regione Lazio; Massimo Di Rienzo, responsabile scientifico formazione Ispe Sanita' e Giacomo Galletti, ricercatore Agenzia Regionale Sanitaria Ars Toscana.
Il decalogo e' il risultato di 4 anni di lavoro in cui l'Ispe si e' confrontato con dirigenti e operatori di Asl e AO di buona parte dei 20 Sistemi sanitari regionali impegnati ad adempiere le direttive provenienti dalla legge 190/2012 sulle 'Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalita' nella pubblica amministrazione'. Il confronto tra gli addetti ai lavori ha fatto emergere la percezione concreta che l'anticorruzione possa essere messa a sistema ovunque e che, soprattutto, possa essere attuata rimanendo nel quadro legislativo vigente, senza nuove norme o costi aggiuntivi, tenendo comunque conto delle molteplici differenze regionali. Un nuovo concetto introdotto e' quello dei Lea, acronimo che non indica i livelli essenziali di assistenza, ma i livelli essenziali anticorruzione, cioe' quegli standard che devono essere assicurati per creare le condizioni per poter garantire il raggiungimento di un determinato obiettivo anticorruzione.
"A 5 anni dalla Legge 190, abbiamo assistito ad un impegno straordinario della Pubblica Amministrazione italiana nella prevenzione di corruzione e illegalita'- ha dichiarato Francesco Macchia, Presidente Ispe Sanita' che ha sottolineato- Se si vuole che questa spinta non si trasformi in meri adempimenti burocratici con la conseguenza di disinnescare l'efficacia di quelle stesse indicazioni, si deve promuovere un approccio di sistema che punti ad un significativo 'cambio di passo' culturale, coinvolgendo tutte le forze che ne marcano l'urgenza, dalla stessa A.N.A.C. alle Regioni, fino alle organizzazioni federative sul territorio e ai medici che stanno sul campo a fianco dei cittadini." Il primo punto del decalogo e' far diventare l'anticorruzione un obiettivo di mandato politico. Il raggiungimento degli standard di integrita' dovrebbe essere un chiaro obiettivo che i governi regionali dovrebbero assegnare ai Direttori Generali nel momento della nomina.
Al secondo punto si stabilisce un unico sistema di controllo interno: ogni organizzazione del servizio sanitario nazionale dovrebbe dotarsi di una regolamentazione sul sistema di controllo interno ed individuare un ufficio dedicato all'integrazione e all'armonizzazione dei diversi sistemi di controllo interno. Il terzo punto prevede una rete di responsabili della prevenzione della corruzione per contrastare l'isolamento e sviluppare competenze e buone prassi. Una proposta che prevede la formalizzazione a livello regionale di un coordinamento di responsabili della prevenzione della corruzione.
Al quarto punto si prevede un percorso di sensibilizzazione del SSN sui fattori di rischio che favoriscono la corruzione. Il quinto punto recita 'piu' cultura e governance, meno moduli'e in pratica si propone un sistema che gestisca consapevolmente i conflitti d'interesse: uno delle principali cause di corruzione in sanita'. All'interno della proposta si pensa ad un organismo collegiale di valutazione del conflitto di interessi all'interno delle strutture del Servizio Sanitario Nazionale sul modello dell'Ospedale Careggi di Firenze, il primo a sperimentare questa soluzione innovativa.
Al sesto punto si propone di combinare compliance con etica, attraverso un approccio basato sulla responsabilita' individuale degli agenti pubblici, sul sistema di valori che li guida, sulla consapevolezza nella categorizzazione delle proprie azioni e di quelle altrui. Un obiettivo di medio- lungo periodo che mira a costruire solide basi di integrita' all'interno delle organizzazioni.
Settimo punto: adozione di policy di 'whistleblowing', per istituire e proteggere i segnalatori.
L'ottavo punto si focalizza su tre concetti: trasparenza, comunicazione e reputazione. Il disegno legislativo 97 del 2016 ha introdotto l'istituto dell'accesso civico generalizzato. Il nono punto mira a creare delle condizioni sfavorevoli alla corruzione attraverso un approccio con meno regole di condotta e piu' responsabilita' e partecipazione.
L'ultimo punto mette nel mirino la leadership etica, cioe' la qualita' della funzione dirigenziale. Una proposta che vorrebbe inserire tra gli obiettivi di performance individuali specifici comportamenti organizzativi che esaltino le qualita' della leadership etica.
(Wel/Dire)