(DIRE) Roma, 6 feb. - Negli ultimi 20 anni la terapia antiretrovirale ha consentito alle persone nella condizione di Hiv sieropositivita' di avere un'attesa di vita di fatto molto simile alla popolazione generale. In modelli di proiezione e' stato osservato che oltre il 70% delle persone con Hiv avra' piu' di 50 anni nel 2030 e che il 28% di esse presentera' almeno tre comorbosita' legate all'eta' avanzata. Il workshop "1st Geriatric Hiv Summit. Future challenges in the Hiv management of elderly", due giorni a Roma presso il Grand Hotel Palatino, ha avuto come obiettivo quello di creare una interrelazione-dialogo tra due specialita': l'infettivologia e la geriatria al fine di esplorare i tanti aspetti in qualche modo comuni, rappresentati da "aspettativa di vita" intesa come "aspettativa di vita sana", strumenti di misurazione dell'eta' funzionale rispetto all'eta' biologica, disturbi neurocognitivi, sviluppo di programmi di intervento per migliorare l'aspetto funzionale e qualita' di vita, applicazione pratica di tali modelli.
"Il workshop verte su temi strettamente connessi con l'invecchiamento della popolazione di soggetti Hiv positivi in terapia antiretrovirale che, nel corso di questi ultimi anni, e' andata grandemente aumentando e che, per questo, deve ricevere da parte dei clinici il massimo dell'attenzione dal momento che l'infezione da Hiv si coniuga in questi soggetti a una fragilita' legata all'eta'", afferma il professor Roberto Cauda, direttore dell'Istituto di Clinica delle malattie infettive dell'Universita' Cattolica di Roma, dell'Uoc di Malattie infettive della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli e coordinatore del workshop insieme al professor Roberto Bernabei ordinario di Medicina Interna e Geriatria all'Universita' Cattolica di Roma e direttore Polo Scienze dell'Invecchiamento, Neurologiche, Ortopediche e della testa-collo della Fondazione Policlinico Gemelli.
"Alla luce di questi cambiamenti epidemiologici- aggiunge la dottoressa Antonella Cingolani ricercatrice di Clinica delle Malattie infettive dell'Universita' Cattolica - Policlinico A.
Gemelli e promotrice del workshop- gli infettivologi, che hanno in cura le persone con infezione da Hiv, devono riconoscere e gestire in maniera adeguata questo nuovo aspetto della malattia da Hiv e in particolare devono tenere in considerazione la possibilita' di patologie legate all'invecchiamento con la conseguente necessita' di assumere farmaci per ipertensione, patologie renali, cardiovascolari, osteoporosi, ecc. che posso interferire con i farmaci antiretrovirali". Oggi e' quindi necessario, per ottimizzare la salute globale dei soggetti Hiv positivi, applicare quei principi di geriatria che possono aiutare non solo a preservare l'aspetto sanitario ma anche quello sociale di questa popolazione che invecchia. Il workshop offre la possibilita' di riflettere su questi argomenti e creare gruppi di lavoro futuri in grado di lavorare insieme alla creazione di un Network nazionale. "Attraverso il contributo di specialisti e opinion leader sia infettivologi che geriatri, nazionali e internazionali- auspica la dottoressa Cingolani- il workshop offre l'opportunita' di riflettere e condividere conoscenze ed esperienze, anche grazie alla presenza di comunita' di pazienti. C'e' anche l'obiettivo ambizioso di gettare le basi per la formazione di giovani medici sia infettivologi che geriatri per creare team interdisciplinari di gestione del soggetto anziano con infezione da Hiv".
(Wel/Dire)