(DIRE) Roma, 23 nov. - Ogni anno si verificano in Italia 450-700 mila infezioni in pazienti ricoverati in ospedale. Un numero ancora molto alto per un fenomeno che potrebbe essere, almeno in parte, evitato e che grava pesantemente sui costi della sanita' e sulla salute dei pazienti. Una soluzione e' gia' "a portata di mano": tra le infezioni correlate all'assistenza, quelle del sangue legate alla presenza di un catetere potrebbero diminuire, garantendo un risparmio per il Ssn e una riduzione di giorni di degenza, attraverso l'implementazione di un'adeguata strategia di comportamenti e di strumenti (bundle).
È quanto emerge da uno studio valutazione di impatto sul budget del sistema sanitario recentemente realizzato dal Gruppo interdisciplinare Azienda Sanitaria Firenze in collaborazione con l'Universita' degli Studi di Milano. Il risparmio potrebbe essere ancora piu' rilevante se si considera che lo studio ha preso in esame un singolo aspetto della strategia di prevenzione ovvero l'impiego di un "cerotto" a protezione dell'accesso del catetere: si tratta di una medicazione antimicrobica trasparente che e' in grado di ridurre l'incidenza delle infezioni primarie del sangue.
"Abbiamo stimato che se tutti i pazienti nelle Terapie Intensive in Italia utilizzassero questo tipo di medicazione ci sarebbe sicuramente un miglioramento per il paziente, in quanto si ridurrebbero le infezioni del 60%, si avrebbe un risparmio in termini di degenza di 1.700 giorni con una riduzione di 15 milioni di euro per il sistema sanitario", spiega Carlotta Galeone, epidemiologo e biostatistico dell'Universita' degli Studi di Milano.
"Le infezioni connesse all'assistenza occupano una posizione delicata nell'ambito dell'incidenza degli eventi avversi in sanita', che spesso sono correlati a comportamenti clinico-assistenziali non idonei da parte degli operatori sanitari e a criticita' sistemiche in ambito dei deficit organizzativi - aggiunge Francesco Venneri, Clinical Risk Manager, Direttore Sos Rischio Clinico e Sicurezza del Paziente Azienda Usl Toscana Centro - Come emerge da questo studio, la scelta nell'utilizzo dei dispositivi medici, in particolare delle medicazioni che sono ben delineate nel bundle di adesione alla best practice, e' fondamentale per la prevenzione delle infezioni degli accessi vascolari; gli studi evidenziano come una buona adesione ai bundle da parte degli operatori e l'impiego di dispositivi idonei possa incidere sulla riduzione di eventi infettivi in sedi di accesso di dispositivi vascolari. È quindi fondamentale che il Clinical Risk Manager ed il management sanitario lavorino in sinergia per assicurare qualita' e sicurezza delle cure ai cittadini e porre anche gli operatori sanitari in condizioni di essere compliant ed aderenti alle buone pratiche clinico-assistenziali. Si tratta di un dovere etico, morale, deontologico e sociale che non possiamo trascurare".
In uno studio osservazionale sull'adesione al bundle condotto in parallelo dall'Usl Toscana Centro e' anche "emersa una mancata standardizzazione di comportamenti e una carenza di dispositivi strumenti da utilizzare per gestire meglio il rischio infettivo", evidenzia Lucilla Nozzoli, infermiera Rischio Clinico Azienda Usl Toscana Centro.
Lo studio di farmaco economia. Lo studio - recentemente realizzato dal Gruppo interdisciplinare di Venneri e da Carlotta Galeone dell'Universita' degli Studi di Milano - ha preso in esame i pazienti critici nelle Unita' di Terapia Intensiva (Uti) e l'incidenza delle infezioni correlate ai siti degli accessi vascolari. Considerando lo specifico contesto clinico delle Uti in Italia, e' stato analizzato come una adeguata strategia di comportamenti e di strumenti (bundle) possa favorire il contenimento della spesa. Lo studio valuta l'impatto sul budget del Ssn dell'estensione dell'uso di una medicazione antimicrobica a tutti i pazienti adulti in terapia intensiva per piu' di 24 ore in sostituzione di una medicazione standard (non antimicrobica).
Nonostante il costo superiore della medicazione antimicrobica rispetto ad una medicazione standard, si calcola che se il cerotto venisse utilizzato su tutti i pazienti seguiti nelle Uti in Italia sarebbe possibile prevenire circa il 60% delle infezioni ed evitare circa 1.700 giorni di ricovero all'anno, dando luogo ad un potenziale risparmio per il Ssn complessivamente pari a circa 15milioni di euro.
Nello studio e' stato considerato che il numero di questi ricoveri e' stimato in circa 143mila unita', mentre l'incidenza in Italia delle infezioni del sangue catetere-correlate (Cr-Bsi) e' pari all'1,8 per mille giorni catetere. Si stima inoltre che i pazienti che contraggono questo tipo di infezione restino in ospedale oltre 8 giorni in piu', con un aumento dei costi sanitari diretti pari a oltre 9.000 euro.
(Wel/ Dire)