(DIRE) Roma, 23 feb. - Dal 28 febbraio, su raccomandazione dell'European Medicine Agency (Ema), saranno ritirati dall'utilizzo ospedaliero due farmaci per mezzo di contrasto comunemente utilizzati fino ad oggi, entrambi a base di un metallo, il gadolinio. "La decisione e' arrivata a scopo precauzionale, a seguito di un lungo processo di valutazione dei dati scientifici disponibili e pur riconoscendo la mancata associazione del gadolinio presente nell'encefalo con sintomi specifici", spiega il dottor Carlo Quattrocchi, responsabile della Diagnostica per Immagini del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico e autore di vari studi proprio in quest'ambito. Questo perche' "le due molecole sono associate a quote del metallo ritenute nei tessuti che sono maggiori rispetto alle altre", chiarisce. L'esperto e' tornato pochi giorni fa da un workshop organizzato negli USA, a Bethseda (Md), dal National Institute of Health (Nih), dalla Food and Drug Administration (Fda) e dalla societa' scientifica Rsna nel quale si sono discussi metodi di ricerca e iniziative di collaborazione internazionale proprio sull'argomento.
"L'idea dominante oltre oceano- racconta l'esperto- e' che i mezzi di contrasto a base di gadolinio sono diversi l'uno dall'altro, hanno proprieta' chimico-fisiche e diagnostiche non sovrapponibili e, pertanto, il beneficio diagnostico per i pazienti non puo' essere compromesso da un rischio clinico non dimostrato". Un punto di vista che, evidentemente, gli esperti del Vecchio Continente non ritengono sufficientemente prudente, anche se "la recente nota Aifa sulla sospensione di mezzi di contrasto di Risonanza Magnetica a base di gadolinio- conferma Quattrocchi- riguarda solo due dei farmaci fino ad oggi utilizzati. Tutti gli altri rimarranno disponibili per la diagnostica in RM, secondo i criteri di appropriatezza d'uso e di minimizzazione della dose necessaria, criteri seguiti in generale nell'uso dei farmaci e, da sempre, in radiologia nell'uso dei mezzi di contrasto".
La possibilita' che minime quantita' del metallo in questione possano essere ritenute in encefalo dopo la somministrazione per endovena del mezzo di contrasto "e' nota da anni, ma le quantita' che rimangono nei tessuti sono trascurabili e fino ad oggi- parliamo di almeno 400 milioni di somministrazioni in tutto il mondo- non sono state osservate conseguenze cliniche o sintomi associati", aggiunge il radiologo. Che precisa: "Se questo fenomeno e' sicuramente trascurabile in pazienti che ricevono nel corso della loro vita una o due somministrazioni di mezzo di contrasto, le quantita' aumentano in modo cumulativo nei pazienti che, ad esempio per follow-up di sclerosi multipla, malattia di Crohn o malattie in eta' pediatrica, ricevono multiple dosi nel corso della loro vita. Non potendo escludere con certezza effetti a lungo termine e a dosi cumulate di gadolinio, l'Ema si e' pronunciata con la raccomandazione della sospensione, che sara' recepita a partire dal 28 febbraio dall'Aifa e, con essa, dalla Societa' Italiana di Radiologia Medica ed Interventistica".
Le indicazioni all'uso dei mezzi di contrasto a base di gadolinio, comunque, resteranno le stesse di sempre: "La raccomandazione da fare ai pazienti- sottolinea Quattrocchi- e' quella di consultare il proprio medico radiologo per qualunque dubbio o chiarimento ritengano necessario, fermo restando che i mezzi di contrasto, specie quelli a base di gadolinio, rimangono tra i farmaci piu' sicuri in medicina".
(Wel/Dire)