(DIRE) Roma, 9 ott. - 'La previdenza sanitaria integrativa. Configurazione, dimensione, effetti e implicazioni di policy'. E' il tema del convegno che si e' svolto venerdi', organizzato dall'Ordine provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri (Omceo Roma) in Campidoglio, con il patrocinio dell'Assemblea capitolina. "I fondi integrativi registrati presso il ministero nel 2015 sono 305 e il numero di assicurati in Italia a queste forme integrative - che vanno dalle assicurazioni, ai fondi, alle casse mutue e cosi' via - sono circa 11 milioni di persone" rivela Aldo Piperno, professore ordinario dell'Universita' di Napoli Federico II (Unina).
La ricerca, con la collaborazione di Marco Centra, professore dell'Universita' di Roma La Sapienza-Isfol, e' stata condotta utilizzando una "informativa desunta da fonti ufficiali statistiche, e quindi non di parte, e mostra che il settore riconducibile alla previdenza integrativa nel suo complesso e' popolato di fattispecie multidifferenziate fra di loro. Esistono incentivi fiscali che promuovono queste forme integrative che perlopiu' riguardano gli occupati- continua il docente- la classe media dei dipendenti privati e in prospettiva anche dei dipendenti pubblici, se i benefici per l'assistenza integrativa entreranno nel contratto collettivo di lavoro".
La spesa privata in Italia "ruota intorno ai 35-36 miliardi, di cui 4 miliardi e mezzo e' intermediata da questi fondi. La domanda che dobbiamo porci, sviluppandosi un settore ampio di previdenza integrativa (il cosiddetto welfare privato), e' se in Italia si sta effettivamente configurando un sistema duale con un primo e un secondo pilastro. In tal caso occorrerebbe studiare, monitorare e valutare le sue conseguenze a tutto campo, sia sulla componente pubblica che sulla componente privata in se'. Un dato di letteratura importante- fa sapere Piperno- afferma che un secondo pilastro accanto ad un primo finisce con l'aumentare la spesa totale, intermediata, privata e cosi' via". Questa informazione pone "un problema di efficienza economica e di equita' che dovrebbe diventare un punto di riflessione, soprattutto da parte dell'operatore pubblico che governa il Sistema sanitario nazionale (Ssn). È vero che c'e' un Ssn- chiarisce lo studioso- ma dobbiamo anche preoccuparci di dare uno sguardo al sistema sanitario complessivo, considerando pure cio' che non e' Ssn".
"Tra le principali imprese assicurative che fanno parte del settore di previdenza integrativa troviamo Generali, Unipol e Rbm", fa sapere Piperno, presentando nel dettaglio la ricerca in Campidoglio.
"Con la Turco fu istituita l'anagrafe dei fondi integrativi e nel 2015 sono 305 i fondi iscritti, ma quelli di tipo A (propriamente integrativi) sono solo 8. Poi ci sono le moltissime societa' di mutuo soccorso iscritte al ministero del lavoro. In Italia le coperture che offrono i fondi integrativi sono per la maggior parte duplicative delle prestazioni offerte dal Ssn. Un settore diversificato con prestazioni complete o parziali". Per il professore dell'Unina si tratta di "mille sistemi sanitari che stringono convenzioni con gli operatori. Non ci sono appartenenze esclusive, la categoria medica e' sparsa in tutto il mondo degli istituti integrativi. Sarebbe utile, a questo punto, che l'anagrafe dei fondi del ministero fungesse da centro di controllo".
Passando agli assistiti, "provengono soprattutto dalle regioni del Nord e del Centro- precisa Piperno- crescono con la classe di eta', in genere coinvolgono i ceti sociali medio alti (i dirigenti e i professionisti) con una progressiva inclusione dei ceti medio bassi. I contratti di lavoro tendono ad estendere il welfare integrativo anche a tutti i dipendenti pubblici, ma rimangano fuori i pensionati". Per quanto riguarda il rapporto tra stati di salute e stili di vita, "il 76% degli assicurati ha un buono stato di salute, concentrato tra chi non ha malattie croniche". Inoltre, da una lettura attenta dei dati Istat, Piperno mostra come "la propensione al consumo sia percentualmente superiore presso gli assicurati: nel 2016 almeno il 44% delle famiglie con una convenzione ha effettuato una visita specialistica contro il 26% dei non assicurati. O ancora- prosegue il professore- il 27% degli assicurati e' andato dal dentista contro il 16% dei non assicurati".
In sintesi "il welfare integrativo e' un network non istituzionalizzato con una fitta ed ampia rete di attori, tra cui i sindacati. Il settore assicurativo e' protagonista, mentre il non profit e' molto piu' piccolo. La spesa privata e' stabile nel tempo- conclude- ma c'e' una spinta alla crescita attraverso benefit e incentivi fiscali".
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(Rac/ Dire)