(DIRE) Roma, 7 feb. - Diverse le patologie, piu' o meno severe, a carico della mano e del polso piu' diffuse tra i professionisti del terzo millennio di cui spesso il computer e' il primo tra gli accusati quali dito a scatto, sindrome del tunnel carpale, rizoartrosi. Spesso le cause scatenanti di questi problemi si riconducono a strumenti di lavoro quali il pc, lo smartphone, il tablet o il mouse. In realta', il loro utilizzo scorretto rappresenta un fattore scatenante e non la causa della condizione patologica. "Nel caso specifico di computer e mouse - spiega in una nota Giorgio Pajardi, direttore dell'Uoc di Chirurgia e Riabilitazione della mano dell'ospedale San Giuseppe, Gruppo MultiMedica, Universita' di Milano - le prime cause intentate da dipendenti americani che imputavano a questi strumenti la causa di problemi a mani e polsi risale agli anni 90'. La maggior parte di queste, pero', si conclusero con la vittoria dell'azienda accusata".
E aggiunge: "È bene sottolineare, infatti, come non sia lo strumento tecnico in quanto tale a causare il danno, bensi' l'utilizzo della mano, organo di presa per definizione, in modo scorretto. A lungo, si puo' manifestare un'alterazione degenerativa, ovvero l'artrosi, non riferibile all'eta' ma a un utilizzo sbagliato dell'arto. Una delle forme artrosiche piu' frequenti collegata ad un errato e prolungato carico e' l'artrosi trapezio-metacarpale, ovvero dell'area dove il pollice si unisce alla mano".
Le tecnologie che piu' di altre possono portare un aggravante in questo senso sono i cellulari e i tablet, che richiedono di reggere lo strumento e digitare allo stesso tempo, talvolta con la stessa mano, senza un piano di appoggio, come accade invece con la tastiera del computer sulla scrivania.
Restando nell'ambito delle patologie della mano cosiddette spontanee, ovvero di origine non traumatica come il dito a scatto o la sindrome del tunnel carpale, si tratta di condizioni che si presentano a causa di gesti scorretti compiuti ripetutamente.
Pajardi precisa inoltre che "si crea un insano circolo vizioso in cui il paziente ha un disturbo anche grave ma non se ne prende carico perche' lo considera legato a un fattore esterno al proprio corpo. Se poi il problema diventa ingestibile, si reca dal medico restando tuttavia convinto di non poter guarire a causa del proprio lavoro - e prosegue - fino ad arrivare ai casi in cui la condizione di malattia viene sfruttata per ottenere vantaggi, come invalidita', benefit o privilegi sul posto di lavoro, legati a patologie specifiche alla mano".
La convinzione che la patologia sia correlata alla propria attivita' lavorativa porta il paziente, in qualche modo, a non essere collaborativo con lo specialista. In concreto, se non c'e' la convinzione di poter guarire, non puo' esserci neanche la motivazione necessaria ad affrontare, per esempio, un periodo riabilitativo strutturato. L'individuo si limitera' a indossare un tutore notturno e una volta tornato il dolore dara' la colpa al lavoro, senza cercare una guarigione definitiva. "È fondamentale stimolare chi e' colpito da determinate patologie a informarsi correttamente su come correggerle, al di la' della propria attivita' quotidiana. Se pensiamo, ad esempio, alla mano del musicista, non e' detto che il violinista in quanto tale debba essere colpito da patologie al polso o che il chitarrista soffra di rizoartrosi. Non sono il lavoro o lo sport che creano il problema ma la predisposizione e una delle applicazioni della mano che il paziente compie quotidianamente in modo errato. È chiaro che, se passa la maggior parte della giornata a ripetere lo stesso gesto, peggiorera' la situazione gia' patologica.
Purtroppo, la quasi totalita' delle professioni prevede l'utilizzo del pollice o della mano. Se la colpa fosse da imputare al lavoro, quindi, molti pazienti non potrebbero piu' svolgere alcuna attivita'. Per fortuna non e' cosi'" conclude il chirurgo della mano.
(Wel/Dire)