(DIRE) Roma, 9 apr. - Piu' della meta' (il 56%) dei pazienti cronici italiani ha pensato di abbandonare le cure. E per uno su dieci (12%) si tratta di un pensiero ricorrente. Solo un paziente su tre (31%), inoltre, risulta essere completamente aderente alle terapie. È quanto emerge, in sintesi, dalla ricerca 'Io e la mia malattia' commissionata all'Universita' Cattolica del Sacro Cuore (Facolta' di Psicologia, Centro di Ricerca EngageMinds Hub). La ricerca, che si basa su un campione rappresentativo di mille pazienti cronici italiani, applica il modello del 'Patient health engagement' (Phe Model) per misurare il livello di coinvolgimento attivo(engagement)dei pazienti e le relative ricadute sul percorso di cura. L'indagine e' stata presentata oggi a Roma in occasione della presentazione del progetto 'Abbiamo i numeri giusti', che si e' svolta all'Istituto superiore di Sanita'.
"I risultati evidenziano come la quasi totalita' del campione (il 97%)- ha spiegato Guendalina Graffigna, professoressa di Psicologia per il Marketing Sociale all'Universita' Cattolica- si dichiara consapevole dell'importanza di avere un ruolo attivo nel percorso di cura. Eppure, solo il 9% dei pazienti cronici italiani risulta realmente coinvolto nel percorso di cura e in grado di proiettare la propria condizione di salute in una progettualita' soddisfacente di vita. Il 45% del campione dichiara poi, pensando alla propria malattia, di sentirsi in allerta, confuso e disorientato, o addirittura 'in blackout', sconvolto dalla diagnosi e incapace di gestire la propria condizione. Meno della meta' i pazienti cronici italiani che, pensando alla propria malattia, si dichiarano consapevoli e informati, formalmente aderenti alle cure ma poco in grado di riconfigurare la propria traiettoria di vita in maniera positiva e soddisfacente".
La ricerca, ancora, ha evidenziato che piu' il paziente e' in grado di giocare un ruolo attivo e consapevole, piu' il percorso di cura viene rispettato. La percentuale di pazienti cronici che hanno pensato diabbandonare le cure, infatti, diminuisce sensibilmente tra le persone piu' coinvolte. "Non solo- ha aggiunto la professoressa Graffigna- piu' il paziente e' coinvolto, piu' alta e' la sua qualita' di vita: se quasi uno su due pazienti definisce 'scadente' la propria qualita' di vita, il numero scende a uno su cinque quando si tratta di pazienti ingaggiati".
Cosi' anche il benessere psicologico varia considerevolmente a seconda del livello di partecipazione del paziente: persone poco ingaggiate nelle cure riportano sintomi depressivi, si sentono piu' un peso per i propri cari e mostrano peggiori capacita' di mantenere buone relazioni familiari. L'indagine ha esplorato quindi la voce 'costi sanitari'. "Ogni trimestre- e' emerso dallo studio- i pazienti cronici italiani spendono intorno ai 55 euro per le visite specialistiche, 31 euro per le analisi del sangue e 68 euro per l'acquisto di farmaci. Anche il dato di spesa cambia, pero', al variare del livello di coinvolgimento nelle cure: i pazienti poco coinvolti arrivano a spendere tre volte di piu' di quelli maggiormente coinvolti per le visite dallo specialista, e circa il doppio per le analisi del sangue e per l'acquisto di farmaci".
In ultimo, due importanti nervi scoperti per i pazienti cronici italiani: l'accessibilita' alle informazioni mediche e la relazione con il medico. I pazienti lamentano, infatti, una forte carenza di informazione, a partire da quella fornita dal medico: due pazienti su tre dichiarano di sentirsi per niente o poco supportati.
(Wel/ Dire)