(DIRE) Roma, 17 nov. - "Negli ultimi 20 anni la ricerca nel campo degli antibiotici e' molto diminuita ed e' progressivamente calato il numero delle nuove molecole registrate. E' preoccupante che continuiamo a masticare lo stesso brodo: non ci sono nuove famiglie o nuove idee, modifichiamo i vecchi e cerchiamo di farli tornare attivi". E' l'allarme lanciato dal presidente della Societa' italiana di terapia antinfettiva (Sita) e direttore della Clinica malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, Claudio Viscoli, a Santa Margherita Ligure in occasione dell'International meeting on antimicrobial chemotherapy in clinical practice.
"Bisogna incoraggiare in ogni modo la ricerca nel campo delle sostanze antimicrobiche- prosegue l'infettivologo- e questo lo hanno fatto sia l'Unione Europea, sia gli Stati Uniti e in effetti negli ultimi tempi alcune nuove molecole si sono rese disponibili. Tuttavia, l'intervallo tra l'approvazione dei nuovi farmaci, il lungo corso in Italia per stabilire i prezzi e l'effettiva messa a disposizione del paziente italiano del nuovo antibiotico, e' molto lungo e pone problemi ai medici e ai pazienti".
Sul fronte delle terapie qualche buona notizia non manca: dopo anni di stasi, le aziende farmaceutiche sono tornate ad investire in questa area terapeutica. Nuove molecole si sono gia' rese disponibili, altre lo saranno prossimamente. "Abbiamo pianto tanto negli anni passati perche' la curva del numero di antibiotici approvati era in costante diminuzione- conferma Matteo Bassetti, dell'Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine e vicepresidente della Sita- ora questa curva e' finalmente tornata a salire ma prima che un antibiotico sia pronto ci vogliono 10 anni. Oggi, ad esempio, abbiamo il problema di combattere il super batterio killer Kpc ma non abbiamo armi potenzialmente utili".
Entrambi gli infettivologi sono pero' concordi nel sottolineare che "non esistono alternative naturali all'uso di antibiotici. Dobbiamo diminuirne l'uso ma quando 'ce vo', ce vo'' e va dato in dose piena e massima perche' la capacita' di uccidere i batteri nell'uomo e' solo degli antibiotici.
L'omeopatia non funziona sui batteri".
(Wel/Dire)