(DIRE) Roma, 6 ott. - "Il 14% della popolazione italiana dichiara di aver rinunciato a curarsi. Un numero maggiore rispetto a quanto accade in Francia, Germania e Regno Unito. Questo vuol dire che il nostro sistema sanitario nazionale (Ssn) sta lasciando fuori una fetta rilevante della popolazione, soprattutto quella povera che non e' in grado di entrare nel secondo pilastro e nemmeno di accedere al primo". Lo dice, tra gli altri relatori, Ugo Ascoli, professore di Sociologia dei processi economici e del lavoro dell'Universita' Politecnica delle Marche (Univpm), intervenendo al convegno su 'La previdenza sanitaria integrativa: configurazione, dimensione, effetti e policy', organizzato oggi dall'Ordine provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri in Campidoglio.
In una ricerca che il professore ha condotto nel 2012 sul tema del "welfare in azienda", e' emerso "che esiste una spinta fortissima a valorizzare gli accordi a contrattazione locale, dato che le incentivazioni fiscali di questi accordi sono sempre piu rilevanti. Il nostro governo si e' messo su questa strada, puntando nel 2016 e nel 2017 sugli incentivi fiscali per le aziende e i vantaggi per i lavoratori. La spinta a promuovere sistemi di prevenzione sociale non finanziati direttamente dalle risorse pubbliche e' presente. Inoltre- continua Ascoli- e' cresciuto l'attivismo imprenditoriale per aumentare la produttivita' e la fidelizzazione dei lavoratori, anche in funzione antisindacale. È accaduto soprattutto nelle imprese medio-grandi o grandi, che impiegano personale qualificato. I principali interventi del welfare in azienda riguardano in particolare le pensioni complementari e le prestazioni sanitarie".
L'indagine di Ugo Ascoli, professore dell'Univpm, ha coinvolto "318 grandi imprese con 500 addetti" e "il 95% di questi ha attivato l'intervento del welfare occupazionale. Lo sviluppo del secondo pilastro ha causato un estremo aumento delle disuguaglianze a vari livelli: tra Nord, Centro e Sud; tra gli occupati con basse e alte qualifiche e i non occupati; tra gli occupati del settore pubblico e quelli del settore privato.
Assistiamo ad una frammentazione del welfare lungo linee categoriali professionali- denuncia lo studioso- rappresentando una ulteriore dualizzazione nel paese con un indebolimento della componente universalistica".
Il professore Ugo Ascoli continua: "Se e' vero che la popolazione assicurata raddoppia e che la sanita' pubblica continua ad andare in difficolta', allora potranno essere richieste sempre piu' prestazioni ai fondi integrativi. Dobbiamo sottolineare che attualmente il costo pubbblico sanitario pro capite italiano e' tra i piu' bassi in Europa, ed e' ancora in diminuzione. In tale contesto il secondo pilastro puo' diventare un sistema di policy- afferma lo studioso- e se una parte consistente del ceto medio alto dei lavoratori che sta nel secondo pilastro uscisse dal Ssn, potrebbe emergere un problema di sostegno. Questa tendenza potrebbe rappresentare un grosso probblema di legittimazione della sanita' pubblica universalistica- conclude- un grave danno per la democrazia e la coesione del nostro paese".
Oltre ad Ascoli, erano presenti alla tavola rotonda Elena Granaglia, professoressa di Scienza della Finanza a Roma Tre, Guido Citoni, docente di Economia applicata della Sapienza, e Fernando Di Nicola, consigliere per le Politiche fiscali dipartimento Finanze.
(Rac/ Dire)