(DIRE) Roma, 28 nov. - "Il Re e' nudo. L'assistenza sanitaria si puo' attivare solo nella stretta osservanza dei due principi base dell'esercizio esclusivo della Professione Medica: diagnosi e cura. Grazie alla presa di responsabilita' e di posizione di Soi ora lo vedono tutti. Gli equivoci degli ultimi 20 anni sono stati spazzati via. Tutti i bla bla bla che si sentono a destra e manca circa il profilo di studio, le attivita' autorizzate e soprattutto l'autonomia professionale, in genere, messe tutte insieme appassionatamente per giustificare l'autocertificazione operativa delle Professioni Sanitarie, sono state sovrastate e rese assolutamente inutili dal principio inalienabile che solo il medico ha la responsabilita' di diagnosi e cura e che il mancato rispetto della legge comporta il reato di esercizio abusivo della professione. Per questo i sedicenti optometristi non essendo una professione sanitaria- ne' arte ausiliaria di professione sanitaria (titolo che contraddistingue gli Ottici)- non possono gestire proporre o attivare nessuna attivita' in ambito sanitario. La loro laurea triennale a Fisica non puo' abilitarli in ambito sanitario. Lo sapevano da sempre: da quando l'ex rettore della Bicocca- il primo che ha attivato un corso di laurea in optometria- ha espressamente dichiarato al Cun che i suoi iscritti partecipavano al corso di laurea 'per cultura personale', dato che il corso non riconosciuto non poteva consentire di un titolo sanitario". Cosi' in un comunicato Matteo Piovella, Presidente Soi.
"Ma non basta: finito il corso di laurea triennale, gli allievi erano (e sono) obbligati a superare l'esame presso le scuole degli ottici; in questo modo, maturano (almeno) il diploma da Ottico. Di conseguenza tutti gli ottici che hanno illegittimamente utilizzato il titolo di 'optometristi'- o di 'ottici optometristi'- ora saranno costretti a togliere l'illegittimo titolo di optometrista dalle insegne dei loro negozi. L'obbligo di totale trasparenza di informazioni nei confronti dei Pazienti impedisce, in campo sanitario, di aggiungere al proprio nome uno pseudo-titolo che possa trarre in inganno. Come il medico non puo' mettere sulla targa a muro Medico Chirurgo-Calzolaio, perche' calzolaio non e' professione sanitaria ed ingenererebbe confusione nei pazienti, altrettanto l'ottico da sempre non puo' fregiarsi del titolo di optometrista. Semplice chiaro noto a tutti. Ma ci sono ancora persone che non conoscono la legge. Ignorantia Iuris Neminem Excusat. Desidero lanciare un appello tramite il (sedicente) Albo degli optometristi affinche' si faccia parte attiva per motivare i (sedicenti) optometristi di rientrare volontariamente nell'ambito delle attivita' consentite all'ottico: titolo che, come sopra precisato, hanno conseguito alla fine del percorso non sanitario di optometria. Da ultimo ma importantissimo: occorre sottolineare l'esigenza per tutti ad armonizzarsi al rispetto dei principi su cui si fonda il c.d. consenso informato. In tal senso, la Soi ha sottoposto al Ministro della Salute la necessita' di far consegnare a tutti i clienti che si recano in un centro di ottica, una specifica nota informativa in cui si riassumono due semplici concetti: il primo, riguarda l'affermazione che la misurazione ottica della vista non puo' costituire diagnosi prevenzione o terapia delle malattie oculari quali cataratta glaucoma maculopatia diabete; la seconda che la misurazione ottica della vista non risulta applicabile in eta' pediatrica.
Questa e' una ulteriore opportunita' per fornire alla cittadinanza uno strumento formativo utile e mirato, affinche' possano assumere consapevolezza sui propri diritti ad avere informazioni chiare in materia di salute. Tutto questo si riverberera' positivamente anche sulle attivita' di tutte le Professioni sanitarie", conclude Piovella.
(Wel/Dire)