(DIRE) Roma, 20 set. - Nel 2018 e' previsto un calo del 10% della spesa informatica nel settore sanitario. Le ragioni risiedono nella scelta delle Regioni di centralizzare la spesa informatica e nell'incertezza del quadro normativo. Sulla base di quanto previsto 'Piano per l'informatica pubblica' (i cui tempi di attuazione non sono ancora definiti), si stima in 160 milioni di euro i tagli che Regioni, Asl e ospedali dovranno realizzare sulla spesa informatica. Intanto e' di 1.040 milioni di euro la cifra spesa dalla sanita' pubblica per beni e servizi informatici nel 2016 (+9% rispetto al 2017). E' quanto emerge da una ricerca dell'Osservatorio Netics presentata oggi a Roma in occasione dell'inaugurazione della terza edizione di 'S@lute - il Forum dell'Innovazione per la Salute', in programma fino a domani al Centro Congressi Roma Eventi. "Il 46% dei responsabili IT delle aziende sanitarie e ospedaliere italiane- sempre secondo il sondaggio Netics su un panel di 450 responsabili informatici, medici e infermieri- ha dichiarato che tale riduzione della spesa corrente implicherebbe un taglio significativo a servizi necessari al cittadino".
'S@lute', un'occasione per mappare l'innovazione attuale e prefigurare le trasformazioni future nel settore sanitario, e' un evento promosso da Fpa e Allea, con il patrocinio del ministero della Salute e della Conferenza delle Regioni. La manifestazione sviluppera' un racconto inedito della filiera della salute lungo le direttrici tematiche della ricerca, della digitalizzazione e del welfare. Ad animare il confronto attorno a questi temi di discussione saranno i protagonisti della sanita' italiana: medici, farmacisti, ricercatori, universita', rappresentanti delle associazioni, pazienti, grandi aziende e start up.
D'ACUNTO (EY): NEL 2016 259MILA APP, 100MILA IN PIÙ RISPETTO A 2015 - "La rivoluzione digitale sta definendo i trend del nostro tempo. Nell'anno 2016 risultano circa 259mila le app mobile legate alla salute disponibili sugli store Apple e Android, oltre 100mila in piu' rispetto all'anno precedente. E i guadagni legati ai servizi di Mobile Health sono destinati a raggiungere miliardi di dollari nel 2020: il volume di dati sanitari a livello mondo e' proiettato a raggiungere i 2,3 exabytes (2,3 bilion gigabytes) nel 2020, con un tasso di crescita del 48% per anno". Cosi' Andrea D'Acunto, partner EY.
"Sono tre i fattori a livello globale critici per i sistemi sanitari- ha proseguito D'Acunto- Il primo e' la crescita dei costi della sanita': la spesa sanitaria globale passera' infatti dai 7,83 trilioni di dollari attuali ai 18,28 del 2040. Il secondo e' l'invecchiamento della popolazione: nel 2050, il 33% della popolazione delle nazioni sviluppate avra' oltre 60 anni. Il terzo e' la centralita' del paziente: il nuovo consumatore vuole essere prima di tutto un decision-maker".
Per il partner di EY, intanto, sono 10 tecnologie gia' oggi disponibili per migliorare il modo di fare sanita': "La genomica, con la personalizzazione del trattamento rispetto alle caratteristiche genomiche di ciascun paziente- ha detto- con conseguente possibilita' di incrementare le possibilita' di successo delle terapie; la wearables, per favorire la dimissione di pazienti acuti, incoraggiare stili di vita piu' sani e permettere la raccolta di informazioni alla base della ricerca scientifica; i big data, per l'analisi delle risposte dei pazienti con Dna, stile di vita e storia clinica simili, consente di comprendere i reali rischi clinici e l'impatto di differenti trattamenti; gli organs on chip che, connessi a sensori elettronici, consentono di mappare la risposta a livello cellulare di un dato trattamento, prima che esso sia applicato al paziente".
E ancora: "La valutazione degli ospedali mediante social media- ha aggiunto D'Acunto- con la possibilita' di identificare in modo repentino eventuali ambiti di miglioramento in termini di erogazione del servizio per migliorare la qualita' delle cure; il monitoraggio digitale dei trend, perche' piu' precoce e' l'individuazione della 'epidemia' piu' reattiva e' la capacita' di risposta del sistema, con conseguente mitigazione dei rischi di contagio; l'ingegneria genetica, con l'utilizzo di terapie genetiche e di virus geneticamente modificati per combattere determinate patologie, andando ad ostacolarne la diffusione; la telemedicina: con la riduzione degli spostamenti del paziente per accedere ad un servizio sanitario ha un conseguente forte impatto sulla produttivita' e sulla possibilita' di raggiungere anche le comunita' piu' lontane o svantaggiate; la realta' aumentata, con la guida ad alta precisione in realta' aumentata in ambito operatorio oncologico e il 3D bioprinting, grazie a gessi funzionali e tutori ortopedici attraverso soluzioni smart- ha concluso il parte r di EY- che si adattino perfettamente all'anatomia del paziente ed al suo stile di vita".
AL SUD ASL E OSPEDALI SPENDONO SOLO 0,4% IN SISTEMI INFORMATICI - La sicurezza dell'infrastruttura informatica delle organizzazioni che compongono il sistema sanitario nazionale e' questione che riguarda da vicino l'intera filiera della salute che, dal paziente ai vertici di Asl e ospedali, e' investita da vantaggi e rischi derivanti dalla crescente informatizzazione dei sistemi IT. Ma qual e' il livello di vulnerabilita' informatica del nostro sistema sanitario nazionale? Secondo una ricerca condotta dall'Osservatorio Netics e presentata oggi a Roma in occasione dell'apertura di 'S@lute - il Forum dell'Innovazione per la Salute', il 19,7% delle Asl e ospedali intervistati non sarebbe in grado di ripristinare entro 4 ore i propri sistemi informativi in caso di cyber attack (lieve miglioramento rispetto al 24% del 2016).
I dati sono stati raccolti da Netics attraverso una survey condotta da maggio a giugno 2017 su un panel composto da 48 responsabili dei sistemi IT di altrettante aziende sanitarie e ospedaliere in Italia, 300 medici ospedalieri e di medicina generale e 100 infermieri e capo sala ospedalieri. "L'esposizione dei dati sanitari a possibili attacchi da parte della cybercriminalita' o a crush di sistema derivanti dallo stato di obsolescenza delle infrastrutture informatiche- ha spiegato Paolo Colli Franzone, presidente dell'Osservatorio Netics- e' figlia della carenza di budget da investire in innovazione, di una cultura della sicurezza ancora embrionale presso gli operatori sanitari e di una infrastruttura normativa non sufficientemente cogente e arretrata, rispetto al resto del mondo".
In Italia meridionale, emerge ancora dalla ricerca Netics, Asl e ospedali spendono in IT solo lo 0,4% dei costi totali: la media nazionale e' vicina allo 0,9%, mentre tocca il 2-3% nei paesi Ocse. In media, nel 2016, solo il 4,3% del budget informatico di Asl e ospedali e' stato dedicato alla sicurezza e protezione dei dati. Nelle regioni del nord Italia la percentuale sale al 6,5%. Negli Usa supera il 10%, nel resto d'Europa si avvicina al 9%.
Allarmante il divario a carico delle regioni meridionali: fatto 100 il totale dei costi IT, le Asl al sud spendono lo 0,4% in Information technology, contro una media nazionale dello 0,9%. Nei Paesi Ocse la percentuale sale al 2-3%. Sempre secondo la ricerca condotta dall'Osservatorio Netics, il 41,6% dei responsabili IT intervistati evidenzia una allarmante espansione dello shadow IT: l'impiego crescente di software non ufficiali da parte dei medici ospedalieri, per comunicare dati clinici ai pazienti, rappresenta una crepa di portata enorme per i sistemi di sicurezza IT.
E ancora: il 90% dei responsabili IT denuncia una cronica carenza di risorse a budget per la sicurezza, mentre il 46,7% dei medici di medicina generale non considera rilevante la minaccia di un attacco informatico e solo il 40% si preoccupa di effettuare backup quotidiani dei server di laboratorio.
(Wel/Dire)